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Il volto della Luna

Una bambina passava molto tempo alla finestra della sua camera. Contava le ore del giorno pregando passassero rapide, camminava su e giù per la sua stanza aspettando solo di vederla. Perchè da quella sera si era innamorata.. Era successo tutto per caso. La testa le doleva tanto, quel giorno distante, che il letto era diventato la sua gabbia per l'intera giornata. Il suo pianto dolente era il suo unico compagno mentre tutto pulsava e girava. Si sentiva sola, occhi serrati come se li avesse cuciti. Poi posò le lucide iridi al di fuori della finestra.. e quel fioco bagliore sembrò invaderla totalmente con una dolcezza infinita. Tonda e argentea, la Luna sembrò sorriderle. Rimase ammaliata e per ore seguì la sua lenta vita su quel cielo, ignorando le stelle che pullulavano attorno alla sua corona soffusa, dipingendola nella sua mente per non dimenticarla. E il dolore svanì. E imparò a sorridere cancellando forse per sempre la sua solitudine. Perchè lei, fedele, ogni volta era sempre lì, in alto a guardarla, a cullarla con la sua sola presenza.
Di giorno spariva, eppure manteneva la sua tacita promessa: sarebbe tornata. E la bambina l'avrebbe aspettata.
Ma la bambina amava troppo... e anche per questo, pur sognando ogni sua parola, non avrebbe mai chiesto alla Luna di parlare. ma la Luna era bella, così perfetta da fare male... e così lontana da essere la punizione peggiore per la piccola osservatrice. Le bastava guardarla, è vero, ma che desiderio di poterla toccare, che desiderio di poter assaporare il suo abbraccio consumava lentamente la bambina! Lei era stata sola e ora che aveva visto quell'unico vero sorriso, avrebbe voluto che la Luna sorridesse a lei soltanto. Le notti passavano e la bambina la implorava. Amava tanto da desiderare di essere l'unica, l'unico sguardo della Luna, l'unico sorriso, l'unico suo cielo. Ma la Luna era sempre silente, lontana e abbagliante, d'uno straziante candore. E a volte illuminava nuove lacrime sul volto della bambina che allungava le dita solo per poterla toccare, ma non riuscendoci mai.
Tentò di tirare le tende, ma pochi attimi bastavano a far pesare troppo il desiderio di godere della sua immagine. Era troppo bella, troppo unica per poter distogliere lo sguardo. Ma perchè allora, Luna mia, non sorridi solo per me? Questo pregava la bambina giorno e notte.
Finchè una sera non aprì le finestre, spinta dalla smania di avvicinarsi... voleva toccarla! Voleva sentire la luce della Luna sulle sue dita, sul suo volto, sul suo corpo minuto.
Ma allunga e allunga, un piede non trovò più dove sostare, una mano non trovò più un appiglio e in un lampo il buio la inghiottì totalmente in un tonfo sordo.
Solo in quell'attimo il volto tondo della Luna cambiò... Il sorriso svanì in un grido silenzioso.
Quanto l'amava e quanto avrebbe voluto cantarle una ninna nanna, quanto avrebbe voluto che quel sorriso bastasse, così come quella sera in cui la testa della bambina smise di dolere, in cui si affacciò per lei, in cui la solitudine di entrambe si era eclissata. Eppure, non poteva. La guardava e l'amava come lei.
Da quella notte il volto della luna a volte sorride, a volte grida il suo lutto, a coloro che la guardano ammaliandosi della sua bellezza.
Sorride per suscitare sorrisi.
Grida silenziosamente per non far dimenticare...

 

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2 commenti:

  • Anonimo il 23/08/2009 16:11
    Molto bella... brava
  • Alberto Veronese il 15/03/2009 08:12
    racconto molto triste e sofferto. una caduta nel vuoto senza ritorno...

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