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La spiritualità del curato d'Ars

Chissà quanti si sono chiesti cosa distingue la vita di un uomo, da quella di un santo. La risposte potrebbero essere le più diversificate, ma spesso si immagina la vita di un santo come quella di un super eroe, dotato di super poteri.
Eppure con tutta la nostra migliore fantasia, la santità è cosa assai diversa rispetto all'eroismo creato e celebrato dagli uomini. Se poi, parliamo di don Giovanni Maria Vianney, per tutti il curato d'Ars, ci accorgiamo che egli è stato più un uomo con molti limiti, piuttosto che un eroe senza colpa e senza macchia. Stando così le cose, sembrerebbe che esista una santità attribuita anche alle persone poco brillanti.
Ma perché proclamare santo il curato d'Ars e dichiararlo patrono di tutti i parroci del mondo, se questi era un sacerdote con scarse risorse intellettive, possedeva pochissima memoria, ignorava la grammatica latina e le sue catechesi erano copiate dalla predicabilia? Quali qualità aveva il curato d'Ars perché la Chiesa lo proclamasse santo? Cerchiamo di capire le motivazioni. Giovanni Maria Vianney a 19 anni inizia il cammino di formazione per diventare prete, opponendosi per due anni alla volontà del padre che lo reclamava nei campi, come sostegno alla famiglia.
Dopo ben 10 anni e con molti stenti, riesce ad ottenere l'ordinazione sacerdotale. Da questi elementi comprendiamo la tenacia, la determinazione impiegata dal curato nel voler perseguire una volontà incompatibile con le sue capacità. Ma un'altra domanda ci affiora nella mente: che cosa spingeva la folla ad arrivare fino ad Ars per ascoltare le prediche di un parroco poco acculturato? Le cronache riferiscono che la gente andava volentieri ad ascoltare le omelie del curato perché erano credibili, convincenti, passionali.
Il benedettino don Jean-Baptiste Chautard, nella sua opera fondamentale: "L'anima di ogni apostolato" riferisce un episodio significativo. Un avvocato anticlericale si reca ad Ars certo di poter ridere a spese di "quell'ignorante del parroco". Ma torna a casa convertito. Agli amici che gli chiedono: Ma dunque che cos'hai visto ad Ars? L'avvocato risponde: "Ho visto Dio in un uomo". Considerando che il curato non possedeva una voce alta e che all'epoca ancora non esistevano i microfoni, quello che gli astanti riuscivano a malapena ad udire era qualche frase dell'intero sermone, per il resto potevano solo vederlo. E quello che la gente vedeva era un sacerdote con un grande carisma, abituato a sottoporre il corpo ad ogni sorta di penitenza: dal digiuno (due patate al giorno e se qualcuna era ammuffita, per il curato, era ancora buona da mangiare) al giaciglio (composto da tralci di vite ricoperti da una coperta) fino al flagello del cilicio.
In fondo la formazione cristiana di don Vianney risentiva moltissimo del giansenismo, secondo la cui dottrina la salvezza era predestinata e pienamente realizzata nella fede e nelle opere dell'uomo, perseguendo una morale austera e rigorosa. Ma il curato d'Ars oltre ad essere rigoroso, era un uomo innamorato di Dio. Molte delle sue preghiere e omelie erano impregnate di amore per il Signore. Ecco qualche stralcio: "Non tutti noi possiamo fare grandi elemosine ai poveri, farci religiosi, ritirarci in una certosa, nei deserti, ma tutti possono amare il buon Dio dal fondo del cuore. Amare Dio non consiste soltanto nel dirgli con la bocca: mio Dio, ti amo. Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, è preferirlo a tutto, è essere pronto a perdere i beni, l'onore, la vita stessa piuttosto che offenderlo. Amare Dio è amare niente al di sopra di Lui, niente che sia incompatibile con Lui, niente che condivida con Lui il nostro cuore" e ancora: "Ti amo, mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarti fino all'ultimo respiro della mia vita". Ma è nei riguardi della, o delle croci che il curato d'Ars esprime la massima profondità dei suoi convincimenti. Egli suddivide due modi di soffrire: "soffrire amando e soffrire senza amare. I santi soffrivano tutti con pazienza, gioia e perseveranza, perché amavano. Noi soffriamo con rabbia, dispetto e noia, perché non amiamo. Se amassimo Dio, saremmo felici di poter soffrire per amore di Colui che ha accettato di soffrire per noi" e poi aggiunge: "Colui che va incontro alla croce, cammina in senso inverso alle croci: egli le incontra forse, ma è contento di incontrarle: le ama, le porta con coraggio. Lo uniscono a Nostro Signore. Lo purificano. Lo distaccano da questo mondo. Tolgono gli ostacoli dal suo cuore e lo aiutano ad attraversare la vita come un ponte aiuta a passare l'acqua".

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4 commenti:

  • tania rybak il 09/05/2010 16:19
    mi hai commosso,è lo stimolo che io vedo nella vita, quello di amare DIO al di sopra di ogni altra cosa, non perché sono o santa, ma perché amare Dio significa non giudicare gli altri, ma aiutare incontrare Dio, come lo hai fatto tu, facendo rivivere la stessa gioia agli altri attraverso la semplicità, bellissimo racconto... anche io sono arrivata in Italia a 19 anni, umile sono, umili amo, hanno il cuore puro, complimenti Fabio santo uomo quel prete
  • Barbara Scarinci il 08/05/2010 16:29
    Veramente una piacevole lettura il tuo articolo Fabio. Di questi tempi ce ne vorrebbero tante di persone con la stessa spitirualità appartenuta al curato d'Ars!!
    Ciao Barbara
  • Fabio Mancini il 07/05/2010 16:15
    Grazie, Carmela. Anch'io quando stavo preparando questo articolo, ho accostato il curato d'Ars a Padre Pio. Entrambi, infatti, hanno speso le loro energie per il Regno di Dio, sottraendo tante anime al Demonio. Naturale, logica e conseguenziale la Sua reazione (innocua) nei riguardi di chi fa il bene e di chi si schiera con Dio. Un abbraccio anche da parte mia. Fabio.
  • carmela marrazzo il 07/05/2010 15:59
    avevo già scritto il commento ma è sparito! Lo riscrivo sperando non ricompaia l'altro!
    Non conoscevo il curato d'Ars e l'entusiasmo con cui lo presenti è contagioso. Mi piace il suo rigore, il suo essere "nudo e crudo", la sua semplicità che me lo fanno accostare a Santa Maria Teresa di Calcutta.
    Credo che fosse attaccato dal Demonio che perseguita particolarmente le persone più vicine a Dio; ricordi Padre Pio?
    La tua prosa è scorrevolissima, appassionata e gli interrogativvi che poni coinvolgono il lettore e lo fanno sentire partecipe.

    È stata una lettura davvero piacevole.
    un abbraccio carmela

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