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Deserto di Sangue

Korti, Sudan, 1888

- Possiamo rischiare la traversata?
Sean McLean stava ritto sulla gobba del cammello e osservava l'arabo pochi metri più avanti. Zahli era seduto con le gambe incrociate sul lungo tappeto di stuoia che aveva disteso sulla sabbia fresca del mattino. Anche se l'uomo non aveva risposto subito alla sua domanda, Sean sapeva che stava meditando proprio per potergli dare una risposta precisa. Il mattino non aveva ancora strappato tutti i brandelli di oscurità dalle dune sabbiose del deserto e alle loro spalle la piccola città di Korti era solo un ammasso nero contro il lucore opaco del cielo. Il placido Nilo scorreva a un centinaio di passi sulla loro sinistra e Sean poteva sentire la brezza che soffiava docile attraverso i canneti che cingevano la riva del grande fiume: l'ultimo assaggio di vegetazione per decine di miglia.
Sean avrebbe preferito costeggiare la riva del grande Bahr el-gebel, così il Nilo era chiamato dalle popolazioni indigene, ma la battaglia che si svolgeva più a Sud tra gli uomini del Mahdi e gli inglesi rendeva quel percorso troppo pericoloso. Le ultime notizie parlavano di un esercito di rinforzo pronto a raggiungere Khartum, assediata dagli uomini del predicatore islamico, il Mahdi. Sean era un fiero appartenente del glorioso impero britannico, ma sicuramente incrociare l'esercito imperiale poteva creare qualche problema e il suo viaggio ne sarebbe risultato compromesso. Doveva muoversi con rapidità ed evitare il più possibile gli effetti di quella sanguinosa guerra. In quel frangente la rapidità si trasformava in oro sonante e non voleva rinunciare a nemmeno un grammo della ricompensa. Avrebbe sì raggiunto Khartum, ma seguendo la via della morte, attraverso il temibile serir, il deserto di sassi. Si sarebbe avvicinato alla città del Mahdi, Omdurman, per poi attraversare il Nilo solo all'ultimo istante.
- Sarà un viaggio difficile e mortale, mio signore - disse alla fine il saggio Zahli. Alzò la testa e puntò lo sguardo negli occhi fieri dell'uomo con il quale viaggiava. - Ma ce la possiamo fare - concluse, con un ghigno storto. Nonostante il turbante gli coprisse parte del volto Sean poteva notare la lunga cicatrice che sfregiava i lineamenti di Zahli. Quell'uomo aveva affrontato decine di battaglie e combattuto con nemici astuti e pericolosi, ma era sempre sopravvissuto. Il suo corpo martoriato portava ben visibili i segni di decine di battaglie, ma nel suo sguardo era sempre accesa la scintilla infuocata del combattente. Nessuno come Zahli sapeva sopravvivere in quel deserto arido e Sean si fidava ciecamente del giudizio del nubiano.
Sean annuì e distolse gli occhi dal corpo del compagno, che nel frattempo si stava rialzando. Lasciò vagare lo sguardo lungo tutto l'orizzonte verso Sud. Lui era vissuto molti anni in quei luoghi inospitali e selvaggi, ma senza una guida esperta e fidata non sarebbe sopravvissuto neanche un giorno e una notte.
- Sveglia il vecchio - ordinò infine, indicando con la testa verso gli uomini che li attendevano cinquanta passi più indietro, appena oltre il confine di Korti. - Se vuole fare il suo viaggio lo farà a modo nostro. - Con un sorriso incitò il vecchio Zahli. - Non senti già il profumo dell'oro, buon amico?

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