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Tutta la vita dietro gli occhi
Non vedo partire il colpo.
C'è prima un'eco che rimbalza fra i vecchi macchinari arrugginiti e i muri scrostati e successivamente arriva il dolore. Dapprima è come una puntura di spillo ma poi, ad ogni respiro, diviene sempre più forte, fino a che è come se qualcuno mi avesse infilzato lo stomaco con un attizzatoio rovente.
Ha buona mira quel bastardo.
Faccio qualche passo scomposto in avanti, ed ogni mezzo metro mi scappa un rantolo sporco di sangue. Ne ho la bocca piena: ruggine e fiato colloso e freddo sudore salato.
Arrivo ad un muro che fa angolo col corridoio scoperto nel quale ero prima e lo supero, cercando un qualche tipo di protezione.
Finalmente mi arrischio a guardare dove sono stato colpito. Dieci centimetri più in alto e il proiettile mi avrebbe sfondato il cuore uccidendomi sul colpo. Dieci centimetri più in basso e sarebbe saltata la mia arteria femorale e io sarei morto non proprio sul colpo ma quasi. Invece così morirò lo stesso, solo che ci vorrà più tempo. E non capisco neppure io il motivo, ma mi sembra buffo.
Nella destra stringo ancora la pistola. Non che mi serva a nulla ora, ma la impugno con entrambe le mani e faccio fuoco davanti a me, a ventaglio. Due. Tre. Otto volte.
Clic.
Finisco i colpi.
Ho ancora l'arma nelle braccia tese quando mi colpisce di nuovo. Stavolta vedo il lampo e sento il crepitio dell'esplosione ma non è proprio possibile scansare il proiettile.
Mi colpisce la spalla spezzandomi la clavicola e io grido e grido ancora ma c'è più rabbia che dolore nel mio urlo.
Che cazzo volevo fare? Vendere cara la pelle? Ma che stronzata da eroe buono.
Il colpo successivo mi buca la caviglia da parte a parte ed è come se qualcuno avesse spento un interruttore. Io cerco di gridare ancora ma dalla bocca non esce che un soffio, una specie di sibilo, mentre cominciano a mancarmi le forze: mi cade la pistola e scivolo verso terra, spalle al muro, come una fisarmonica vuota.
Fa un male fottuto. Ma non quanto pensavo.
È molto peggio la paura che mi azzanna alla gola come una bestia idrofoba che sbrana la sua preda.
Dicono che quando si muore si vede scorrere tutta la vita dietro gli occhi, come in un film.
Mi bruciano gli occhi e forse sto piangendo, così abbasso le palpebre.
... io che piango c'è mio padre che mi colpisce con uno schiaffo ma perché alla fine mi devo ricordare solo di questo un treno che sbuffa in una notte bagnata di pioggia verso non mi ricordo neanche io dove ma basta che sia lontano da lì un cartone che mi copriva nelle prime notti per la strada il cibo rubato ai cani quell'uomo in piedi coi pantaloni bassi davanti a me cosa non facevo per mangiare quella stretta allo stomaco che mi impediva di pensare avevo solo voglia di correre via da tutto e da tutti o anche di farla finita ma mi mancava il coraggio o forse ne avevo troppo il coltello buttato nel lago ancora sporco di sangue io che cercavo di lavarlo via dalle mani ma non veniva via allora la candeggina tutte quelle domande a cui mentivo lo sbirro che forse sapeva ma non lo poteva dimostrare la prima volta che ho sparato che dolore alle braccia per il rinculo il barattolo centrato dopo cento tentativi quando l'ho puntata verso un uomo gli occhi dio i suoi occhi aperti sbarrati a fare uscire tutta la paura si sentiva l'odore la paura ha sempre avuto lo stesso odore chissà se ora lui lo può sentire paura e ancora paura di cosa mi nutrivo se non di paura e rispetto e cazzo ne so ma forse era onore anche se ognuno gli dava il nome che desiderava lo si conquistava col dolore e con il sangue ma perché non riesco a ricordare altro che paura e sangue e dolore e paura sangue dolore eppure da qualche parte c'era lei io lo so ne sono sicuro ma forse se non l'ho ammazzata ho ucciso il suo ricordo ma da qualche parte ci sono degli occhi che non hanno paura ma solo amore io lo so che ci sono ma non li rammento ora c'è solo paura non voglio morire e non voglio...
Dei passi vicino a me, quasi di fronte.
Davvero è stata questa la mia vita? Ma che vita di merda.
Apro gli occhi e lui è davanti a me. Con una mano si preme il torace ma si vede che perde sangue.
Alla fine l'ho beccato, quel figlio di puttana.
Vorrei dire qualcosa di storico, una sorta di epitaffio, ma l'unica cosa che mi esce dalle labbra è una bolla di sangue.
Poggia la pistola sulla mia fronte e la canna è ancora calda.
«Senza rancore, non è nulla di personale» dice.
E io sorrido perché potrebbe anche avere ragione.
Preme il grilletto.
Arriva il buio.
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0 recensioni:
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- E proprio forte. Bravo. Se e' vera... che terribile esperienza. L'importante e che sei ancora vivo e l'hai potuta narrare!
- No no.
Io ero quello che sparava!!
- ben scritto, con realismo, non è che ti hanno sparato veramente!?
Anonimo il 24/05/2011 14:30
cinematografico. Sintetizzare il tutto con un testo molto scorrevole. I miei complimenti. Salve.
- Hai ragione, era meglio tra i "drammatici".
Ma ho seguito la mia equazione mentale pistola = gente che spara = giallo o noir.
Equazione invero un po' limitata, me ne rendo conto... ^_^
- buon racconto, lineare e ben scritto. Mi chiedo, tuttavia, come mai sia stato inserito tra i "racconti gialli". L'avrei postato senza dubbio tra i "drammatici". Ad ogni modo, sottigliezze...
- descrizione stupenda! Fotogramma dopo fotogramma rivedo ogni scena. Bravo!
Anonimo il 05/07/2009 21:53
Bellissime le immagini riavvolte nel "film"... Bella anche l'immagine del corpo che scivola a terra come una fisarmonica. Davvero bravo!
Anonimo il 01/07/2009 13:21
come al solito... non ti smentisci mai. bravo. mi è piaciuto assai.
Anonimo il 01/07/2009 10:15
molto bravo.. racconto avvincente, particolareggiato e scritto bene
- ... scritto benissimo, scorrevole, efficace nelle descrizioni, proprio bravo.
- Oh mamma mia che racconto! Mi ha colpito molto la descrizione di questa pallottola quasi dentro il tuo cuore! Bravissimo!
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