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La Sciarpa Rossa

L'altalena andava su e giù, su e giù, spinta dolcemente dal vento.
La catena cigolava sinistra, ma era uno di quei rumori fastidiosi all'inizio, a cui poi ci si abitua e di cui alla fine non si può fare a meno. Il gelo seccava la pelle delle mani e delle dita affusolate aggrappate alla catena, ma la giovane non se ne curava. Sussurrava a bassa voce e ad occhi chiusi una vecchia ninna nanna, di cui non rammentava le parole e di cui pertanto si limitava a canticchiare la melodia.
Il camposanto era deserto e silenzioso.
Beatrice, questo il nome della giovane, aveva sempre trovato bizzarra l'idea di un'altalena appesa ad un grosso ramo della quercia secolare del cimitero, ma essa esisteva sin da quando aveva memoria, e aveva finito per abituarcisi, come tutti del resto. Dopotutto, dubitava che potesse essere di disturbo ai defunti.
Non era la prima volta che andava a trascorrere pomeriggi interi nel camposanto. Era un luogo che non l'aveva mai turbata, al contrario, si era sempre sentita a suo agio, e la sensazione di quiete e pace che le trasmetteva quel luogo consacrato non l'aveva mai provata da nessun'altra parte. D'altronde, sapeva che i morti non le avrebbero mai torto un capello, a meno che, certo, lei non avesse fatto qualcosa per meritarlo. Ma era sempre stata rispettosa nei loro confronti, ogni volta che entrava nell'antico cimitero recitava una preghiera per tutti loro, e solo dopo si dirigeva tranquilla verso la sua altalena.
Non aveva mai incontrato nessuno prima di allora. Doveva forse essere l'unica ragazza che preferiva trascorrere il suo tempo libero nel cimitero dei Santi Innocenti, e non aveva mai avuto l'occasione di vedere anima viva. Forse perché i visitatori frequentavano solo la parte nuova e tralasciavano di andare in quella vecchia, dove ormai non veniva seppellito più nessuno da quasi un secolo.
Ad ogni modo, era quella la parte più bella e affascinante, a suo avviso. Qui si trovavano immensi mausolei come non ne venivano più costruiti, eretti fino a due secoli prima e con incisi i nomi facoltosi di antiche famiglie nobiliari che ormai si erano del tutto estinte. Sopra la maggior parte delle tombe si ergevano statue di angeli e madonne in lacrime, il cui sguardo era rivolto verso il cielo, eternamente in attesa della discesa dell'Angelo che li avrebbe accompagnati in un mondo migliore.
A onor del vero, Beatrice non trascorreva tutti i suoi pomeriggi a farsi dondolare dall'altalena. Aveva percorso in lungo e in largo il camposanto tante di quelle volte che ormai aveva imparato a memoria i nomi di tutti i defunti, e aveva scoperto che il primo ad essere stato seppellito in quella terra era stato un soldato francese del XVII secolo. Ultimamente aveva preso l'abitudine di portare con sé una piccola agendina nel quale segnava i nomi che leggeva sulle lapidi, e con questo sistema era riuscita a mettere insieme dei veri e propri alberi genealogici. Certo, era pur sempre possibile che due persone con il medesimo cognome non fossero necessariamente imparentate, ma era ad ogni modo interessante vedere come si evolvevano le varie famiglie.
Beatrice non aveva nessuno con cui condividere questi suoi passatempi. I suoi genitori erano morti in un incidente d'auto quando lei aveva solo quattro anni, e ormai rammentava a stento i loro visi. Era cresciuta da allora in un orfanotrofio, e aveva preso l'abitudine di sgattaiolare dal controllo delle suore sin da piccola, correndo a rifugiarsi al riparo dei cipressi che sovrastavano l'ultima dimora dei suoi genitori. Col tempo, aveva allargato il suo campo d'azione fino ad arrivare a stabilirsi definitivamente nella parte dell'altalena, e dato che ormai aveva diciassette anni, non era più necessario andarci di nascosto.

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4 commenti:

  • Giulia il 20/01/2010 19:13
    Grazie mille a tutti per le recensioni, lo apprezzo davvero tanto.. Grazie
  • Anonimo il 20/01/2010 15:51
    È bellissimo, ho le lacrime agli occhi! Sei la mia scrittirice preferita!
  • Free Spirit il 10/01/2010 15:24
    Molto bello, ben scritto e coinvolgente
  • Marco Uberti il 10/01/2010 13:54
    Io sono ateo ma il tuo racconto mi ha fatto pensare "speriamo di sbagliarmi"
    Scritto molto bene, tenero, dolce, terribile, speranzoso, si sente che sei una donna.

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