racconti » Racconti brevi » Storia mai nata
Storia mai nata
L'odore di salsedine, le urla e l'odore del mercato del pesce entravano dalla sua finestra.
Si lavò con poca cura come era solito fare, tagliò un pezzo di pane con del formaggio e lo posò nello zainetto di tela, si mise il berretto accese la terza sigaretta della mattinata, inspirò cosi forte da fargli sputare maledizioni e fumo.
Scese per la via che lo portava al mare, come ogni mattina. Tirava un vento spaventosamente caldo quel giorno, non era neppure un vento estivo, sembrava provenire da terre più lontane, quelle terre che Andrea non aveva mai visitato, troppo pigro per avventurarsi in certe imprese.
Lui amava la sua Trebisacce, il viale che lo portava da casa al mare, il silenzio straziante delle onde che si infrangono sugli scogli, le bestemmie dei pescatori ad una pesca scadente, il lamentarsi costante dei gabbiani sulla sua testa. Si sdraiò, gambe conserte a fissare il cielo cercando inspirazione per una poesia, amava scrivere, di storie mai accadute, di eroi, di rivoluzione e pace, fissava le nuvole cercandone una che lo ispirasse, sognò cosi forte da addormentarsi.
Dormì una vita, almeno cosi gli sembrò, quando apri gli occhi il cielo era nero come le tenebre.
Si alzò di scatto, prese la sua sacca e si avviò verso la piazza cittadina.
Era una notte incantevole, le stelle sembravano fatte della materia di cui sono fatti i sogni, la brezza era diventata calda ed avvolgente.
La città che lo circondava era quella che conosceva bene, le case nuove e vecchie unite dalla stessa storia, una città che non vide nessuna delle guerre mondiali, ma se le vide passare sopra la testa come gli aerei e le bombe, una città toccata solo dalla povertà, una povertà che portava all'arte dell'arrangiarsi, ai piccoli furti, alla puzza di fame che in quei tempi univa tutti.
La città si divideva in due parti:la "marina"ed il "paese", unite e disunite negli anni da conflitti ideologici e politici, una piccola Berlino, divisa da un muro invisibile ma invalicabile.
La piccola stazione, ai piedi del paese era il luogo di ritrovo di prostitute, alcolizzati e poveri diavoli durante tutta la notte, bottiglie rotte e puzza di profumo accompagnavano nottate interminabili e buie. Andrea era sempre lì la notte, divideva il vino con gli alcolizzati e le storie con le prostitute, illuminato dal bagliore tenue del fuoco acceso in un cassonetto.
Alle prime ore del mattino si alzava dal quel giaciglio occasionale fatto di carte di giornale e poco altro e si riavviava verso casa portandosi dietro la sua sacca e la sua giornaliera solitudine.
Alle 6 del mattino tutto quello che animava il paese erano l'abbaiare dei cani e le prime cler
delle botteghe. Un solo posto attirava completamente la sua attenzione, quel negozietto di vestiti all'angolo, dove timida e composta sistemava le ultime cose una bellissima fanciulla, una di quelle bellezze antiche, che si vedevano solo nei film dei primi anni 60', una bellezza composta, mai volgare, occhi di un grigio ghiacciato, pelle di latte, chiara come la luna, i capelli color miele gli cadevano sulle spalle per poi finire sulla schiena, un seno appena accennato era coperto da un vestito leggero che valorizzava le forme. Ne restò folgorato, folgorato dalla prima volta che la vide, nella sua semplice magnificenza.
Non si permise mai di presentarsi, ne era quasi intimorito, come quando si ammira un'opera d'arte e se ne rimane affascinati senza però poterla toccare, aveva nei suoi riguardi una sorta di ammirazione, forse non la voleva neppure per se, non si sentiva pronto, voleva solo godere della sua voce, del suo profumo fruttato e della sua eleganza che trapelava da ogni movimento.
Andrea era un ragazzo estremamente timido, troppo chiuso nelle sue paure adolescenziali che si portava dietro da ormai 30 anni, non aveva mai vissuto esperienze amorose che valesse la pena vivere, il suo svezzamento amoroso avvenne per mano di una certa Chanel, che della famosa stilista aveva solo il nome, una prostituta di basso livello che Andrea frequentava nelle notti annebbiate dal gioco e dall'alcool. Non aveva mai avuto paura di piangere, la sofferenza faceva parte della sua vita costantemente, tranne in quei momenti in cui si sdraiava in riva al mare e solo lì poteva sentirsi libero di sognare..
Mille pensieri riempirono la sua testa mentre fissava la ragazza finire di aprire il negozio, intanto una goccia glì bagnò il viso, poi furono due, tre fino ad arrivare ad un acquazzone terribile che inzuppò i suo scarso abbigliamento ed i suo ricci capelli color mandorla, la fissò ancora un secondo poi la salutò senza farsi vedere, girò le spalle e si diresse nuovamente verso il mare.
Il tempo peggiorava continuamente, lampi e fulmini culminavano sempre con un boato sordo che faceva sobbalzare il cuore e la terra. Si mise a correre, Andrea, cosi forte che non sentì neppure i suoi passi sulla terra bagnata, solo il battito del suo cuore risuonava tra un fulmine e l'altro, sempre più forte quasi volesse scoppiare. Nei pressi della spiaggia lasciò cadere la sua sacca e la sua speranza, corse sulla riva stremato, cercò la prima imbarcazione levò la corda e la spinse in mare.
Si voltò ancora un secondo, il viso tagliato dalle gocce sembrava non essere più il suo, i capelli scuri e ricci avevano preso la forma del mare. Quella notte alzò gli occhi, guardò casa sua, vicino alla vecchia chiesa, si voltò e salì sull'imbarcazione, salutando il suo amore ed i suoi fantasmi per sempre.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Bravissimo:hai decisamente del talento! Non serve aggiungere altro.
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0