"Piccola mia non angosciarti, devi solo avere fede, sono qui per aiutarti".
Una voce armoniosa e delicata lenì per un istante le sofferenze di Laila che guardandosi attorno riuscì a malapena a intravedere un'esile figura quasi trasparente vicino al suo letto.
Poteva avvertirne la sovrannaturale bellezza, percepiva la magnificenza di quell'eterea creatura anche se mettere a fuoco quella visione era praticamente impossibile.
Il suo dolce canto proseguì:
"Sono Sylphie, una fata dell'aria e sposa del vento. Qui, sulla terra della luce, si è abbattuta una terribile catastrofe. Osserva là fuori - sussurrò flebilmente indicando la grata - il sole è scomparso; i non-morti con la stregoneria l'hanno esiliato in un'altra dimensione ottenendo quest'eterna notte".
Laila ebbe un sussulto alla parola sole, pur non essendo nella sua memoria era un termine che la faceva soffrire profondamente.
Quella rivelazione la turbò riempiendola di vergogna.
"Sylphie, ho bisogno di sapere se mia madre c'entra in qualche modo con questa storia".
Un alito di vento la baciò in fronte mentre la fata riprese a parlare:
"Se ti riferisci a quella donna che ogni tanto entra nella tua stanza sappi che non è tua madre. È una non-morta che vuol farti credere di essere sua figlia per farti sottostare al suo, al loro volere più facilmente.
Tu e tuo fratello siete gli ultimi discendenti sopravvissuti della stirpe dei luminosi; la famiglia reale della terra della luce.
Purtroppo questi esseri con la loro letale magia nera sono riusciti a cancellare i tuoi ricordi e se riusciranno a dannarti l'anima su quella montagna e a farti sposare con Druxen, il re dei non-morti, il male regnerà sovrano, per sempre e irrimediabilmente".
Alla fine della frase un'aria gelida si sollevò magicamente tra le pareti.
Laila ora si sentiva meno sola ma la paura le serrava lo stomaco e con voce tremante domandò:
"Come posso impedire tutto questo? Mio fratello, lo devo trovare! Mi aiuterai a cercarlo?"
Sentì una goccia caderle sul palmo della mano e intuì che doveva essere una lacrima dell'incorporea Sylphie.
"Laila, da lungo tempo io e le altre fate dell'aria soffiamo su questa terra alla ricerca di voi due; è un'immensa gioia averti ritrovata... ma di tuo fratello Oliver al momento non abbiamo tracce. Continueremo a perlustrare ovunque, te lo prometto!"
Laila fantasticava su suo fratello, lo immaginava con la sua stessa carnagione dorata, incredibilmente forte e generoso. Sarebbe stata disposta a tutto pur di ricongiungersi con lui, a costo della sua stessa vita; era sangue del suo sangue, la sua famiglia.
L'amorevole voce della fata s'inserì nei suoi pensieri:
"Abbiamo poco tempo, la donna non-morta sta tornando a prenderti; sento le scale tremare sotto i suoi passi. Sta tranquilla io sarò il leggero venticello al tuo fianco, continuerò a parlarti e solo tu potrai sentirmi".
Il lucchetto scattò.
La porta intarsiata si spalancò.
La non-morta grigia con un ghigno soddisfatto stringeva tra le mani rinsecchite un cappuccio nero.
Laila dovette fare appello a tutte le sue risorse per non crollare; mentalmente ripetè a se stessa che doveva aver fede, Sylphie l'avrebbe guidata superando tutto e una volta libera avrebbe dedicato la sua vita alla ricerca di Oliver.