username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

L'Urlo di Munch

Sono le diciotto e trenta e finalmente in casa sono solo. I figli, uccelli di bosco, moglie e suocera, una volta tanto fuori casa insieme, forse per qualche visita, magari ci restano fino a tardi. Non so che fare, la tv trasmette ovunque repliche già abbondantemente replicate. I mondiali sono ormai al loro epilogo e prima di sabato non vi sono partite, Mettermi a leggere qualche libro, non ne ho voglia così come dedicarmi all'enigmistica a schema libero, la mia preferita.
Accendo il pc ma non ho molta voglia di starci, comunque faccio un salto su facebook. Che noia! Non c'è un amico in linea, nemmeno i miei cugini all'estero. Quello che sta in Francia è partito per le vacanze, quelli della California a quest'ora probabilmente dormono ancora. Intanto vado sul sito della mia radio preferita (monacensis), dove ascolto le ultime note di un concerto per cornamuse, una specie di musica celtica. Nel frattempo ha inizio un altro brano di musica religiosa con tanto di coro.
Ritento su facebook, potrei mandare dei poke a qualche amico che immagino sta sul sito ma desisto, so che li disturberei, fanno parte della tribù che passa il tempo su farmville, il passatempo per me più inconcepibile, e non aggiungo altro sperando di non urtare la suscettibilità di alcuno.
Nel frattempo la musica si sta facendo tambureggiante. Le note penetrano nel cervello coinvolgendomi in un'atmosfera irreale.
Qualcosa di positivo, in tutti i sensi, la potrei fare come scrivere un racconto su poesie e racconti. Per la verità qualche idea già da qualche giorno che mi sta frullando in testa ma non è ancora giunta a maturazione, è ancora un frutto acerbo, necessita di ulteriore maturazione. Allora che faccio?
Ecco, improvvisamente la soluzione! Stamattina mia figlia mi ha chiesto cosa sapessi del Grido, un famoso quadro. Le ho risposto di non saperne nulla sebbene il nome mi dicesse qualcosa, ma non riuscivo a collegarlo a nulla di preciso. Ora posso benissimo documentarmi. Non ci vuole molto, una paio di clik.
Ecco, ci sono, pochi istanti e... la memoria mi sovviene. Il quadro apparso sul monitor mi riporta indietro di circa quarant'anni, quando frequentavo le superiori. Ricordo perfettamente che con i compagni ci abbiamo scherzato su, disegnandoci affianco, dopo averlo riprodotto, le caricature dei professori.
Oggi, nell'intimità del mio studio, lo rivedo sotto un'ottica certamente più matura. Mi soffermo sul volo della figura in primo piano, da esso traspare un sacro terrore. Leggo le poche righe di spiegazione. Non mi interessano le due figure degli amici in secondo piano e nemmeno il rosso tramonto che avrebbe scatenato nell'autore angosce e terrore. Quella figura quasi spettrale mi irretisce, mi costringe a fissarla e, solo allora, mi pongo la domanda su cosa realmente abbia scatenato quella reazione.
La musica alla radio è cambiata, ora trasmette una saga medievale, altra variante di musica celtica. L'atmosfera nella stanza si fa più soggiogante.
Mi soffermo su quella sconvolgente espressione dell'uomo del quadro. Cosa hai visto realmente?

123

1
7 commenti     0 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

0 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati

7 commenti:

  • Michele Rotunno il 18/07/2010 23:27
    Grazie Ivan. Mi auguro di rincontrarti ancora.
  • Ivan il 18/07/2010 21:30
    Ti ho incrociato per caso, mi sono fermato senza una gran voglia di leggere, poi mi ha incuriosito il titolo, ho iniziato... la voglia mi é venuta. Un incontro che valeva la pena fare. Davvero bravissimo.
  • Michele Rotunno il 09/07/2010 19:16
    Caro Guido i poke, dice mia figlia sono i bip della messaggeria e non ne so più. Se poi mi ha fatto un altro scherzo come quello della foto... embè, pazienza!
    Parlando di cose serie, per controcommentare a tutti avrei bisogno di molto tempo e una gran volontà di "aprirmi del tutto". Questa c'è, il tempo credo di no. Probabilmente lo farò a modo mio, con un altro racconto. Ci sto pensando.
    Grazie a tutti, siete tanto cari.
    Michele
  • Paola B. R. il 09/07/2010 19:10
    Alla fine ti sei fatto travolgere dal suo
    silenzioso urlo... e menomale non ti hanno sentito entrando!!
    Bravo, un bel brano!!!!!!
  • Anonimo il 09/07/2010 17:30
    Se puoi pensare, ragionare, perfino sulla morte, vuol dire che sei vivo. Io la penso così. Non tento di darle un significato, una spiegazione, non sono in grado. La accetto come parte integrante della vita, visto che ne costituisce la fine. Tra tutte le descrizioni che le varie culture ne hanno fatto, ritengo la più valida quella degli antichi romani: Un lungo sonno senza sogni. Ciao Michele. Bellissima disgressione. Complimenti.
  • laura cuppone il 09/07/2010 15:06
    ... beh... beh... io soffro di sindrome di Stendhal...
    scoperto a Milano... l'anno scorso.
    ora non ci vado più da sola.. viene sempre qualcuno con me per tenermi... sveglia, vigile.

    l'urlo forse mi avrebbe fatto lo stesso effetto... ma non per la morte, non associato a quello seppure un senso di soffocamento lo sento trasmesso benissimo dal tuo racconto...
    mamma mia come sei profondo, miche!

    Lau
  • Guido Ingenito il 09/07/2010 14:38
    il mio quadro preferito (ex equo con la persistenza della memoria di Dalì, l'ho visto dal vivo (uno dei tanti) a Oslo. meraviglioso dipinto.
    torniamo al racconto.
    complimenti. ho la tua stessa paura, solo a pensarci mi spavento follemente. Però il Munch non ci aveva infilato la morte, ma ognuno è giusto che lo interpreti come meglio crede, soprattutto se è colto e intelligente come te.
    bellissima la chiusura, una boccata d'ossigeno che però non cancello ciò che hai trasmesso.
    bravissimo Michele

    (ma tu non eri ignorante in computer&co? cosa sono i poke? )

    Guido

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0