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Giudici

Il Primo

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Per mia moglie faccio il rappresentante. Questo è il mio lavoro per tutte le altre persone che mi conoscono. Prima bugia. Spesso sono fuori casa, in giro per altre città, questa è la verità. Guadagno bene ed anche questo corrisponde al vero, ma non certo per rappresentare una marca di cereali. Quello che faccio in realtà è giudicare, dare dei voti, che vanno dall'uno al cinque. Ovviamente il numero più basso corrisponde ad una performance scadente, mentre il cinque (l'ho estratto poche volte) è il massimo che uno di noi commissari può dare. Non ci è permesso parlare tra di noi, e durante le competizioni dobbiamo indossare maschere di Bugs Bunny. Nessuno sa chi siamo, ne da dove veniamo e da chi veniamo pagati. Gli assegni vengono spediti a casa, in una busta bianca, senza il nome dell'emittente. Sono sempre cifre a quattro zeri, ma variano di pochi spiccioli per non fare insospettire le mogli; ah si, mi ero dimenticato di dirvi che noi giudici siamo tutti maschi.



Quest'oggi siamo a Derry, una cittadina del Maine. Mi piace questo posto, la gente non ti guarda, sembra farsi gli affari propri. Non si chiede perché cinque persone vestite in giacca e cravatta e con una maschera di Bugs Bunny in mano entrano in una casa abbandonata, ognuno dieci minuti dopo di quello prima. Questo si vuol dire farsi i fatti propri! Oggi sono il primo, e come primo giudice che varca la soglia devo perlustrare la casa, in caso qualcuno si sia nascosto dentro o che qualche barbone abbia fatto di questa catapecchia la propria dimora. La casa è uguale a tante altre che ho controllato; la cucina puzza peggio di una pescheria, le luci non funzionano, le scale scricchiolano, ogni tanto una goccia cade da qualche parte. Le stanze si assomigliano tutte, con le reti dei letti arrugginite e se si è sfortunati qualche volta si incappa anche in un cadavere (mi è già capitato di trovarli adagiati su quelle reti arrugginite, mezzi decomposti) ma il più delle volte tutto fila liscio, come in questo caso. Il mio orologio segna le diciannove e trentacinque, bene, tra cinque minuti arriverà il secondo. Indosso la maschera che ad ogni nuovo incontro viene sostituita, la vecchia invece deve essere eliminata, in qualunque modo. Io la brucio, per esempio. Quella nuova arriva a casa, per posta. A mia moglie dico sempre che sono una nuova varietà di cereali che devo provare prima di poterli vendere. Lei ci crede, ed è meglio che rimanga così. La casa ospita un grande salotto e la fortuna è anche dalla mia parte, in una stanza (quella adibita agli ospiti credo) ho trovato cinque vecchie e logore sedie. Le porto giù in salotto, mettendole in riga. Mi siedo su quella al centro e dalla borsa estraggo i cartellini. L'altro invece prende posto sulla prima di sinistra, i voti già in mano. Chiudo gli occhi, tanto non c'è molto da vedere. Il respiro rimbomba all'interno della maschera e sento scendere una goccia di sudore sulla guancia. Quando riapro gli occhi qualcuno, di solito il terzo, ha già posizionato un faretto alimentato a benzina in mezzo alle sedie, così da illuminare quello che sarà il palcoscenico dove i nostri concorrenti daranno il massimo per vincere. Ammazzandosi pur di aggiudicarsi la vittoria. Quelle maschere di lattice non devono far sudare solo me, basta sentire come il quarto, che deve appena essersela indossata, già la tira e gira per fare circolare un po' l'aria. Entra l'ultimo, quello che è arrivato a destinazione un giorno prima per andare in cerca dei possibili concorrenti. Si siede, siamo al completo, mancano solo i protagonisti...

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5 commenti:

  • Anonimo il 03/06/2011 10:42
    Lunghino
  • Samuele Scagliarini il 02/02/2010 11:23
    Mi è piaciuto, scorre molto bene e... beh, come dici tu stesso... stai leggendo Palahniuk!!!
  • enrico ziohenry il 04/07/2009 11:13
    letto volentieri, ben scritto. Saluti, ziohenry
  • Anonimo il 04/07/2009 00:16
    ben scritto, emozionante... si legge tutto d'un fiato... complimenti
  • Anonimo il 03/07/2009 22:18
    mamma mia...

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