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Dalla prospettiva di Dio: San Benedetto

Per elevare San Benedetto a compatrono d'Europa, la Chiesa deve averne avuto di buone ragioni, non solo perché il monaco per primo concepì il progetto del monastero per come oggi è organizzato, ma perché la vita e le opere di Benedetto furono straordinarie.
Gregorio Magno (540-604) monaco e successivamente Papa, racconta nei "Dialoghi" i prodigi che operò in vita Benedetto. Dal carisma della conoscenza (simile alla chiaroveggenza, solo che questa non viene utilizzata per il bene comune, ma viene spesso ostentata come potere personale) alle visioni soprannaturali celesti, passando per le guarigioni fisiche e alla liberazione degli spiriti diabolici, fino alla resurrezione di un bambino.
Ma il buon taumaturgo, da dove attingeva tale forza? Gregorio Magno spiega che quando il rapporto con il Signore è intimo e sincero attraverso la preghiera si riescono a compiere dei prodigi, ma anche nel caso in cui la volontà umana è conforme a quella divina si ottengono i medesimi risultati. E in Benedetto sinergicamente operavano entrambe le dinamiche.
È facile immaginare l'affetto che avesse attorno a sé Benedetto, ma anche l'invidia che suscitava nei religiosi non altrettanto virtuosi, al punto tale che per due volte tentarono di assassinarlo. Benedetto era ancora giovane, quando una piccola comunità di monaci chiese al Consacrato che fosse il loro abate. Solo dopo tante richieste, Benedetto accettò, ma l'osservanza monastica imposta ai monaci corrotti non piacque, così progettarono di avvelenarlo, mescolando nel vino una sostanza mortale.
Durante il pasto comunitario, al momento della benedizione del vino, la brocca che lo conteneva si frantumò in mille pezzi e Benedetto ebbe salva la vita. Anche un sacerdote di nome Fiorenzo tentò di eliminare il Monaco, inviando un pane avvelenato che venne nella circostanza presentato come un pane benedetto, segno di amicizia. Ma anche il secondo tentativo venne smascherato ed il pane gettato in un luogo lontano e sicuro.
Forse l'episodio che testimonia maggiormente il carisma della conoscenza di Benedetto è la simulazione che fece il Re dei Goti, Totila. Giunto a poca distanza dal monastero di Montecassino, Totila incaricò il suo scudiero Riggo di vestire e calzare gli ornamenti regali e, al seguito mandò tre conti tra i più fedeli e devoti: Vul, Ruderico e Blidino. Poi, con un messaggero fece avvisare i monaci del suo arrivo. Appena Riggo entrò nel monastero, Benedetto intimò al falso Re di deporre le vesti.
Scoperto l'inganno, gli impostori caddero a faccia a terra, si rialzarono, tornando indietro e comunicarono al Re l'accaduto. Totila entrò nel monastero, si prostrò a terra, ma amorevolmente Benedetto lo sollevò, pur non risparmiandogli i suoi rimproveri. Al conquistatore Goto profetizzò che avrebbe conquistato Roma, poi la Sicilia, e che avrebbe regnato per nove anni, ma al decimo avrebbe perso la vita ed il Regno.
Forse risulta incomprensibile perché Benedetto avesse abbandonato le comodità della vita ad Enfide (Affile) per ritirarsi in una grotta tra i boschi di Subiaco, oggi Sacro Speco, e vivere per tre anni della carità del monaco Romano, il quale rinunciava ad una parte dei suoi pasti che consegnava a Benedetto in giorni stabiliti, legandoli ad una fune e facendoli calare da una rupe che sovrastava la spelonca. Eppure Benedetto obbedendo a quella che ad un prima osservazione può sembrare una scelta di vita, rinunciò ai beni paterni, agli affetti ed agli studi letterari appena intrapresi a Roma.

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3 commenti:

  • tania rybak il 18/08/2010 23:59
    direi, i santi che potremmo essere se avessimo la stessa fede, fede come un granello di senapa, ma che smuove le montagne... nulla è impossibile per il Signore e san Benedetto questo lo sapeva, per questo la gloria non è dei santi, ma è di Dio, l'unico che tutto può, noi siamo solo i suoi umili servi e figli amati... bravo Fabio
  • Fabio Mancini il 17/08/2010 15:16
    La tua bramosia, Michele, è solo sete di Dio. Questo articolo è il secondo di una serie di biografie che scriverò sulla vita dei Santi e che come abitudine pubblicherò anche qui. Un caro saluto, Fabio.
  • Michele Rotunno il 17/08/2010 13:21
    Ah, come mi appassionano questi racconti! È questa la circostanza in cui divento un lettore vorace, non immagini la mia bramosia.
    Avanti tutta Fabio!

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