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... e la storia si ripete

E la storia si ripete. Sempre la stessa, sembra di rivedere un film già visto: stesso inizio, stesso corpo centrale, finale scontato. Eccolo lì, eccolo che mi guarda, eccolo che mi dice: non sono mica il primo della tua vita e non sarò neanche l’ultimo, stanne certa, quindi guardami bene in faccia e temimi! È sempre lui, è sempre il tumore a parlare. Parla attraverso gli occhi spenti delle persone a cui voglio bene, parla attraverso le loro carni magre, la loro pelle bianca, la loro sofferenza. Impressionante come riesca a far morire le persone prima ancora che il loro cuore smetta di battere definitivamente. È come se prendesse la loro anima e ne mangiasse, giorno dopo giorno, un pezzettino. Un pezzetto oggi, un pezzetto domani…e d’improvviso vedi che non c’è più. Vedi che loro, le persone a cui vuoi bene, sono ancora lì, davanti a te, non sono mica morte, ma…è già come se non ci fossero più. I loro occhi chiedono pietà, non ricordano più quelli della persona che ricordavi, quella che ti sorrideva solo qualche mese fa, che ti raccontava degli aneddoti divertenti, che si arrabbiava, che si lamentava del cibo troppo insipido o della pasta scotta o della nuora o del figlio o del genero… no, non è più quella. E te li vedi lì, davanti a te, e ti ritrovi d’improvviso, proprio mentre cerchi di scherzare e di ridere come se il vederli così ti sembrasse una cosa assolutamente normale, come se fossi a casa loro e non in un ospedale…d’improvviso ti trovi l’immagine che ti si presenterà tra non molto: loro, dentro una bara. Loro, così magri, così poco simili alla persona che ricordi. E vedi te, in lacrime, a chiederti il perché e a domandarti se davvero quella era la fine più scontata, più ovvia, se proprio così il film doveva andare a finire. Ti chiedi se hai davvero fatto abbastanza per evitare quel finale triste e cosa potessi fare per far sì che invece ci fosse un’happy end. E non trovi risposte, purtroppo.
Avrei tanto bisogno di un’happy end, avrei tanto bisogno di tornare nel mio mondo, quello in cui la morte è solo un brutto sogno, quello in cui mi sveglio e scopro che la vita è bella, che tutti i miei cari stanno bene e in salute…invece mi addormento, mi risveglio, e scopro che dormire era meglio che essere svegli.
Non posso fare a meno di pensare che d’improvviso anche i miei occhi potrebbero spegnersi, che a nulla valgono la prevenzione, la voglia di vivere e tutto il resto e per questo motivo ogni mattina cerco di alzarmi e di sorridere, felice di essere viva, felice di vedere ancora una volta il sorriso dei miei nipoti, di sentire ancora una volta mia madre e mia sorella litigare, felice di piangere e di soffrire, di ridere e di scherzare.
Domani sarà un altro giorno e con molta probabilità i miei occhi continueranno a brillare e i miei nipoti a sorridere e mia madre e mia sorella a litigare.
Eccolo l’happy end.

 

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2 commenti:

  • Virgi Garcia Mundòz il 09/05/2011 19:02
    Bellissima riflessione. Il tumore rende impossibile la ripresa delle persone, ma nonostante tutto, hai affrontato bene questo tema così "pesante" lasciando al lettore un piacevole spiraglio di speranza. Brava!
  • Anonimo il 22/08/2009 12:34
    piaciuto ben scritto molto bello...