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Turista per caso

Il caso che mi ha reso turista per molti anni è la scuola. Prima di entrare nel favoloso (sembrava una favola interminabile ) di stato d'insegnante di ruolo, ho girato come una randagia per un bel pezzo d'Italia. La cosa non mi dispiaceva perché i viaggi sono una delle mie passioni. Ma come erano faticosi! Quando insegnavo a Latina, una sessantina di chilometri da Roma dove abitavo, mi alzavo alle 5, andavo alla stazione con la mia 500 e prendevo il treno delle 7. Dalla stazione di Latina al centro ci sono 8 chilometri e bisognava prendere la corriera. Poi occorrevano 10 minuti a piedi per raggiungere gli edifici scolastici. Un anno istituirono i doppi turni nei due Istituti dove insegnavo con un incarico triennale. Fui così fortunata da accaparrarmeli tutti e due. Risultato: sveglia alle 5 e ritorno a casa alle 20.
Il caso, sempre la scuola, mi ha permesso anche viaggi non faticosi e bellissimi. Come commissaria per gli esami di maturità e come frequentatrice di corsi di aggiornamento, ho visto una buona parte dell' Italia meridionale: Taranto, Bari, Bitonto, Trani, Brindisi, i Sassi di Matera... e Alberobello. Ve la immaginate una merenda in un freschissimo, bianco trullo, adagiato su un tappeto di terra rossa e circondato da ulivi secolari?
Prima di approdare a Latina, avevo insegnato due anni all'Aquila. Naturalmente non era possibile fare la pendolare. Andai ad abitare presso un'affittacamere che mi preparava anche i pasti. Dovevo fare una lotta continua per evitare di morire di esplosione gastrica. Mi riempiva i piatti. Io mi sforzavo di mangiare tutto per non offenderla ma lei interpretava il piatto vuoto come una richiesta di un bis e lo riempiva di nuovo. Dormivo in una stanzetta senza riscaldamento. La mattina i vetri della finestra erano ricoperti, all'interno, da una sottile lastra di ghiaccio. Insomma, dormivo in un frigorifero. Forse le mie ossa cominciarono a ribellarsi allora. Non so ora, ma a quei tempi L' Aquila era una città molto provinciale e pretenziosa. Ricordo che una mattina arrivò in sala professori una collega che, molto scandalizzata, ci annunciò che nel migliore caffè sotto i portici, un contadino aveva osato ordinare un the. "Ma mangiati pane e salame, razza di bifolco!" Questo non lo disse lei. Lo pensò la mia mente indignata e maliziosa. Però era ed è bella, L' Aquila. Ha molti edifici di vera bellezza architettonica. Nel Castello cinquecentesco c'è anche un mammuth perfettamente ricostruito. Dopo L'Aquila il mio randagismo mi portò ad Ostia. Ricominciò il pendolarismo e iniziarono i guai con i presidi. Quello di Ostia odiava gli scioperi. Ne era stato indetto uno sotto Natale. Il preside ci pregò di fare ugualmente gli scrutini, promettendoci di registrarne la data a sciopero finito. Quando tornai dalle vacanze, accingendomi a firmare il verbale, mi accorsi che la data cadeva in pieno sciopero. Insomma, non avevamo scioperato! Mi rifiutai di firmare e il preside, avendo sentito la mia opposizione dalla sua stanza adiacente alla segreteria, mi mandò in classe il giovane vicepreside che, con aria di grande preoccupazione per la mia sorte, mi disse: " Guardi, le conviene firmare. Il preside pensa di spedirle una lettera di ammonizione". La mia lingua sputò fuoco: " Faccia pure. Lo denuncerò ai sindacati per violazione del diritto di sciopero" 0 a 1 per la lingua di fuoco.

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3 commenti:

  • Maria Lupo il 27/11/2007 00:22
    Le nostre esperienze si somigliano molto, anche se si sono svolte in luoghi diversi, e questo mi ha fatto amare il tuo racconto che, peraltro, è anche scritto molto bene. Grazie di aver avuto il coraggio e la capacità che io non ho, di sintetizzare e commentare quel duro odiatamato lavoro. Quanto ai presidi... fortunata te che puoi ricordarne almeno uno buono!
    Vedo che il racconto è stato pubblicato molto tempo fa, spero che tu legga questo commento, cercherò altre tue opere(questa l'ho trovata "a caso"
  • Franca Maria Bagnoli il 06/11/2007 06:52
    Grazie, Carmelo. Buona giornata. Franca.

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