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La Speranza...

Le sette della mattina.
Inizia a fare freddo ed il tempo sta cambiando in maniera sempre più evidente ormai. Un'altra giornata caratterizzata dal cielo coperto di nubi pronte a scaricare il loro contenuto fra pochissimo a giudicare dall'intensità del tuono e dal bagliore del lampo all'orizzonte.
L'estate ha lasciato il posto all'autunno, com'è giusto che sia ed in questi primi giorni di Ottobre le temperature hanno registrato un calo significativo.
Le stagioni: una delle poche cose che sono rimaste immutate... un punto di riferimento, se vogliamo, per coloro che sono rimasti. Una ben magra consolazione d'altronde.
Lungo la strada statale deserta, l'automobile si fa largo fra i numerosi ostacoli che decorano la carreggiata: auto abbandonate, cocci di vetro, lamiere contorte o annerite e fin troppi cadaveri in putrefazione e puzzolenti... uomini, donne e bambini... di tutte le età. Gente che ha perso in un baleno tutto quello che aveva e tutto quello che avrebbe potuto ancora ottenere dalla propria vita. Tante soddisfazioni e delusioni cancellate senza avere una benchè minima spiegazione a riguardo. Spiegazioni... un termine che non ha più nessun significato e che potrebbe far sorridere se venisse pronunciato ancora. Da tanto tempo gli interrogativi sono stati messi da parte. Inutile porseli ad eccezione di uno, probabilmente. Un unico, spaventoso interrogativo che preme sulle tempie, nelle menti di chi ancora è costretto ad essere spettatore di quel quadro apocalittico:
“Sarò ancora vivo, domani? ”
qualche goccia di pioggia inizia a picchiettare il parabrezza sporco di sangue rappreso... non trascorrerà molto tempo prima che il temporale aumenti la sua forza e renda davvero difficile il percorso.
Non manca molto per arrivare a casa... non davvero casa sua... l’unica che lo fa sentire almeno lontanamente al sicuro da tutto il casino che asfissia l’esterno. Anche il termine casa ha perso tutto il potere del suo significato, così come quello di sicurezza. Ce ne sarebbero tante, troppe di parole che si dovrebbe rivedere o correggere nel mondo di oggi. Si dovrebbe riscrivere un vocabolario... l’ultimo vocabolario. Un volume pieno di pessimismo e rassegnazione, dove la parola “casa” apparirebbe non più come luogo di riparo dalla follia e dallo stress del quotidiano... non come il posto in cui trovare serenità e affetti che fanno sentire chiunque importante e amato per ciò che è e non per quello che rappresenta. Adesso e solo una scatola di cemento che, sistemata e rinforzata a dovere, può contribuire ad un’unica cosa... alla cosa più importante... all’unica cosa ancora degna di nota: rimandare il più possibile una morte orribile ed un seguito ad essa ancora più orribile.
Dopo tre settimane, la mente cerca ancora di dare una spiegazione a tutto anche se i ricordi si accavallano e si mischiano e non aiutano un cervello già molto sfibrato e di sicuro ancora sotto shock. Il rumore della pioggia che si fa sempre più intensa e diminuisce sensibilmente la visibilità offre solo un ostacolo in più e le rapide occhiate a quel ciondolare in lontananza lo infastidisce e non gli permette di ricordare che una manciata di notizie date dai vari NBC, CBS, CNN, etc.

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