Il suo cuore riprese a battere ad un ritmo insostenibile, non riusciva a credere ai suoi occhi lo scempio che aveva davanti le procurò il voltastomaco, la testa le girava. Il sole prima coperto da una nuvola uscì e infilzò con le sue mani la pelle di Sara, iniziò a bruciare e il dolore si fece più intenso con il passare dei secondi. Eppure non riusciva a muoversi, non riusciva ad andare via da quel luogo dove la sua vita era finita in un attimo per poi ricominciare dopo una manciata di secondi. Aveva paura. Eppure la sua stessa paura le dava il coraggio necessario per riuscire ad andare avanti. Non c'era stata una sola volta in tutta la sua vita in cui aveva potuto rimanere da sola con il suo cuore e continuare a sognare una vita che non era la sua. Non ce la faceva più. Gli artigli del dolore le presero l'anima e iniziarono a comprimerla fra i loro arti, più si faceva piccola meno il rumore le graffiava i timpani. Il silenzio le soffiava caldo dentro la testa. La pioggia iniziò a cadere forando le ultime sicurezze che sostenevano il corpo di Sara, non c'era più nulla che l'avrebbe portata avanti adesso. Più nulla se non il desiderio di vendicarsi e costruire la sua vita distruggendo l'esistenza di chi la circondava. Non riusciva a vedere oltre quello che era accaduto, le pupille erano inchiodate al disastro che avevano davanti. A fanculo il mondo. Quei mangiatori di merda gliela avrebbero fatta pagare.