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La calda terra

Quando vedevo dall'alto queste pietre non le notavo mai.
Non immaginavo fossero così dure, così fredde, che facessero così male. Io non pensavo a loro perché nel cielo stavo così bene, prima. Potevo andarmene liberamente ovunque volessi. E adesso, invece, sono prigioniera di queste pietre, di questo freddo, di questo dolore, della mia disperazione. Stavo così bene prima. Prima quando all'infelicità non pensavo mai. Non c'era alcun motivo per non essere felice. Ma non riesco più ad andarmene via da qui, fa così freddo che non riesco ad abbandonare queste rocce. Non posso più volare.
Non avrei mai voluto rendermi conto di quanto sia gelida la solitudine.
Adesso c'è qualcuno però. Qualcuno che lentamente si sta avvicinando. È un uomo. Non cammina molto bene su queste rocce, pende verso una grossa cesta che regge con una sola mano.
Si ferma. Sembra avermi visto. Dice qualcosa che non riesco bene a capire. Riprende a muoversi e si siede vicino, là dove le rocce cominciano a diminuire per lasciar spazio ad un'immensa morbida libera pianura.
È inutile continuare a beccare le ali: sono immobili, quasi come se non facciano più parte di me.
L'uomo mi sta guardando, riesco a vedere i suoi occhi sbiaditi e lucidi.
Rigira fra le dita alcune piume azzurre e verdi che ha raccolto per terra.
Oramai non ho più nemmeno la forza di avere paura, mi sento sempre più debole.
Ha acceso un fuoco con delle carte che ha preso dalla tasca. Non ho idea di cosa stia facendo, del perché ha raccolto una manciata di terra. È adesso tiene quella terra nel palmo della mano, aperta accanto al fuoco.
Sento che le mie forze se ne stanno andando, il freddo mi sta uccidendo, la vista si sta appannando.
E improvvisamente questo tepore, non capisco cosa sia ma mi sento così bene, vedo l'uomo sorridere.
Non riesco a capire quanto tempo sia trascorso. Finalmente riesco a muovere le ali, vedo cadere attorno a me sulle rocce della fina e rossastra calda terra.
Il freddo se n'è andato.
L'uomo mi prende da terra e poi, non so come, sono di nuovo in cielo. Posso di nuovo volare. Vedo di nuovo le dure rocce dall'alto e poi la pianura erbosa.

Adesso sono libera.
Vivo grazie al caldo cuore di qualcuno che mi ha liberata dal gelo.
Io vorrei che ognuno sia così buono verso gli altri.
Sono felice adesso.

 

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8 commenti:

  • Silvia Nottoli il 22/06/2011 11:00
    Grazie tantissimo Dora
  • Dora Forino il 22/06/2011 10:59
    Un racconto che ti conduce per mano a sfogliare una storia commovente ed intensa.
    Brava Silvia.
  • Silvia Nottoli il 09/06/2011 18:54
    Grazie
  • Marika Rig il 09/06/2011 02:19
    Bello... veramente pieno... Mi sà che leggerò anche le altre cose che hai scritto ^_^
  • Silvia Nottoli il 19/04/2011 14:25
    Grazie tantissimo, davvero !
  • Guido Ingenito il 18/04/2011 16:23
    Nemmeno vent'anni e scorgo delle riflessioni che mi colpiscono per profondità e conoscenza. Silvia, non smettere mai di scrivere, ti scongiuro.
    vediamo se prima o poi pubblichi qualcos'altro. io spero di sì.

    Guido
  • Anonimo il 29/01/2011 12:34
    Per essere una bimba, non sei male
  • Anonimo il 29/01/2011 11:38
    Originale e ben scritto... l'ho letto come se fossero i pensieri di alcune gocce di pioggia umanizzata ad arte dall'autrice... invece poi mi accorgo che è un animale, dai tags... probabilmente un uccello. Sarebbe stato bello anche se fosse stata acqua che evaporava ed andava in cielo fra le nuvole... vabbè... ciaociao

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