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Effetti collaterali

Li avevo fatti tagliare corti, una prima volta e poi una seconda ancora di più.
Così da essere pronta.
Mi avevano detto che sarebbe avvenuto una decina di giorni dopo la prima chemio.
Speravo solo che mi succedesse in casa. E non in pizzeria, ad esempio.
Mi rendevo conto che i miei capelli erano diventati secchi, privi di vita; da alcuni giorni avvertivo una sorta di formicolio, come se più e più volte mi venisse strappata una cuffia di gomma, troppo stretta, dalla testa.
Avevo cenato. La lingua impastata di quello che ormai descrivevo come una mescolanza di cartone, gomma di pneumatico e sabbia.
Il gomito appoggiato a reggere, durante la lettura, la tempia sinistra, un gesto istintivo mi fa passare le dita tra i capelli e mi ritrovo una ciocca sul tavolo; inizio a staccarli, quelli che vengono via e li appoggio, man mano, nel piatto rimasto accanto al portatile. Sensazione nuova che mi spinge ad andare avanti e avanti ancora, alla fine mi rimarrà in testa una cresta molto punk e due ciuffi laterali da Commissario Basettoni.
Avevo deciso che non avrei mai usata la parrucca ed ho fatto così: al suo posto mi avvolgevo il capo in sciarpe di seta, anche due per volta, aumentando il volume in proporzione al peso corporeo, anch'esso in crescita.
Aprile: sono già passati due mesi.
Lo specchio a tutta altezza nell'antibagno mi cattura, mentre vi passo nuda davanti. È un flash, un attimo che mi fa elaborare l'immagine riflessa così da pescare dal cassettone un pareo, di quelli che mi porto in Sardegna: lo passo in mezzo alle gambe e me lo lego ai fianchi, con un elastico drizzo il ciuffo di capelli al centro della testa, appoggio gli avambracci sulle cosce divaricate e mi piego leggermente in avanti: signori, ecco il lottatore di sumo!
Un momento di incredulità e poi arriva la risata.
Fragorosa.
Irresistibile.
Catartica.
Sono ormai in preda alle lacrime, costretta ad appoggiarmi alla parete per non finire in terra ma alla fine vi scivolo egualmente, continuando a ridere a crepapelle.
Il 2004 me lo ricordo anche per questa risata.

 

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5 commenti:

  • Andrew Abel il 28/11/2010 13:06
    Ho sempre pensato che riuscire a immedesimarsi nella vita e nelle sensazioni di uno scrittore, è il risultato di un arte immensa dello scrittore stesso. Mi piace molto come scrivi. Complimenti.
  • Giovanni Barletta il 28/11/2010 12:06
    Solo la scrittura è in grado di rendere partecipe alle proprie esperienze chi ne è fuori. Ma ha anche un effetto lenitivo sulle nostre personali sofferenze. Saper descrivere con levità consente di far arrivare il messaggio direttamente al cuore. Un abbraccio
  • Anonimo il 28/11/2010 10:49
    Notevole il distacco con il quale riesci a scrivere un simpaticissimo pezzo su un momento della vita che vedrebbe il sottoscritto( uomo forte ed atletico, tutto d'un pezzo) crollare come un burattino. Forse anche tu avrai avuto le tue crisi, certo, ma saperne parlare in questo modo ti rtende onore. e poi mi è piaciuta la forma. complimenti. Ciaociao
  • Claudia Ravaioli il 26/11/2010 00:56
    Scritto in questi giorni ma la "cosa" è avvenuta nel 2004. Risata ancora vibrante comunque!
  • Michele Rotunno il 25/11/2010 22:52
    Nulla da commentare se non con un abbraccio simbolico tanto fortr da sentire le vibrazioni di quella risata. Auguri, auguri, auguri!

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