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La morte accidentale di Giovanni Sempronio

Giovanni Sempronio esce di casa verso le tre del pomeriggio, dopo un bel pranzetto costituito da un ottimo piatto di pasta panna e salmone. La mattinata è trascorsa come al solito. Dormendo.
Giovanni è una guardia giurata e la notte l'ha passata nel suo ufficio, un loculo di quindici metri quadrati con otto monitor, una consolle pieni di tasti di dubbia funzione e il suo portatile. Stanotte ha guardato per la terza volta "Il paradiso può attendere", film del 1978 diretto da Beatty e Henry, remake del già fortunato "L'inafferabile signor Jordan", vincitore di due premi Oscar, regia di Alexander Hall. Il suo ufficio è all'interno di un cortile che si trova all'interno di un complesso di sei edifici che ospitano gli uffici di una nota ditta di indumenti, in particolare di uno stilista italiano. Non faremo nomi per non far torto agli altri.
Ma non divaghiamo.
Il lettore freme.
Dicevamo.
Pasta panna e salmone. Una telefonata a un amico che non sentiva da un paio di giorni. Un caffè.
Avrebbe voluto riposare ma è dovuto uscire. Gielo ha imposto una cartolina marrone delle Poste Italiane. C'è una raccomandata per lui nella sede centrale di Viale Sabotino. Una delle poche sedi in cui ha senso lavorare, dato che chiude alle 19. 00.
Giovanni soffre di forti emicranie, causate dai ritmi impossibili del suo lavoro. Deve dormire. Tra circa otto ore deve tornare a far la guardia a milioni di fogli, computer, documenti.
L'ufficio postale è aperto.
Entare richiede maestria, perchè un'azienda di traslochi ha piantato camion con bracci telescopici e furgoni proprio davanti all'entrata. Prende il numero. P236. Si siede a aspetta senza problemi il suo turno. Il tabellone luminoso è fermo al P232, per cui non ci vorrà molto.
Già.
Su dieci sportelli quelli "attivi" sono quattro. E poi ci lamentiamo che in Italia c'è disoccupazione.
Giovanni si è portato American Psycho di Ellis, magari riesce a leggere un paio di pagine.

Legge un intero capitolo.
Deve ritirare una raccomandata. Un'operazione di quarantasei secondi.
Passano venti minuti.
Giovanni comincia un altro capitolo, lasciando così perdere i rumori e il caos intorno, tipici di un ufficio statale. Clienti ingrati che insultano gli impiegati per un nonnulla, impiegati insofferenti che ci fanno pesare il fatto che lavorano lì (ma chi ve l'ha chiesto?) eccetera eccetera.
Mezzora.
Giovanni non si lamenta. L'emicrania non è poi così forte dopotutto. Tempo per dormire ce n'è. Per fortuna domani è a riposo. Magari sarebbe andato al lago con la famiglia. Magari sarebbe in un parco a prendere il sole. Magari avrebbe finito di leggere il libro.

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0 recensioni:

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11 commenti:

  • Guido Ingenito il 03/10/2010 05:01
    grazie Luigi e scusa il ritardo. sul seguito ci sto studiando... vedremo! grazie ancora!

    Guido
  • words_and_thinks il 20/08/2010 13:11
    bello anche se lontano dall'horror, è scritto bene e si lascia leggere con scioltezza.
    se fossi in te non lascerei in sospeso la questione "raccomandata", anzi la vedo proprio come un bello spunto per il seguito, le capacità non ti mancano, sei bravo, complimenti!
  • Guido Ingenito il 02/07/2010 03:04
    grazie Karl, spero tu abbia voglia di leggerne altri e che ti piacciano pure
    grazie di cuore
    buonanotte
    Guido
  • Anonimo il 02/07/2010 00:45
    che dire è il secondo racconto che leggo e complimenti ci sai fare
  • Guido Ingenito il 30/06/2010 12:41
    grazie Gianmarco! complimenti molto graditi
    sulla questione omino che strizza l'occhio non sei il primo a cui capita, mi sa che c'è un difetto di interpretazione da parte del software che regola i commenti

    grazie ancora!

    Guido
  • Anonimo il 29/06/2010 21:25
    Ma che ci fa quell'omino che strizza l'occhio? Io non lo ho inserito; anzi, ho messo la parentesi chiusa!
  • Anonimo il 29/06/2010 21:24
    Dall'esasperazione (corsa tra sportelli e impiegati imbranati che esistono anche nella realtà alla grazia divina! Sì, per la grazia divina ci voleva una morte atroce per colpa di un pianoforte (morto anche questo oggetto, sfracellandosi)! Dire che questo raccontino è bello, è dire poco. Qual'è l'aggettivo supremo dopo ottimo? Non esiste... Allora il raccontino è ottimo! Guido, come fai ad essere così in gamba stilare certi racconti?
  • Guido Ingenito il 25/06/2010 18:03
    se per misteri intendi cosa contenga quella raccomandata è un mistero che rimarrà misterioso
    grazie di essere passata
    Guido
  • sara zucchetti il 24/06/2010 19:19
    Simpatico racconto Guido almeno in paradiso è più comodo! Però troppo misterioso lasci mille dubbi e misteri!
  • Guido Ingenito il 24/06/2010 03:47
    Grazie Michele, effettivamente potrei scrivere un racconto sul fratello di Giovanni, il signor Giorgio Sempronio: a lui però la notifica gli arriva nel modo più giusto
    grazie mille, l'Italia è "bella" proprio per questo
    Guido
  • Michele Rotunno il 23/06/2010 18:44
    Caro Guido, se tu il tuo protagonista l'avessi chiamato George il pianoforte non l'avrebbe nemmeno sfiorato!
    A parte questo il tuo racconto mi è giunto proprio a puntino, non immagini cosa ho passato questa mattina per iniziare la prassi del rinnovo della patente, scaduta ahimè proprio oggi. Sembra facile, per chi non è diabetico!
    Grazie per avermi risollevato il morale.
    Ciao
    Michele

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