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Andando a Nord
- Scusi Signore, ma lei ha la residenza proprio a Marsala?-
- Si! Posso sapere il perché della domanda?- chiedo.
- No, niente. È che siamo vicini di casa!!- mi risponde il finanziere di Castelvetrano (Tp) d'istanza a Lugano, alla frontiera con la Svizzera.
Per fortuna non ci sono rivalità fra le nostre città e il controllo di routine si risolve in poco tempo: identificazione e controllatina rapida all'oggettistica sul cruscotto.
Sto andando a concludere un affare: furgoncino T3-SYNCRO della Volkswagen risalente al '76, in ottimo stato, a soli 1540 euro!
Mi sono fatto convincere da una fotografia che mostrava il primo piano di questa vecchia vettura che sembrava sorridermi; aldilà del fatto che ne cercavo una pressappoco dello stesso tipo su internet.
Così ho preso appuntamento per lunedì 14 Ottobre all'officina di tale Schulz a Munich e mi sono fatto accompagnare da Sergio, che a dire la verità studia filosofia e non aveva niente da fare, di modo che la mia opera di convincimento non è dovuta andare per le lunghe; mi è bastato solo sottolineare il fattore bionde, che include sia ragazze che birre.
Passato il confine decidiamo di fare tappa a Bellinzona.
Fermiamo la prima ragazza che incrociamo per strada e le domandiamo informazioni su un ostello, in centro, abbastanza economico.
Solo una volta arrivati sul posto scoprimmo il perché del prezzo ribassato!
Ecco cosa è successo: appena avuta l'informazione dalla ragazza, chiamammo immediatamente l'ostello e prenotammo per due. Tutto questo accadde cinque minuti prima che chiamasse una comitiva di trenta svedesi in "missione Italia" intenta a prenotare tutti e trenta i posti disponibili all'ostello. Quale oste avrebbe risposto di no? Il suo dilemma fu quello di scegliere se affittare tutti i letti disponibili e convincerci ad accomodarci in una situazione improvvisata o affittare solo i nostri due letti. Diciamo che anch'io avrei fatto la scelta che fece l'oste svizzero di indole italica!
Ci arrangiammo in salone. Io, di natura, sono molto tollerante e mi convinsi ancora di più, una volta conosciuto l'enorme sconto che ci fu proposto quella sera: due euro a persona!
Nonostante questo, Sergio senza bagno e tv, rompeva le scatole dicendo di sentirsi in campeggio. Alla fine a cedere fu nuovamente l'oste che ci sistemò una televisione in mezzo ai nostri due divani. E poi era questione di una notte!
Beh, per tutta la notte mi toccò ascoltare i brontolii e le bestemmie di Sergio, che a quanto pare non era ancora convinto al cento per cento.
Ma il vero incubo di quell'ostello fu un altro.
Da ormai cinque anni, l'unico e solo proprietario di quel salone era un gatto nero dal pelo cortissimo e molto magro in corpo. Quel gatto era l'incarnazione perfetta della felinità in tutte le sue sfaccettature!
La moglie dell'oste aveva avuto la allegra idea di chiamarlo Mussolini! E noi eravamo nel suo territorio: eravamo invasori!
Anche questa volta Mussolini non si risparmiò di guerreggiare!
Sergio dovette fabbricare una specie di barricata anti-gatto a ridosso delle scale, con i cuscini e gli zaini, ma il felino puntualmente riusciva a saltare l'ostacolo, e a conquistarsi il suo posto (il divano di Sergio) per essere immediatamente rispedito dietro la linea di cuscini e zaini.
Quanti voli fece quel gatto quella sera! Quante volte Sergio lo lanciò giù per le scale!! Ma non riuscì ad arrivare a sette volte, perché una di queste volte Mussolini gli sfrecciò tra i piedi facendogli perdere l'equilibrio e facendo ruzzolare Sergio, questa volta lui, giù per le scale.
Ci fu un fracasso enorme e tutti gli svedesi, svegliati di soprassalto, accorsero dicendo qualcosa, ma in svedese e nessuno di noi ne capì niente!
Portai il mio amico, insieme a Nilsson (medico di Goteborg), al pronto soccorso di Bellinzona e dopo due ore ne uscimmo distrutti: io che mi barcamenavo nel tradurre al dottore l'accaduto e quello che mi diceva Sergio; Nilsson frustratissimo perché nessuno capiva assolutamente niente di quello che diceva e non poteva essere d'aiuto; e infine Sergio con il gesso al braccio e alla mano (frattura del dito medio) e un bernoccolo in fronte!
Quella notte riuscì a dormire due ore.
Alle otto del mattino gli svedesi affollarono la hall dell'ostello, facendo troppo rumore per noi due dormienti in salone.
Cosa saremmo dovuti andare a fare a Monaco se il secondo pilota si era infortunato e sarebbe stato impossibile tornare con due macchine?
Ma non lasciai spazio allo sconforto, dissi a Sergio che mi sarei messo in marcia verso casa e appena chiuse gli occhi ricominciai il viaggio verso nord.
Quando riaprì gli occhi eravamo già alle porte di Munich, eravamo in Baviera!!
Sergio sgranò gli occhi una volta, due volte... e infine fece solo un sorriso e non disse niente, ma proprio niente.
Chiamai un amico che conobbi ai tempi dell'università e ci sistemammo entrambi a casa di Simon.
Mentre bevevamo la seconda birra nel sofà di casa, Simon mi propose di scendere al locale dove lavorava il fratello gemello. E come no? Certamente andammo. Sergio rimase a casa stanco, incazzato e affranto dalla sicurezza che in quello stato non avrebbe potuto sfoderare le sue migliori armi da latin lover con le ragazze.
Non ci avevo pensato! Appena sceso in strada mi resi subito conto che si stava celebrando l'Octoberfest e il delirio impazzava per la via.
Brindisi e boccali pieni a mai finire, risate e gemiti di vomitate in tutti gli angoli ma soprattutto un sacco di ragazze estroverse, disinibite e desiderose di fare amicizia con la novità della serata: io!
Il giorno dopo mi fu detto che nella serata ci fu un momento in cui scomparvi con una tipa, ma "stranamente" non lo ricordo.
Quella sera i litri di birra che ci scolammo io, Simon e Albert non si contarono e verso le quattro di mattina eravamo di ritorno a casa veramente barcollanti.
Lungo il cammino, senza apparente ragione, i due fratelli cominciarono a litigare. In un primo momento non riuscì a reagire e mi trovai a guardare un faccia a faccia tra gemelli che sfociò in uno spintone che Simon diede ad Albert. Questi rispose semplicemente rompendogli in testa la bottiglia che si trovava tra le mani.
Per me la bottiglia, da quando è partita a quando si è fracassata nella testa di Simon, ha impiegato all'incirca 1 minuto! Il tempo mi sembrò rallentato e l'incredulità mi bloccò in un primo momento (altri 10 minuti??)
Simon cadde a terra tramortito in mezzo alla strada cosparsa di milioni di pezzettini di vetro e io, come risvegliatomi, cominciai a prendermela con Albert cercando di farlo rinsavire.
Giusto in quel momento, come in un film, si sentì la sirena della Polizei e guardai in faccia l'unico fratello rimasto in piedi.
Era agitatissimo. In un attimo prese un'altra bottiglia e se la spaccò nella sua di testa per finire a terra privo di sensi accanto al fratello identico.
Mi chiesi se stessi sognando, mi diedi un pizzicotto e mi feci male.
Era tutto vero: due tipi uguali come due gocce d'acqua giacevano ai miei piedi in mezzo a vetro e sangue a Monaco di Baviera e non sapevo neanche una parola di tedesco!
Non sapevo cosa fare! Ma non mi fu neanche lasciato il tempo per pensarci che la polizia arrivò tempestiva. Ricordo solo che uno sbirro gigantesco mi sbatté a terra e mi ammanettò.
Diversi suoni con tono di domanda uscirono dalle loro bocche. Provai a dire qualcosa in italiano ma peggiorai ancora di più la mia situazione: commissariato per direttissima!
Fui libero solo il lunedì pomeriggio (il giorno dopo l'accaduto) quando i gemelli si ripresero e dichiararono la mia estraneità ai fatti.
Che angoscia quel commissariato!
L'incontro con Schulz era di mattina e il suo cellulare ormai irraggiungibile.
Tornai da Sergio, gli spiegai quello che era realmente successo e lui invece di provare a tranquillizzarmi, si mise a ridere, dandomi pacche sulla spalla col suo braccio ingessato, come a dire "te l'avevo detto io di ritornare a casa...".
Salimmo in macchina senza salutare nessuno e delusi dall'esperienza. Direzione Sud questa volta.
Dopo cinque ore eravamo al confine con l'Italia in tempo record, dove quell'armonioso caos che, più scendevamo e più cresceva progressivamente, ci diede il tepore di cui avevamo bisogno per risentirci di nuovo a nostro agio dopo questa tre giorni di viaggio verso Nord per comprare un furgoncino che alla fine non ho neanche visto!
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- L'idea in sè, sebbene un paio di cose mi paiano esagerate, può starci... Però ci sarebbero parecchie cose da mettere a posto, per esempio cambi il tempo del racconto, e la sintassi sarebbe da rivedere.
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