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Un pianeta chiamato Zen

Il 19 sbarrato ha il capolinea proprio nel cuore dello Zen. La Zona di Espansione Nord gode fama dubbia tra i cittadini palermitani, appena scesi dalla vettura, al capolinea, allo sguardo del viaggiatore si presenta uno spettacolo assurdo ed inquietante. La piazza è grande, immensa, lercia di rifiuti di ogni genere. Su questa superficie sono stati realizzati alla meglio da volenterosi del posto un paio di campetti di calcio e qualche pista di bocce, spalando alla meglio e spianando il terreno. Ai margini dello spiazzo, quasi a segnare il confine, vi sono dei massi, vecchi blocchi usati per le costruzioni dove con il bel tempo, vengono a sedersi gli uomini per fare qualche partita a carte. Le donne invece si vedono raramente in giro, solitamente si possono vedere al capolinea dell'Amat in attesa del mezzo pubblico che li porta al centro della città dove per qualche ora potranno inebriarsi dalle luci delle vetrine dei negozi, scrollandosi la paura di dosso, il grigiore delle proprie esistenze, quel marchio indelebile come solo può esserlo quello che proviene dall'emarginazione di chi vive allo Zen.
Nella stessa piazza dello Zen può capitare di vederci pascolare delle vacche, non si sà chi sia il proprietario di quegli animali, certo è che nessuno osa allontanarli. Sul lato aperto in direzione di Mondello, si notano alcune collinette di rifiuti, oltre quelle circondato, c'è lo Zen 2. Ci si arriva attraverso un varco aperto tra i cumoli di rifiuti; se è piovuto da poco il passaggio diventa un fossato pieno d'acqua ed allora diventa quasi impossibile attraversarlo, le strade sono in terra battuta e coperte letteralmente di cocci di bottiglie e mentre ti avvicini al corpo delle case, senti nelle ossa il freddo di tanti occhi che ti osservano, giri lo sguardo attorno eppure non riesci a scorgerli subito. La maggior parte di loro continua a rimanere nascosta. Gruppi di bambini smettono di giocare per osservare l'intruso e fare una prima valutazione sommaria: -"Sarà un nemico"?
Cerchi la strada indicata nell'indirizzo scritto nel foglietto. PV1... PV2... ecco, è questa, PV3. E ti inoltri nel lungo corridoio all'aperto le cui mura attorno sembrano essere appena usciti da un'incursione di commandos. Vi è ancora qualche fuoco acceso, quà e là si notano diverse carcasse di macchine saccheggiate ed abbandonate, sicuri che in quei posti nessuno verrà mai a cercarle. La gente del luogo appena scorge un intruso, smette l'abituale occupazione per seguire i movimenti dello straniero.
-"Senta, sto cercando il numero 27 scala C, sa dirmi dove si trova"?
A chinque fai una simile domanda, sicuramente costui ti guarderà in modo inespressivo, muoverà la testa in senso negativo e solo in apparenza ritornrerà alle sue occupazioni. L'uomo che interpellai non ebbe a fare neppure quel gesto, semplicemente non volle udire la domanda, e riprese ad armeggiare con qualche pacco di pannolini che teneva in nmostra sopra alcune cassette da frutta. Ma intanto non perse di vista il forestiero. Qualche passo più avanti, sulla sinistra, tra la sporcizia che imbrattava i muri il desiderato numero 27!
Uscire dallo Zen per chinque non vi abita, è come ritornare alla vita, il sangue riprende a rifluire nelle vene, non si può fare a meno di respiare profondamente, i battiti del cuore ritornano normali.

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3 commenti:

  • Anonimo il 30/04/2013 18:17
    Da palermitano conosco per fama o infamia questa realtà, che viene qui rappresentata con fluidità e una certa bravura.
  • Grazia Denaro il 03/02/2012 16:09
    Bellissimo racconto d'uno spaccato di vita di una città Siciliana che emargina gente che crede inferiore etichettandola e facendola vivere in mezzo al degrato. Racconto stilato perfettamente che ho letto tutto d'un fiato. Bravo!
  • Anonimo il 19/05/2010 05:15
    Ho letto solo questa mattina il tuo bellissimo racconto, che poi è una vera testimonianza di vita. vita vissuta davvero, per la strada, tra la gente che vive, anzi "sopravvive".
    Mi dispiace non averlo letto prima. Bravo!!

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