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Non ancora
Marisa
Se qualcuno glielo avesse chiesto lei non sarebbe stata in grado di riferire quale fosse il suo stato d'animo. Era, contemporaneamente, delusa, svuotata, amareggiata, disillusa, offesa, disperata, arrabbiata, ... innamorata: follemente, disperatamente innamorata, ma convinta, con estrema lucidità, che era tutto finito per sempre! Tutto era accaduto senza che se ne rendesse conto, gli eventi si erano susseguiti quasi accavallandosi l'un l'altro senza che, né Marisa, ma forse nessun altro al suo posto, se ne potesse rendere conto. Era scappata, scappare era normale per lei, molti la giudicavano cinica, ma lei scappava per paura, per sottrarsi ad altri avvenimenti che avrebbero potuto farle ancora più male. Normalmente il suo fuggire consisteva nel sottrarsi agli eventi e agli altri. Stavolta, invece, era andata via, Marisa era scappata veramente, lontano, il più lontano possibile, e, in lacrime.
Pensò di recarsi a Marzamemi, un posto meraviglioso baciato da Dio con tanto sole, mare, luce e magia. C'era stata l'estate scorsa con lui, approfittando di un suo impegno di lavoro nelle vicinanze. Era finalmente riuscito, dopo tanto tempo in cui lei lo aveva desiderato, a ritagliarsi una briciola di tempo tutta per loro. Era stata Marisa, poi, a scegliere la località. Non c'era mai stata, ma, le avevano parlato di quel posto le sue amiche, lo avevano visto in un film di Salvatores, " Sud ", l'avevano descritto come un luogo che esprime silenzio, situato nella punta estrema della sua amata Sicilia come ultima frontiera. - Se devi scegliere tu un luogo là vicino, vai Marzamemi - le aveva detto, in modo particolare Maria, una cara amica che aveva conosciuto in palestra, e con la quale era entrata subito in sintonia - è un posto magico, ti piacerà, ne sono certa, ti conosco. Rimarrai incantata, forse più dal posto che da lui. - - Smettila di denigrarlo, - rispose Marisa - mi fanno impazzire i suoi impegni e i suoi problemi familiari: ma io sono folle di lui! - - Calma, calma, scherzavo. E chi te lo tocca! - Si, le poche amiche che ne erano a conoscenza non erano contente di quella relazione e Marisa sapeva bene che avevano ragione, ma il suo cuore di certi discorsi non ne voleva proprio sapere! Così, quando il suo istinto le gridò di darsi alla fuga, lei pensò proprio alla " Baia delle tortore ": Sentì, dentro di sé, che in quel luogo avrebbe trovato un attimo di stasi per la sua mente che nel giro di pochi giorni sembrava impazzita: l'aveva lasciata, no, non era il termine giusto, l'aveva mollata, Paolo l'aveva scaricata, così senza nemmeno una parola.
Il "viaggio"
In preda a quella paura, che si era impadronita di lei, si recò alla stazione ferroviaria e chiese un biglietto per arrivare alla " Baia delle tortore ". L'impiegato, prima, strabuzzò gli occhi, dopo, le disse che la località era inesistente. Marisa si scusò, nel suo vortice si era scordata di dare il nome del luogo e aveva dato il significato che gli Arabi gli avevano attribuito quando avevano dato vita al villaggio: ci aveva rimuginato tanto prima di arrivare alla stazione! - Scusi, desidero andare a Marzamemi, un biglietto per il luogo più vicino, grazie. - E così, nel pomeriggio partì, era un treno locale e quindi quel viaggio sembrò interminabile e la sua fuga più lontana. C'era poca gente sul treno, di questo fu felice, abitualmente parlava poco con gli estranei, nel caso specifico non voleva neppure aprire bocca, aveva tanti pensieri nella sua testa e tante lacrime pronte a sgorgare libere dai suoi occhi! Partì da Catania subito dopo pranzo e arrivò che già cominciava a fare buio. Durante il viaggio la sua mente non poteva fare a meno di pensarlo. Glielo aveva presentato un amico, gli era piaciuto subito. Alcuni parlano di alchimia: ecco, sicuramente c'era stata tra di loro, anche se, all'inizio, lei pensava che fosse una sensazione solo sua, ma si sbagliava, anche lui aveva provato lo stesso "incantesimo". Un giorno, Marisa, passava, per motivi di lavoro, per la piazza Duomo ad Acireale, aveva incontrato un conoscente con il quale si era fermata per scambiarsi gli auguri di buon anno appena passato, mentre parlava con lui vide Paolo, il suo cuore fece un salto, non pensava che lui la riconoscesse, invece, appena lei lasciò il suo amico, lui le andò incontro di corsa, le fece gli auguri baciandola sulla guancia. Poi le chiese di prendere qualcosa al bar. Fu un momento che Marisa non dimenticò mai...
Era Gennaio, e il freddo e l'umido che avvertì, recandosi nell'unico alberghetto che aveva trovato, era notevole, così, riposto il piccolo bagaglio all'ingresso, tirò fuori dalla borsa sciarpa, berretto e guanti e si incamminò verso la parte antica del paese.
L'antico paese
Aveva chiesto informazioni alla padrona dell'albergo, una signora anziana che stava dietro il banchetto dell'angusto ingresso, sistemata e truccata come se stesse aspettando l'autista per andare a prendere il tè con un'amica: sembrava "la regina madre"... - Appena esce e va sulla sinistra si trova già nell'antica Marzamemi-, aveva detto, ed era proprio vero, imboccata la stradina notò subito, una dietro l'altra, come dei soldatini messi in fila, minuscole casette, tutte uguali, eppure, ognuna diversa dall'altra. Gli ingressi, ma soprattutto i muri bianchi di quelle "abitazioni", corrosi dal vento, dal tempo e dalla salsedine, raccontavano, quasi urlando, le loro innumerevoli storie, fatte, sicuramente, di fame, di pianti, di attese, di chiacchiere della povera gente che ci aveva abitato. Marisa, esattamente come avevano detto le sue amiche, rimase, ancora una volta, ipnotizzata da quelle visioni! Arrivata in piazza, dove vi si trovava anche una chiesetta della stessa epoca, si sentì proiettata in una cornice naturale senza eguali, in uno scenario magico, dove le sembrò di percepire l'odore forte della storia, il caldo torrido dell'estate e le voci briose e suadenti di migliaia di gente venuta da chissà dove. Ora, in inverno, si sentivano solo il vento di ponente ed il grido imperioso del mare. Rimase lì a girovagare, come in trance, per diverso tempo, ammaliata dalle ombre delle persone che frettolose si muovevano per quelle strade che, anche se illuminate, rimanevano in penombra. Poi, accovacciatasi su un gradino, stringendosi di più nella sua sciarpa, cominciò a sciogliersi in un pianto liberatorio. Le scoppiava la testa per la disperazione, odiava e amava quell'uomo che aveva occupato la mente e ogni millimetro del suo corpo; aveva provato a staccarselo di dosso, c'era riuscita per parecchio tempo, ma una parte di sé, proprio quella che era rimasta attaccata a lui, era morta! Fu per questo che decise di rivederlo.
Quella notte dormì male, il rumore del vento, della pioggia che batteva sulle imposte, e delle onde che si infrangevano con violenza sugli scogli la svegliarono di continuo. E poi non faceva altro che pensare ad una giornata meravigliosa che, insieme, avevano trascorso sulla spiaggia antistante l'isola Bella di Taormina. Il luogo aveva un'atmosfera da favola, e non solo perché era lì con Paolo! Certo, godere di una località con la persona amata è un'altra cosa, ma quel posto incantava comunque! Era un "angolo di paradiso", quante volte l'aveva sentito dire, e ogni volta Marisa aveva pensato al solito luogo comune di dire, ma entrando in acqua, con Paolo, e girandosi verso la spiaggia, si sentì proiettata come dentro ad un film, solo che la scena non era costruita ma reale! Alla sua sinistra, morbidamente adagiata sull'acqua, cera l'isola Bella con quella lingua di terra che in certi momenti affiora e dopo un po' viene sommersa dal mare. Di fronte, la spiaggia bianca fatta di ciottoli, e dietro la riva un boschetto di pini marittimi che provocano, grazie ai nidi presenti, un assordante e continuo cinguettio che accompagna per tutto il soggiorno: e sopra i pini, in alto in alto, proprio in una delle grandi curve della strada che si inerpica verso Taormina, una balconata a picco sul mare. E poi la gente, tanta, tantissima, pronta a rubare ogni piccolo incanto di quel luogo per riempirsi il cuore di beltà. Ecco, lì era stata completamente felice, Paolo non smetteva di baciarla, di dirle quanto l'amava, in acqua i baci, misti all'acqua salata, diventavano più "morbidi" e stranamente più dolci! Marisa si sentiva in un sogno.
All'alba tornò la quiete, così Marisa si addormentò. Si svegliò tardi, però c'era il sole! Dopo una rapida doccia scese giù e fece un'abbondante colazione al bar davanti l'albergo, poi si diresse veloce verso la piazzetta dove era stata la sera prima.
Rimase abbagliata da tutto quel bianco, di giorno era ancora più bello: il sole fa dovunque lo stesso effetto, caccia via le ombre e stimola il sorriso. Adesso vedeva le casette in modo nitido: certo erano case molto umili, non c'erano segni di " Barocco " o quant'altro, ma il fascino che emanavano quelle povere abitazioni non avevano nulla da invidiare a molti altri monumenti storici sparsi sulla Terra. Marisa, dopo aver girovagato, si appollaiò su dei gradini e cominciò a pensare ai suoi problemi, in fondo era arrivata sin là proprio per questo. Il sole era tiepido, nonostante il freddo invernale, e la piacevole sensazione le fece venire davanti agli occhi il volto amato di Paolo.
Paolo
Di una cosa era certa, pur nella consapevolezza che la loro storia non potesse andare avanti, il solo pensiero di lui le accarezzava le guance e la mente, e, nonostante tutto, continuava a rappresentare la parte più bella della sua vita. Lei lo amava da sempre, ma, adesso, un dubbio l'aveva assalita: lui l'aveva mai amata o era stata una passione come la squadra, un cane, un hobby? Piangeva pensando a questo, era stata sempre convinta che lui fosse innamorato di lei perdutamente e adesso non ne era più sicura. Eppure pochi mesi prima, era estate, era stata lì con lui. Insieme, tenendosi per mano come lui soleva fare affettuosamente, avevano gioito di quella luce, del mare, e di tutta quella gente che come loro girava per quelle stradine, ridendo e ciarlando di tutto e di niente, proprio come si fa quando si è in vacanza. Un pomeriggio, Paolo, le aveva detto che voleva andare a Vendicari. - Sono venuto diverse volte qui, ma non ci sono mai stato, dicono che sia oggi una delle zone tipiche, per i pantani, più rappresentative d'Europa ed è conosciuta in tutto il mondo. Mi piacerebbe visitarlo con te. - Passarono un pomeriggio dolcissimo. Il luogo, carico di passato, pare che i primi insediamenti partono dalla preistoria, non poteva lasciare delusi neanche due innamorati che non avevano, di fatto, occhi che l'uno per l'altro. E poi la spiaggia: candida con un mare che sfiorava il turchese. Avevano adagiato i loro teli da bagno e lì, in quel posto da favola, avevano trascorso un pomeriggio felice!
Mentre continuava a rodersi e a ferirsi, il profumo che veniva da una di quelle casette adibito a bar le fece venire una gran fame. Effettivamente si erano fatte le due e il suo stomaco reclamava pietà, lui era insensibile all'amore! Decise così di fare un pranzo veloce lì stesso e andarsene, dopo, a riposare.
Il pomeriggio
Crollò, nel suo letto, la notte prima aveva dormito quasi niente, così non sentì la burrasca che nel frattempo ci fu. Quando nel pomeriggio uscì dovette chiedere alla " regina madre " la cortesia di un ombrello. - Prenda quello che le piace, li teniamo qui per questo, non sempre quando si va fuori uno si ricorda di portarselo dietro! - - Forse lo si fa per buono augurio, non piace a nessuno pensare alla pioggia se si è fuori casa! - rispose Marisa. La signora scoppiò a ridere e anche lei rise di cuore, era da giorni che non lo faceva. Che quel posto fosse magico?
Tornando a gironzolare per le stradine sotto quella sottile pioggerellina, però, tornò nuovamente ai suoi tormenti. Forse non era solo colpa di Paolo, lui non l'aveva più cercata proprio perché sapeva che la sua vita non gli permetteva di farla felice, poi erano tornati insieme, ed era bello come prima, forse di più, sicuramente molto di più! Probabilmente, però, qualcosa era cambiata, lui era ancora più impegnato e lei più bisognosa di affetto, e così, dopo solo poco tempo, lei divenne nervosa. Una sera, dopo molti giorni che non si vedevano, Paolo mancò all'ennesimo appuntamento e non la chiamò, Marisa aspettò tutta la sera e poi tornò a casa avvilita, sconfortata, ma, soprattutto, umiliata. La mattina dopo aspettò una sua chiamata, inutilmente, ma, forse lui non aveva avuto nemmeno il tempo per farlo, ma Marisa era troppo abbattuta per poterlo giustificare. Quando si decise a chiamarlo in ufficio le riferirono che era fuori sede per lavoro. Paolo, aveva l'ufficio ad Acicastello, diverse volte, proprio perché vicino, si erano visti, fugacemente, nel porticciolo di Acitrezza, alcune volte avevano pranzato insieme con un panino, in macchina o raggomitolati, proprio come due bimbetti, dietro una barca, tenendosi la mano, guardandosi negli occhi, baciandosi teneramente con unici testimoni i faraglioni di Acitrezza. Al telefono le rispose Angelo, il segretario, - L'avvocato è partito per un congresso, ha bisogno di un appuntamento? - - No - rispose Marisa - avevo chiamato solo per un saluto, richiamerò tra qualche giorno, grazie. - Non lo chiamò perché pensava che non fosse il modo giusto per chiarirsi: però, non si sentirono più. Le lacrime a quel ricordo scendevano giù copiose e inarrestabili, non riusciva più a frenarsi e un dolore le spaccava il petto. All'improvviso, sentì una piccola mano che delicatamente le toccava la spalla. Si girò, e, con gli occhi appannati per le lacrime, vide una bambina dai lunghi capelli neri tenuti con una coda, i vestiti che indossava erano sgualciti, sembrava proprio che nel tempo avessero avuto diversi padroni. - Perché piangi? - le disse la bimba - anche il tuo papà non torna dal mare? Il mio manca da molti giorni e la mamma è disperata, non ha più niente da farci mangiare. Tu ne hai fame? Quando torna il mio papà ti darò qualcosa. - Marisa per qualche secondo rimase senza parole, anche perché dietro alla bambina vide un altro bambino più piccolo, sporco e con tutto il moccio che gli scendeva sul viso. - No, io...- stava per parlare quando un rumore fortissimo le fece girare la testa per guardare. Era uno stormo di tortore che, smesso di piovere, si rimetteva in volo. Poi si voltò per rispondere alla bimba ma non c'era più né lei né l'altro che aveva appena visto. Si alzò e cominciò a cercarli, corse pure, ma ciò che vide fu solo il barista che sistemava le sedie ed il tavolino e le donne frettolose che, con i pacchi della spesa, tornavano a casa a preparare la cena. Continuò a guardarsi attorno ma erano spariti, spariti proprio come un sogno appena svegli per un rumore. Cosa era successo? Aveva avuto una visione? Però il dolore era passato, anche le lacrime si erano fermate. Si sentiva più leggera. Sembrava un segno, era serena, quel luogo era veramente miracoloso.
Continuò a girare e curiosare per le stradine, poi decise che per cena sarebbe andata in un ristorante a mangiare come si deve. Era strano, ma, si sentiva addosso la speranza e la sua vecchia grinta, forse non era andata come pensava, forse doveva ancora lottare, non poteva fermarsi... non ancora!
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