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Sul treno Roma-Milano

C'era una volta... è un modo banale di iniziare un racconto, ma è il più bello, e, in genere, i miei racconti iniziano così, perché è questa la firma della fanciullezza che abita in me.
Dicevo... c'era una volta un ragazzo, un ragazzo con qualche capello bianco e con il sorriso negli occhi prima che sulle labbra, che amava la vita e tutto ciò che alla vita riusciva a strappare, anche con un po' di fatica, anche con qualche lacrima. Il suo punto di forza: le emozioni che riusciva a provare, per le cose profonde e per le cose banali. Il suo punto debole? Le emozioni che non riusciva a frenare e che lo rendevano troppo spontaneo e vero in un mondo ormai troppo ragionato...
... come quel giorno che sul treno Roma - Milano sul quale, come spesso accadeva, era salito con largo anticipo, cercando pigramente il suo posto assegnato dal destino. Guardava dal finestrino la stazione che provava, a passo di lumaca, a svegliarsi dal sonno pesante di una notte da nausea. Guardava i clochard che, avvolti nei loro cenci preziosi, sdraiati sui loro letti di cartone conquistati a fatica solo qualche ora prima, non sentivano minimamente il rumore di frotte di gente frettolosa ed infreddolita dalla stanchezza, vomitata dai treni che arrivavano l'un dopo l'altro come millepiedi pregni ormai da giusto tempo.
Il momento non era dei migliori, l'ambiente neanche, ed il viaggio si prospettava, come sempre, noioso e infinito. Il suo posto poi, lontano dal finestrino e anche di spalle al senso di marcia, cosa che odiava, a dir poco.
Non aveva, allora, alcun motivo per abbozzare sorrisi, e quella scocciante sensazione di vuoto che avviluppava il suo animo, provocata dai pensieri che nascevano alla vista di quel mondo inusuale, rendeva ancora più grigio quel viaggio.
Rientra di colpo nella scena della realtà non appena si accorge che il posto di fronte al suo non è più vuoto, ed una attraente visione riempie i suoi occhi.
Lei non ha capelli bianchi. È sapientemente truccata, i suoi occhi non sembrano saper ridere... peccato... se lo fossero... beh... allora si, che sarebbe perfetta. Le sue mani, di molto curate, si muovono sicure, arpeggiando tra le pagine di un libro. Il profumo delicato ma deciso che emana comincia a lasciare il suo corpo per librarsi nell'aria. La sua bocca, sapientemente disegnata con il rossetto, fa pensare ad un fiore che potrebbe sbocciare in qualunque momento.

Ora il mondo esterno non esiste più. L'unica calamita, per i miei occhi, è questa persona che ho davanti e che sembra non essersi neanche accorta che io esista.
Ma, e non è certamente difficile che accada, i nostri occhi si incontrano, gli sguardi si sfiorano, ed un soffio di intesa sembra scorrere tra di essi, dando vita ad un gioco sensuale ed inaspettato.

Sono caratterialmente riservato, non amo introdurmi nei pensieri degli altri se almeno non leggo nei loro occhi l'accenno ad un invito, ma, a volte, mi sento di essere l'esatto contrario. E questa è una di quelle.

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1 commenti:

  • Anonimo il 06/10/2010 20:48
    Un attimo di defaiance quando passi alla narrazione diretta ma per il resto penso tu abbia ben descritto il sogno di ogni viaggiatore.

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