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The One

Le certezze nella vita di un uomo possono essere ben poche. Lei era una di quelle. Ogni mattina, Socrate accendeva il celluare e trovava un suo messaggino: "Buongiorno", "tutto bene", "sono in giro", "sono al lavoro". E ogni volta che ne leggeva uno, Socrate sorrideva, come un bimbo a cui hanno appena regalato un pezzo di arcobaleno. A dirla tutta, Lei era davvero un pezzo di arcobaleno: aveva gli occhi di pioggia e il sorriso multicolore, e i riccioli le schiumavano come rivoli di nuvole. Aveva un nome, ma Socrate preferiva chiamarla "The One", l'unica, perchè ogni volta che stavano insieme, si capacitava che l'amore è un tempio, l'amore è la legge suprema, proprio come urlavano gli U2. Socrate amava The One profondamente, come si riescono ad amare ben poche cose nella vita, solo che non glielo aveva mai detto. In fondo a lui andava bene così: si cibava di quel saluto digitale e di quegli incontri occasionali in cui lei le parlava del proprio mondo e lui immaginava di farla entrare nel suo, e questo lo riempiva più di ogni altra cosa. Lui li chiamava piccoli momenti di piacere, e se li teneva nascosti nel più sacro dei tentacoli del cuore. Ogni tanto, quando non si vedevano per parecchio tempo, una nuvoletta nera e pesante gli si formava nel petto prima di addormentarsi, ma il messaggino del mattino la diradava
e la soffiava via con vigore.
È per questo che quando non trovò il suo saluto quotidiano sul cellulare si sentì cadere il mondo addosso.
Era una bella mattina di autunno, il sole splendeva non troppo cocente e il cielo azzurreggiava con foga. Succede sempre così: quando tutto sorride, tu vorresti piangere. La pioggia a comando è un'invenzione di film e romanzi, nella realtà stai male sempre quando il tempo è buono. Comunque, tornando al povero Socrate, il non ricevere l'sms lo mandò in tilt:il mancato recempimento di quell'input di calore digitale non gli diede neanche la forza di alzarsi, infatti rimase a vegetare nel letto tutta la giornata, controllando ogni tre e due lo schermo del telefono e guardando ogni genere di schifezza televisiva. Non
mangiò, non bevve, si alzò solo due volte per andare ad espletare il minimo delle funzioni corporali, fin quando non si fece sera e crollò per il sonno. Durante la notte si svegliò almeno una mezza dozzina di volte, sperando che The One si facesse viva, ma niente. Anche il giorno dopo il celluare restò muto. Il copione si ripetè per una settimana: Socrate si era ridotto come Eraclito, sporco e barboso, ma proprio quando aveva perso ogni speranza, il telefonino si mise a cinguettare: "Ti-ti. Ti-ti". Socrate-Eraclito sobbalzò: le campane celesti intonarono un Hallelujah in versione Paradise Rock, la stanza si colorò
di tutte le variazioni cromatiche dell'iride, e la televisione, per miracolo, si spense. Il nostro non vedeva l'ora di leggere il messaggio, ma c'era un problema: che fine aveva fatto il telefono? Cominciò a cercarlo tastando le lenzuola, ma non c'era. Allora lanciò in aria il piumone, sperando che vi fosse nascosto sotto: nemmeno. Provò anche col cuscino, ma, nemmeno a dirlo, nisba. Si disperò. Dove sei, maledetta scatoletta che mi fai parlare con il mondo, dove sei?? Si girò di scatto, e sentì qualcosa spiaccicarsi a terra. Era il cellulare. Imprecò tutti i santi, compreso Sant'Igino che non lo nomina mai nessuno: raccolse i pezzi e li riassemblò, ma l'aggeggino non dava segnali di ripresa. Era morto. Dopo un attimo di
silenzio, anche Socrate lo sembrava. Rimasero tutti e due accasciati l'uno di fianco all'altro per qualche ora, poi il filosofo si alzò, e decise di dimenticare The One, i suoi occhi di pioggia, e il suo ultimo messaggio mai letto.

"Ciao Socrate. non ci sentiamo da un po', ma ho avuto problemi col celluare. Volevo dirti che ci ho pensato molto e mi sono resa conto di una cosa: sono innamorata di te. Ti prego, non considerarmi una folle. Appena leggi questo messaggio chiamami, ti prego. Tua, The One".

 

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3 commenti:

  • Jurjevic Marina il 27/01/2010 10:52
    Grazie!! Così sarò tranquilla... esiste una fine lieta per tutti noi.
    Baci
  • Antonio Villani il 27/01/2010 09:59
    Matilde cara, ti ringrazio ancora una volta. Non sei l'unica che mi chiede di non far fare questa brutta fine al povero Socrate. Scriverò un finale alternativo e te lo manderò via posta.
  • Jurjevic Marina il 27/01/2010 02:09
    Mamma mia.. che triste... Sai, non leggo spesso i racconti, sono qui per le poesie.. ma il titolo mi ha incuriosito.. Ma ti prego scrivine un'altra fine... anche solo per mandarla a me nella posta privata, non ce la faccio ad addormentarmi ora. Mi piacciono molto le tue descrizioni, mi piace come riesci ad essere interessante tutto il tempo, non perdi mai nell'intensità. Uno stile molto elegante, complimenti. Però, ti prego, salva il nostro Socrate.. scrivi la seconda parte!! Mi aspettavo davvero una fine lieta..
    Complimentissimi di cuore

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