Un groviglio color sangue, un filo di lana indistricabile e dai contorni impossibili. Non si vedono gli estremi, non si vede il capo, non si vede la fine.
Ho un sogno.
Uno sguardo esterno, pulito, sicuro, tranquillo, pacifico, abile, che sbircia dentro me e capisce. Mi guarda con i suoi occhi limpidi e chiari, mi indica qual è il capo del filo da prendere e mi insegna come fare a districarlo. Non lo fa al posto mio, non si sostituisce a me, mi affianca. Mi mostra i movimenti da compiere e quelli da evitare per non rompere il filo. Mi spiega come rimediare nel caso dovesse strapparsi. Perché un rimedio c'è per tutto, vorrei che mi dicesse, per ogni strappo lieve o violento che sia.
Da sola la mia anima è indomabile. Come un gattino, che gioca
sereno e spensierato con un filo di lana, pensa di fare bene, pensa di non fare nulla di male. Invece inconsapevolmente, con le sue unghie affilate che la vita gli ha donato, aggroviglia, annoda, strappa e lacera, lasciando dietro a sé il caos.
C'è bisogno di addomesticare il gattino.