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La fine di un mondo

Provavo dolore ai muscoli e alle giunture. Il cuore mi andava ad altissima velocità, 75 battiti al minuto. O almeno credo. Ero completamente nudo. Il luogo era scomodo, oscuro ed angusto. Caratteristiche che di certo ne confermavano anche la segretezza. Ero smarrito e terribilmente solo. Un brivido di paura mi percorse la schiena fino al collo. Le mie cellule nervose sembravano tante spie illuminate. Segnalavano uno stato di massima allerta. Per quanto volessi, non riuscivo ad aprire gli occhi. Riguardo i miei pensieri, le cose andavano anche peggio: non avevo nessuna coscienza di me, della mia persona. A voler essere sinceri, non ero esattamente in grado di formulare concetti che mi permettessero di capire con sufficiente chiarezza cosa potesse significare essere una persona. Ero nella totale impossibilità di pensare al mio passato ed avevo un'improbabile e poco attendibile percezione circa un possibile futuro. Tutti i miei sensi erano intorpiditi. Volevo scappare, muovermi. Niente da fare! Ogni azione mi era negata. Chissà perché? Avrei voluto gridare! Avrei almeno deglutito per lo spavento se mi fosse stato possibile deglutire. È innegabile che in quella condizione la domanda più ovvia e logica da porsi fosse: <come diavolo sono finito qui?>. Al tempo stesso, avevo la sensazione che seguendo il sentiero da essa tracciato non sarei arrivato alla giusta comprensione di quella vicenda. Senza che ne capissi la ragione, un nuovo, viscerale e misterioso interrogativo si affacciò nella mia mente: <perché proprio io?>. Il quesito mi sembrava incomprensibilmente più appropriato e appariva maggiormente capace di condurmi alla risposta più importante e necessaria. Tutti i pensieri rimasero incompiuti e sospesi in una sorta di appannamento cerebrale. Dolori fisici e l'indolenzimento divennero l'unica pressante esigenza da affrontare al momento. Per tutta la mia permanenza in quel luogo, fui costretto ad adattarmi alle condizioni dell'ambiente mantenendomi completamente ripiegato su me stesso. Cercai di trovare una posizione più comoda. Il primo tentativo di girarmi fallì. Tentai nuovamente. Niente da fare. Al quel punto, fu tutto chiaro: non avevo alcuna possibilità di compiere movimenti. Mah! La faccenda era davvero sospetta! Mentre mi interrogavo se veramente stessi respirando aria, mi addormentai. Passò del tempo. Impossibile stimarne la durata. Odori e indefinite masse di sapore dolciastro mi investirono, risvegliandomi dal sonno. Ero finalmente in grado di eseguire gli ordini che la mia mente impartiva al corpo. Con la mano iniziai a percorrere lentamente e ripetutamente ogni centimetro della mia pelle, quasi con curiosità. Riuscivo a sentire rumori ovattati, voci, e, forse, anche musica. Tutto molto lontano, Chissà dove!? Aprii gli occhi. Di colpo. Era buio da non credere. Lo sfavillio improvviso di una luce mi entrò prepotente nell'iride, poi sparì. Forse fu soltanto l'impressione. Sentivo il mio flusso sanguigno e mi sembrava regolare. Anche se allora non sarei stato in grado di stimare quale fosse un flusso sanguigno regolare. Uno scossone mi fece ondeggiare. Chiusi gli occhi terrorizzato. Rimasi in immobile attesa. Un colpo mi incollò i gomiti allo sterno. Cercai di capire, ma non ebbi neanche la possibilità di muovermi che un altro colpo mi schiacciò in maniera maggiore alla precedente. La paura prese il sopravvento. I colpi divennero forsennati e ritmici. Tutto ciò segnava l'inizio della fine, ne ero certo. Venivo spinto e sconquassato. Non riuscivo a capire e non riuscivo a vedere niente. Mi trovai capovolto e scivolai in basso spinto da una forza irresistibile. La conclusione era vicina! Non riuscii neanche a piangere. Qualcosa mi afferrò il collo stringendomi, soffocandomi con decisione. La folle stretta mi fece pulsare il sangue nelle tempie. La pressione divenne insopportabile e schiacciò i miei bulbi oculari sino al punto che sembrava volessero uscirmi dalle orbite. Qualcosa di estremamente penoso stava per accadermi. Le forze di colpo mi abbandonarono, lasciandomi nella completa incapacità di contrastare quell'immenso mistero. Trovai soltanto un briciolo di energie per impormi di non dimenticare mai quella domanda: <perché proprio io?>. Non ne capivo il motivo, ma sapevo che anche in futuro, decifrando essa, nessun altro quesito importante sarebbe rimasto senza risposta. Poi fu caos, disordine di suoni, paura, trambusto, sgomento, luci impazzite e confusione. Tutto cessò di colpo. La calma permeò il mio corpo ed invase la mia mente, lasciandomi sospeso in un immenso senso di vuoto. Silenzio. Quiete. Poi ancora silenzio. Dal grande nulla, apparse una voce, stridula, fastidiosa e vicina come mai avevo sentito prima: "È un bel maschietto!"

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1 commenti:

  • Matteo Porceddu il 14/09/2011 23:43
    Ho letto tanti racconti brevi di questo sito e a mio modesto parere questo è uno dei migliori in assoluto.
    Complimenti davvero. Non mi capacito di come mai nessuno abbia commentato.
    Il finale ti fa cadere dalla sedia! Bravissimo.

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