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La Perla Nera (parte II)

Il sole era piacevolmente tiepido, il palazzone alto e grigio che sovrastava il parco centrale dava un'ombra un po' macabra nella quale i vecchi piccioni nuotavano lentamente. I rumori erano i soliti. Sempre gli stessi. Sempre uguali. Era il silenzio che era differente, c'era un silenzio in più al mondo, ma sembravano in pochi quelli che adesso lo sentivano, probabilmente si preferisce fare leva sulle manie di protagonismo del mondo.
Jacob aveva il capo poggiato sulla sua scrivania di mogano, il ventilatore alla minima velocità girava lentamente facendo frusciare i fogli di carta sparsi sul piano da lavoro. Tracy entrò con i suoi tacchi da otto centimetri dentro l'ufficio senza riservarsi di bussare, era ormai abbastanza in confidenza con il capo per potersi permettere certe trascuratezze. Ma probabilmente quel 21 aprile avrebbe fatto meglio a comportarsi da segretaria modello, perché la figura nera che aveva appena finito di sgozzare il suo capo probabilmente sentendola arrivare l'avrebbe risparmiata. Il rubino degli occhi dell'ombra si persero per un solo istante nel mare cristallino di quelli della bella Tracy. Un altro rumore in meno al mondo. Il cuore della segretaria cessò di battere. Un proiettile di giada le attraversò il corpo per andarsi a conficcare nella porta ancora socchiusa e poi sbriciolarsi al suolo. Che peccato. Il cuore di Tracy aveva proprio un bel suono.

 

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