Ri-costruire se stessi è l'unica possibilità che abbiamo per poter dire di aver vissuto veramente.
Io, sto giro, ricomincio da qui.
16 Ottobre 2010
Tiro fuori la moleskine, sono in taxi. Guardo fuori dal finestrino.
L'immagine è sfocata.
Fuori campagne londinesi.
Dentro migliaia di pensieri che si scontrano per poi scoppiare come bolle di sapone.
Frammenti di ricordi che si scagliano contro il petto. Mi sforzo di non pensare agli sguardi che ho lasciato in aeroporto ma a volte sembra quasi che voglia soffrire, come se fosse questo l'unico modo per respirare l'essenza della vita.
Domande su supposizioni.
Pause.
Supposizioni su domande.
Idiosincrasie.
Vertigini.
Ancora pause.
Sospiri di speranze, sospiri a scacciare le ombre.
Guardo ancora dal finestrino, la luna continua a seguirmi o almeno così avrei detto da bambina.
Il cielo è ancora lì e il mondo sembra non accorgersi di niente.
Eppure in quel preciso istante forse la mia vita sta cambiando.
O forse in effetti non sta succedendo granché.
Anche il taxi continua a lasciarsi dietro asfalto senza esitare.
Neanche una minima di idea di dove sto andando ma improvvisamente la più straordinaria consapevolezza di quello che ho lasciato e che possiedo mi riempie il cuore.