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La tremenda profezia (seconda parte)

Erano passati molti anni dallo sterminio dei cavalieri fatei, e adesso il mondo di Anec era molto cambiato: non c'erano più tanti staterelli disuniti e a volte in contrasto tra loro ma un unico e immenso impero che riuniva i vari popoli sotto le medesime istituzioni e una unica bandiera. Una situazione che sembrava positiva, ma non lo era perchè i popoli erano governati con leggi maligne e il pugno di ferro e la bandiera che seguivano era quella della schiavitù.
Adesso tutti erano costretti a sottostare ai decreti infami dell'imperatore Parsek il più potente maestro oscuro mai esistito, più potente del suo maestro Plesius perchè riusciva a fare cose che nessun cavaliere oscuro aveva mai fatto: poteva scatenare tempeste e cataclismi naturali, diffondere malattie e uccidere chiunque a distanza di chilometri con la sola forza del pensiero. Inoltre disponeva di una banda di cavalieri oscuri e di un esercito di soldati ben equipaggiato. La sua residenza era nel palazzo che prima era stato sede del consiglio fateo e da lì Parsek governava da signore incontrastato come aveva sempre sognato. Nessuno sognava di ribellarsi a lui, e chi ci provava di solito faceva un brutta fine che scoraggiava altri oppositori.
Un giorno l'imperatore ricevette una visita graditissima: i suoi figli Quasar e Melinda adesso diciottenni erano venuti a stare con lui. Con slancio e commozione li strinse a se suscitando stupore nei suoi discepoli che si meravigliarono di come un uomo tanto crudele potesse avere simili sentimenti, ma il loro signore era felicissimo e non si curava di nessuna etichetta.
Parsek dispose che sua figlia Melinda venisse educata nelle lettere, nella filosofia, negli affari di governo e nell'erboristeria come conveniva ad una futura imperatrice; mentre di sua mano iniziò Quasar alle arti della cavalleria oscura per farne un cavaliere simka e completò il suo addestramento nel giro di cinque anni, i più felici della sua vita. Per associare a se i figli nel governo l'imperatore li faceva assistere alle udienze, alle pubbliche amministrazioni e persino alle esecuzioni, ma non si accorse che i due giovani, pur amandolo molto erano disgustati dalla malvagità con cui amministrava l'impero, questo perchè la fata Arminenda con il rituale del battesimo aveva inculcato il bene nei loro cuori.
Un giorno Quasar domandò al padre il permesso di stabilirsi per un certo tempo nel palazzo dei boschi del nord, perchè si sentiva stressato e confuso e aveva bisogno di tranquillità. Parsek si addolorò perchè intuiva che al figlio non piaceva stare con lui, tuttavia dopo averlo salutato con affetto gli concesse di fare ciò che voleva e si avvicinò maggiormente alla dolce Melinda. Poco dopo vi fu una violenta ribellione nelle province del sud e Parsek mobilitò al massimo le forze militari e i suoi cavalieri oscuri per sedarla, facendo finire tutto in un bagno di sangue. Melinda rimase terribilmente scossa dall'accaduto e per dieci giorni non volle mangiare. Il padre riuscì a stento a tranquillizzarla e farla ragionare dicendo che come governante doveva comportarsi per forza con durezza, perchè quel che davvero contava era garantire un impero forte e unito al suo popolo e dunque lui stava facendo il bene di tutti.
Dopo questi fatti la situazione fu sostanzialmente tranquilla per due anni, la principessa Melinda provò a raddolcire il carattere duro e dispotico del padre, ma scoprì che neanche lei poteva rimbonirlo e ispirargli sentimenti di pietà.

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4 commenti:

  • Salvatore Cipriano il 25/09/2010 08:28
    Grazie ragazzi degli apprezzamenti, ma voi siete certo più bravi di me!
  • sara zucchetti il 24/09/2010 20:53
    Splendido! avevi ragione se ne è pentito ma non è andata male lo hanno fatto rinascere.
  • Anonimo il 24/09/2010 00:03
    chapeau! al tuo racconto... che incanta e rapisce...è come se leggendoti apro una porta segreta e mi getto in un mondo che non c'è ... e finalmente vivo nelle tue trame... grazie
  • Anonimo il 23/09/2010 17:03
    È il tuo miglior racconto!
    Diventi sempre più bravo!

    A. R. G

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