Questa è la storia del più piccolo ladro del mondo e la più favolosa rapina del millennio.
Paolo aveva spento la luce; anche quella giornata era stata una giornata buttata via e non rimaneva altro che cercare di prendere sonno, altro da fare non c'era. Poco dopo si svegliò, sorpreso di aver dormito. Guardò l'orologio; erano le due... uscì dal letto, e decise che quella notte sarebbe stata la sua notte fortunata; era un po' di tempo che ci pensava.
Dieci minuti più tardi Paolo si trovava sulla strada e camminava veloce.
Arrivato davanti la banca si fermò e alzò il colletto del cappotto per proteggersi dal vento freddo:
"Io adesso svaligio questa banca," pronunciò queste parole come se fossero una sorta di formula magica.
"E io sto qui a guardare se arriva qualcuno, neh?"
Paolo sentì una fitta al cuore, si girò di scatto,
"Chi sei?"
Dal buio uscì un omino non più alto di un lavandino, aveva una testa perfettamente rotonda senza collo (cosi sembrava), e calzava due scarpe di color giallo fosforescenti.
"Non abbia paura," disse, "se lei è arrivato fin qui questa notte e con questo freddo... so benissimo che le gira male uomo."
"Già," rispose Paolo.
"Senta. Voglio aiutarla."
"Paolo."
"Paolo, piacere uomo, sono Cristo."
"Cristo, piacere."
"Allora, qual è il tuo piano?" chiese Cristo.
"Nessun piano. È solo una cosa che non riesco a togliermi dalla testa." "Fai fatica a dormire vero?"
"Già,"
"Ci vuole un piano," protestò Cristo, "come fai a svaligiare una banca senza un piano?," e Cristo si spostò sotto il portone della banca.
Era buffo vederlo avanzare.
"Un piano, un piano, mi aiuti sì o no?"
"Coraggio uomo, ti ho messo alla prova, non c'è alcun bisogno..."
"Lo sapevo," disse sollevato Paolo.
"Allora ci diamo una mossa?"
Tutto poi accadde di fretta. L'omino tirò fuori un mazzo di chiavi dalla tasca del pantalone, lo consegnò a Paolo e indicò con l'indice la serratura della porta sopra di lui.