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La scrittura..

Presi un foglio bianco e una penna, mi sistemai sulla sedia, e avvicinai il banco a me. Presi un quaderno dalla cartella, poggiata proprio accanto ai miei piedi, e lo misi sotto il foglio. Alzai un attimo lo sguardo, mi guardai attorno e vidi che tutti erano intenti a ripetere per l'interrogazione dell'ora successiva. Guardai il supplente leggere dei fogli, scrutarli con attenzione, poi piegarli in due e strapparli: stava riordinando la sua cartella. Mario, dal primo banco, si alzò e andò alla finestra, dietro il professore, per chiuderla. Spinse con forza, era una vecchia finestra, e ricordo ancora il cigolio che faceva ogni tanto. Incrociò le braccia, si strofinò le mani sulla maglietta e si rimise seduto.
Era appena iniziato l'inverno, ma c'erano ancora molti cambiamenti di temperatura: si alzava e si abbassava nell'arco di una mattinata. Nessuno sapeva come vestirsi al mattino, e, la metà delle volte, l'intuito sbagliava e ci si vestiva o troppo pesanti, e si moriva di caldo, o troppo leggeri, e si moriva di freddo.
Ricordo, presi la penna tra le mani e la rigirai più volte, la guardavo e la riguardavo in cerca d'ispirazione, avevo in mente il concetto che desideravo esprimere, ma le parole, come sempre, venivano fuori alla rinfusa, senza logica, senza senso! Il tempo che impiegavo per riordinare le idee era tanto, e ogni volta veniva fuori un testo il cui significato era comprensibile solo da me.
Ma quella volta no! Mi misi d'impegno: ce la dovevo fare; doveva essere un testo pieno d'emozione, che doveva prendere il lettore e trascinarlo al suo interno, doveva fargli vivere la situazione, doveva farlo piangere quando il protagonista piangeva, e ridere quando il protagonista rideva! Sapevo di esserne capace, ci voleva solo un buon incipit! Tutto nasce di lì! Le parole poi nascono da sole, basta solo trovare la giusta frase iniziale.
Presi la penna in una mano sola, l'aprì e l'afferrai tra indice e pollice. La poggiai sul foglio, e, dopo un attimo d'esitazione, iniziai a scrivere: lettera dopo lettera, parola dopo parola. Punto.
Mi fermai, mi sentii osservata, così alzai lo sguardo dal foglio, e lo posai sulla figura che era accanto a me. Era qualcosa di maestoso, di stupefacente. Era coperto da un lungo abito chiarissimo, splendente di luce propria, aveva un viso angelico, occhi azzurri chiari, e capelli scintillanti, corti e biondi. Aveva un sorriso dolce, che trasmetteva serenità. Mi accarezzò dolcemente con la mano liscia, poi si accovacciò e mi cinse con entrambe le mani. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio destro e iniziò a cantare una dolce melodia, mai sentita prima, priva di consistenza. Iniziavo a sentirmi sempre più libera, sempre più in pace con me stessa, sempre più Io. La musica finì dopo non so quanto tempo, lui si allontanò un attimo, poi si riavvicinò e mi baciò la fronte, poi prese con entrambe le mani il mio viso, finché non fui portata a girarmi e a guardarlo dritto negli occhi, a pochi centimetri di distanza. Mi baciò quindi la guancia, e, infine, avvicinò lentamente le sue labbra alle mie. Mi sentii in pace: era una sensazione fantastica. Sembrava di essere entrati in un universo parallelo, dove eravamo soli, io e lui. Chiusi gli occhi e sentii le sue labbra sulle mie.

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6 commenti:

  • Anonimo il 24/12/2009 16:20
    Sono fuori quota, come età, ma mi associo... il racconto mi è piaciuto molto ed ha inoltre un bel significato. In genere giudico positivamente una poesia che mi emoziona ed un racconto che si legge d'un fiato e che tratta un tema interessante, di qualunque tipo sia. In questo caso ho provato anche un'emozione... quindi c'è un po di poesia. Provaci... forse anche le poesie possono venirti bene. Auguri in tutti i sensi ed un buon anno poetico!!
  • licia ambrosini il 07/11/2009 22:30
    grazie per entrambi i commenti stefano
  • Stefano Galbiati il 07/11/2009 20:21
    raramente un racconto mi ha coinvolto in questo modo, come se fossi io a scrivere... forse perchè succede anche a me di provare le tue stesse sensazioni, ogni volta che scrivo.
    sinceri complimenti licia... un saluto!
    stefano
  • licia ambrosini il 04/11/2009 16:54
    a volte bisogna entrare in ciò che si scrive, bisogna sentirlo proprio, bisogna vedersi in ciò che si scrive. la cosa migliore che si può fare è scrivere, lasciare lo scritto per un paio di giorni e poi andarlo a rileggere. in questo modo si sono prese le dovute distanze dal testo, si è obiettivi, e si capisce ciò che può e che non può piacere. ma credo che comunque la cosa più importante sia metterci tutti se stessi...
  • Anonimo il 04/11/2009 16:48
    È bello che ti soddisfi quello che scrivi. Io non ci sono ancora riuscita, sinceramente. Quando leggo quello che scrivo, lo trovo per lo più ripugnante. Forse ho letto troppo e scritto troppo poco.
  • Anonimo il 04/11/2009 15:54
    Stupefacente. Brava il racconto mi è piaciuto molto, mi ha coinvolta come non mai.

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