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Un giardino d'inverno, una serra di vetro, una farfalla

Il giardiniere dice che avrò fiori stupendi su cui posarmi a primavera. Dice anche che il tiglio è un bellissimo albero; avrò tanta ombra la prossima estate, quando le api sembreranno dervisci impazziti.
È iniziato a nevicare nel frattempo, le stagioni sembrano così lontane tra loro!
Dai vetri, gli scheletri degli alberi potati di recente imbiancano velocemente, come velocemente scende la sera. Il profilo di un pettirosso ingentilisce le scarne appendici di una pianta, mentre lui becca la gelida aria che lo circonda.
I lampioni tagliano a metà i fiocchi ancora incerti che si sciolgono, altri che toccano terra.
L'asfalto rispecchia il grigiore plumbeo di un cielo cieco, quasi ferroso.
Mi sento chiusa dentro.
Respiro profondamente il calore della stanza, senza però provare il piacere di essere a casa.
Resto attaccata ai vetri, penso che il tramonto nel frattempo stia facendo il solito arpeggio sotto la coltre ormai diventata compatta di nubi rigonfie, quasi minacciose.
Ti sento mentre annuso l'essenza di gelsomino che si diffonde come per magia, sui perimetri trasparenti delle pareti.
Mi siedo sui gradini di un'idea, accanto a te dove la neve non c'è mai.
Sorrido, ti piacerebbe assaggiarne il sapore; sa di purezza, di acqua limpida e incontaminata. Ti somiglia.
Lo facevo sempre quando nel mio bozzolo chiudevo gli occhi e alzavo la testa verso il cielo.
Assaggiavo i candidi fiocchi posati sul palato con un senso di inspiegabile piacere, come le tue labbra, quando mi dicevano che sapevo di fragola.
Mentre le volute di caldo si intrecciano, la mia immagine riflessa sembra guardarmi e dirmi che non sono sola.

Ti penso.

Forse a Maggio i miei colori sapranno di vento, sul volo a spirale di polvere d'oro. Forse le rose e le sue spine feriranno le mie ali, non la mia corsa verso l'infinito, dove abita l'orizzonte.
Mi sono accorta solo ora della candida coltre che ha ricoperto le aiuole e la strada. Il sipario di nuvole si è aperto, è apparsa la luna, forse vuole farmi compagnia.
Tutto è ovattato e silenzioso mentre appendo i miei sogni alle stelle, dove nasce la notte.
Domani ci sarà il sole, lo sento. Sarà un'aurora diversa sulla marea che lambirà il frullo silenzioso della mia rinascita.
Mi sento un fiocco di neve, diventato goccia.

È sempre molto difficile spiccare il volo per agguantare la libertà di cui si ha bisogno. Significherebbe lasciarsi alle spalle le certezze chiuse nei perimetri che ci ospitano pur se delicati come vetro.
Quando tutto sembra contro di noi, quando le nostre ali vengono tarpate dalle intemperie della vita,
ci sentiamo fragili farfalle desiderose di volare via, perchè non basta più guardare i nostri sogni da un giardino d'inverno...

 

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4 commenti:

  • Ettorina Gerbelli il 24/05/2010 17:32
    bellissimo racconto. Somilia ad un quadro e mentre lo guardi intensamente diventi parte di esso.
  • Tajvi Tum il 24/05/2010 16:06
    Volare non è difficile. È naturare o impossibile.
  • Anonimo il 24/05/2010 08:21
    Bel racconto che parla della nostra fragilità, delle nostre ferite, della nostra (in)capacità di volare via. Bello!
  • Guido Ingenito il 23/05/2010 14:13
    dolce, leggera, profonda, a volte triste. piaciuta
    Guido

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