AUGURI MILITANTI
1
- Alzati, Pietro, porcomondo!
Non deve aver preso una botta molto forte, perché Pietro si rialza subito con un colpo di reni, facendo leva sul manico della sua katana conficcata nel terreno. Con un balzo si ritrova in piedi, alle spalle del Guerriero che lo aveva colpito pochi istanti prima gettandolo a terra. Si muove come un asso delle battaglie aeree della Grande Guerra, Pietro, quando fa così! È passato solo un attimo da quando aveva il nemico "in coda" e ora è lì, dietro la sua schiena, pronto a massacrarlo. E i suoi salti, le sue piroette, sono degni del giovane masai che è. Estrae la katana dal suolo fangoso e la conficca in mezzo alle spalle di quel Guerriero che sembrava imbattibile. Io ne vedo un altro che sta voltando l'angolo per attaccarci ma sono in vantaggio e lo secco senza problemi con una raffica di Uzi. Un messaggio mi lampeggia sulle visore, accompagnato da un suono acuto e irritante: "ALERT WEAPONS EXHAUSTED". Erano le ultime munizioni, accidenti! Getto l'arma, ormai in-servibile ed estraggo la mia katana. Lo sguardo interrogativo di Pietro incrocia il mio, duro. "Duro" solo perché non mi piace farmi sorprendere disperato. Preferivo avere un arma che mi permettesse il combattimento a distanza, mi hanno sempre fatto paura i corpo a corpo, ma tant'è... Faccio cenno a Pietro di seguirmi e voltiamo l'angolo, addentrandoci nel cuo-re del labirinto, le lame protese in avanti, strette all'impugnatura con entrambe le mani. Il buio si fa sempre più fitto man mano che procediamo attraverso l'intrico dei passaggi. Guardo l'orologio per consultare l'energia che mi resta e vedo che è sufficiente per la-sciarmi schiarire un po' le tenebre. Ho fatto bene a fare il pieno prima di avventurarmi qui dentro! Evoco allora una luce tenue perché ci illumini il cammino e vediamo che il dedalo si biforca nuovamente. Scegliamo la via a sinistra (izquierda siempre, diceva mio nonno). Un gruppo di quattro Guerrieri, enormi, ci sbarra la via. Il mio compagno ne decapita uno, io infilzo il secondo. Ma gli altri hanno concentrato i colpi inferti dalle loro micidiali picche sulle nostre gambe. Pietro cade sulle ginocchia con i femori spezzati. Sto per cadere anch'io, le gambe consumate fino a metà, ma prima di soccombere riesco a tagliare la te-sta del terzo Guerriero. Poi crollo a terra, movendomi epilettico come una blatta rivoltata sulla schiena. Siamo inermi ora, Pietro ed io, e il Guerriero rimasto, il quarto del bel grup-petto che ci ha aggrediti e che rischia di passare alla storia come quello destinato a stron-care le nostre vite, punta la sua arma verso la parte vulnerabile dei nostri tronchi ormai privi di qualsiasi difesa.
È la fine?
2
- È la fine? " mi chiese Dragonfly la bella, osservando la sequenza dei tarocchi peru-viani che aveva fatto scivolare sul tavolo. La prima carta rappresentava un fulmine (elettri-cità), la seconda la pioggia (acqua) e le seguenti erano tutte nere. Il presagio era piuttosto ovvio: cortocircuito, morte, fine!
- Lo sai che non mi fido delle carte " risposi, ma solo per sdrammatizzare, perché un po' ci credevo.
- E allora perché mi hai chiesto di leggerti il futuro, Harry?
- Perché ero stufo di starmene ad aspettare tuo fratello senza fare niente, tesoro " Un sorriso sardonico accompagnò la mia risposta, così malizioso che avrebbe meritato di es-sere spento da una bastonata!
In quel momento un tizio alto e magrissimo, solo nervi e muscoli, entrò nel locale che occupavo con Dragonfly e un'altra ventina di compagni, una tintoria industriale dismessa.
- Ti presento mio fratello Pietro " mi disse la splendida, confermando quello che avevo già intuito. Si assomigliavano, i due. Stesso taglio degli occhi, stesso bel profilo, stesso sorriso brillante (che Pietro mi offrì, entrando), stesso colore scurissimo della pelle.
Quella specie di giraffone si rivolse a me:
- Sono contento di conoscerti, Harry, sei praticamente una leggenda per noi!
- Anche per me è un piacere, Pietro, tua sorella mi ha raccontato di te: mi ha detto che ti serve una mano ma non ha voluto spiegarmi i dettagli. Dice che questo è affare tuo, sta scritto nel destino... o qualcosa del genere... in questi giorni sembra molto attirata dall'esoterismo e dal mistero. Infatti mi ha appena predetto una sorte non proprio benevo-la, ma io non mi faccio spaventare... mai... e lei lo sa.
- Allora non avrai nessuna esitazione ad assisterci " disse Pietro, con un abbozzo di ri-sata che subito si trasformò in un accesso di tosse (chissà cosa fumava, il negretto). " Credo che tu sia l'unico in grado di aiutarci, Harry.
Quindi Pietro, il grande Peter Punk, il leader del movimento Liberi Di Occupare Spazi, aveva davvero bisogno di me. Quando sua sorella mi aveva accennato la faccenda, avevo preso il discorso come un diversivo, per altro di scarsa efficacia, per evitare i miei tentacoli tra un bacio e l'altro. "Tieni occupata la mente Harry e mani a posto, che queste cose non stanno bene tra amici", insomma. Che poi mica lavoravano male, le mie mani!
- Ho sentito parlare molto bene di te, Harry Squatter, e non solo da mia sorella. So che sei un esperto del mondo digitale, un vero mago, e puoi essere molto utile a noi Liberi, e forse al mondo intero. E poi mi piace molto la frase con cui ti presenti nella home page del tuo sito: Harry Squatter, colui che trova semplicemente antiestetico qualsiasi sistema ordi-nato, anche quello metrico decimale. Sei dei nostri, Harry!
- Mi fa godere il fatto che tu mi abbia definito "mago". In genere mi chiamano tutti vol-garmente "pirata" - commentai con gli occhi che mi brillavano!
- È quello che penso davvero! Comunque, Harry, tu sai che noi del Movimento ci bat-tiamo per l'informazione libera e gratuita. Il problema sta nel fatto che Iron Bar, che con-trolla la quasi totalità delle Corporazioni della Terra, è entrata in possesso dell'informazione che potrebbe salvare l'umanità: il codice per curare e debellare il virus del Neuropox. E la nasconde al mondo.
3
Il Neuropox era una malattia che si stava diffondendo rapidamente su tutta la Terra. La patologia si era sviluppata da pochi mesi ma sembrava già intenzionata a vincere la sua personale battaglia contro la vita. Il virus, molto simile al tristemente noto vaiolo, si propa-gava sia tradizionalmente attraverso l'aria che, più subdolamente, tramite i collegamenti della rete neurale che doveva allacciare chiunque volesse connettersi alla realtà virtuale, il che era indispensabile per lavorare, comunicare, divertirsi... vivere.
L'umanità, governata da Corporazioni commerciali dopo il collasso degli stati nazionali, rischiava seriamente l'estinzione a causa di questo flagello che colpiva il sistema immuni-tario, che impazziva, identificando l'organismo stesso come una malattia da debellare. Quindi era proprio il sistema immunitario che ordinava all'organismo di demolirsi, cellula dopo cellula. Visivamente la malattia si manifestava con piaghe ed ascessi rivoltanti ed estremamente dolorosi che si aprivano varchi nella pelle del malato. Finora non era stato trovato nessun rimedio, nemmeno per alleviarne i sintomi, anche perché restavano miste-riose le cause dell'insorgenza della malattia. Il NP era comparso dal nulla cominciando a mietere vittime senza alcuna spiegazione apparente. Ma sembrava che gli scienziati di I-ron Bar fossero riusciti a sintetizzare un antidoto, un codice da istallare nella corteccia ce-rebrale degli ammalati che poteva rimuovere il virus del NP.
Iron Bar, la persona più potente della Terra, aveva però crittato il codice nascondendolo in una sezione inaccessibile del suo sito commerciale, eden. com, il cosiddetto "Meravi-glioso Impero", divulgando delle release a scadenza poco costose, efficaci ad immunizza-re contro il virus per 45 giorni. Nelle ultime settimane erano morte circa ottocentomila per-sone a causa del NP e il terrore stava dilagando, rendendo tutti disposti a fare qualsiasi cosa pur di sconfiggere il male.
Si poteva dividere l'umanità in due categorie: da una parte c'era la popolazione con un minimo di potere d'acquisto, quella interessante per Iron Bar, e loro avrebbero potuto permettersi 45 giorni di immunità dal virus; c'erano poi tutti gli altri, che erano la maggio-ranza e che non avrebbero avuto nessuna speranza di sopravvivere. Comunque anche il primo gruppo si trovava nella situazione di dover prima o poi prevedere un'immunità defi-nitiva, visto che l'antivirus a scadenza era rilasciato una sola volta per ogni cliente e l'integrazione determinante veniva proposta ad un prezzo elevatissimo per chiunque. Su questo agiva il meccanismo escogitato da Iron Bar. L'aggiornamento definitivo del codice sarebbe stato dato gratuitamente a chiunque fosse stato disposto a farselo istallare diret-tamente nell'ipotalamo, anziché nella corteccia cerebrale. A quel punto la persona era immune dal NP ma il programma le inoculava ironbar. vbs, uno script che agiva in quella parte di organismo priva di difese rendendo la vittima irrimediabilmente schiava, uno zom-bie che da quel momento avrebbe consumato solo i prodotti che Iron Bar avesse deciso di fargli utilizzare.
4
- Iron Bar tiene l'informazione segreta per ricattare l'umanità... e noi vogliamo impedir-glielo!
- Pietro, ma cosa ci guadagna, davvero, Iron Bar da tutto ciò? In fondo è già abbastan-za potente da manovrare il mondo a suo piacimento e da ignorare qualsiasi forma di dis-senso, mi sembra... - osservai timidamente, considerando che Pietro e i suoi erano l'unica opposizione - ... e il suo potere persuasivo, quel fascino particolare, il suo soft-power, le permette già di influenzare a suo piacimento i gusti della gente... cosa vuole ancora, la merda suprema?
- Continuare ad esistere, Harry... - concluse Pietro con un sorriso amaro.
Mi si dipinse sulla faccia una smorfia interrogativa:
- Cosa vuoi dire con "continuare ad esistere", Pietro? Iron Bar è l'unica ad esistere in pieno, ora come ora. È riuscita ad imporre la sua etica commerciale che prevede di ante-porre la salute delle Corporazioni al resto, e tutti, quasi tutti, sembrano apprezzarla.
- Harry, Iron Bar si comporta come se fosse una specie all'apice della piramide alimen-tare, una specie predatrice, giusto? E come tutti i predatori, per sopravvivere, per dare un senso a quella che lei considera una missione, ha bisogno di procurarsi della cacciagione. Oltre a sfamare lron Bar stessa, la specie predata permetterà la sopravvivenza anche del-la sua discendenza, la razza destinata a dominare il pianeta.
- Iron Bar avrà una discendenza? " continuai a chiedere, curioso.
- Certo, ma non nel modo tradizionale e piacevole che conosciamo. Iron Bar non me-scolerebbe mai il suo patrimonio genetico con un essere umano, quindi clonerà se stessa in alcune migliaia di copie. Abbiamo scoperto il suo progetto violando il suo sito informati-vo qualche mese fa... - concluse Pietro.
- Ma vuoi dire che questa nuova razza si ciberà di noi? Ci darà la caccia e si metterà a banchettare con le nostre carni? Mi sento davvero idiota a continuare a chiederti spiega-zioni, ma proprio non riesco ad afferrare il fine ultimo di tutto ciò...
- Hai ragione, Harry, e nemmeno io saprei rispondere precisamente alla tua domanda. Credo, e sottolineo "credo", che Iron Bar desideri questa sorta di controllo totale e definiti-vo sul resto dell'umanità per evitare il rischio di trovarsi a dover competere con una specie troppo forte per lei, che poi sarebbe l'umanità tutta.
- E per fare questo ha deciso di entrare praticamente in simbiosi con una malattia infet-tiva, quindi?
- Proprio così, Harry, l'abbiamo sempre detto che Iron Bar è una merda!
Tutto questo mi aveva convinto:
- Sono con voi, Pietro, mi fa schifo anche solo immaginare un futuro del genere!
Senza esitare decidemmo di collegarci per entrare nel sito commerciale di Iron Bar, per rubare la cura al NP, aiutare un sacco di gente e, soprattutto, guastare i progetti della stronzona!
Una volta collegati entrammo nel Meraviglioso Impero. Era la prima volta che visitavo un sito di Iron Bar. Mi avevano informato che erano tutti strutturati come dei labirinti, e questo non faceva eccezione.
- Spero tu sia pronto, Harry " mi disse Pietro, o meglio, il suo avatar, che si presentava come snello adolescente africano, armato solo di una corta spada giapponese. Anch'io tenevo una katana assicurata al fianco, ma tra le mani stringevo una mitraglietta Uzi, che era la mia arma preferita.
Consultando la mappa del labirinto che mi forniva il mio visore, mi accorsi che eravamo nei pressi della porta dietro la quale stava il luogo dove Iron Bar nascondeva il codice. Trovare la combinazione per aprire quella porta sarebbe stato un giochetto per me. Co-minciai a correre verso la mia meta quando Pietro mi afferrò per un braccio e, faccia se-rissima, mi disse:
- Vai piano, Harry. Sicuramente Iron Bar ha infestato il labirinto di Guerrieri, i software che controllano l'ordine nel sito, piuttosto primitivi ma molto efficaci! Bisogna fare atten-zione... " furono le ultime parole che Pietro disse, prima di crollare a terra. Dietro l'angolo che stavamo per svoltare ci stava attendendo un Guerriero, gigantesco. Aveva una mazza di dimensioni proporzionate alle sue, e prima che noi ci accorgessimo della sua presenza aveva colpito Pietro, che cadde a terra con un grido soffocato. Il mastodonte alzò subito la sua arma sul capo di Pietro, deciso a spappolarlo. Io fui colto assolutamente impreparato, tanto da non riuscire ad inquadrarlo nel mirino dell'Uzi. Mi sentivo pietrificato. L'unica cosa che fui capace a fare fu di urlare: - Alzati, Pietro, porcomondo! -
5
- È la fine!
Dopo avere eliminato i primi Guerrieri, sembra davvero che quest'ultimo sia pronto a farci la festa definitivamente - È la fine, Pietro! " riesco ad urlare verso il mio compagno, che vedo a terra, avvolto in un mantello nero. Diavolo di un Peter Punk, ha trovato il tem-po di vestire a lutto il suo avatar, l'immagine di se che proietta in questo sito. Io mi snodo il fazzoletto rosso e nero che tengo al collo offrendo la gola alla lama del Guerriero, come se fossi un lupo che, avendo perso la battaglia, si rende inerme alle zanne del suo avver-sario. La picca del bestione sta per affondare nella mia giugulare, privandomi del collega-mento sia con il mondo virtuale del sito sia con quello reale. Se mi elimina qui mi elimina per sempre da qualsiasi realtà! Allora posso, e devo, fare quello per cui mi sto arrendendo al Guerriero, dandogli la possibilità di finirmi. Mentre sferra il colpo mortale volto di scatto la testa, e la lama affonda per quattro centimetri nella mia nuca, giusto tra le prime due vertebre cervicali. Il dolore è terribile, ma in questo modo parte del mio midollo spinale e una buona quantità di liquor mi escono con un fiotto biancastro dalle vertebre, entrando in contatto con la sequenza di zero e uno che compongono il software nel quale stiamo vi-vendo. In pratica ora sono connesso direttamente, il mio corpo fisico fa parte del sito. Le mie sinapsi, i miei nessi biologici, agiscono molto più velocemente dei collegamenti digita-li, trasferendo una maggiore quantità di dati. Provo ad utilizzare i miei nuovi poteri deci-dendo di riprogrammare tutto. In un attimo riacquisto le mie forme. Un mantello nero ri-prende vita confermandomi che anche Pietro è in piedi, integro. Il Guerriero si dissolve, tanto quanto il panorama intorno a noi, che da labirinto si trasforma in una specie di piatta distesa di sabbia.
- Harry, ce l'hai fatta! Sei un Bakunin, anzi, sei un vero mago!
Pietro incredulo si guarda intorno. Sì, sono un mago: i colori del nuovo ambiente che ho creato si fanno sempre più nitidi e tutto è luminoso. Ogni particolare della scena è chiaro.
Ma dopo pochi secondi avverto un cambiamento, dentro di me! L'immagine di Pietro lentamente si sfoca, assieme alla proiezione visiva di tutto ciò che lo circonda. La preci-sione dei dettagli che riesco a distinguere diminuisce alla velocità con cui era aumentata fino a pochi istanti prima. Se volessimo rappresentare la mia capacità di percezione con una parabola diremmo che, avendo oltrepassato il suo apice, ora comincia un'inesorabile discesa: le immagini si sgranano, si confondono, con i pixel che si riducono di numero, in-grandendosi. La risoluzione è sempre più grossolana. Ma non è solo la vista a tradirmi, in questo momento. Un larsen mi tappa le orecchie e tutto comincia a girarmi intorno. Barcollo, il mio baricentro volteggia come a ballare un valzer, ora.
Mi sento stanchissimo.
Sarebbe così bello dormire un po'!
Non posso fare altro che svenire!
- Harry, sveglia... Harry.
È la voce di Dragonfly la prima cosa che sento quando riapro gli occhi. Lei mi sta amo-revolmente colpendo il viso con buffetti leggeri. Che belle mani ha! Siamo di nuovo nel nostro loft, nella vita reale. La dolcissima mi aiuta a mettermi seduto, ed entra nel mio campo visivo anche Pietro, in piedi accanto alla sorella.
- Cosa è successo, Pietro? " biascico, con la sensazione di aver dormito un'eternità.
- Ti sei collegato direttamente, Harry. Sei riuscito a connettere le tue sinapsi alla rete, e in pratica hai agito come un software biologico. Solo che per farlo hai perso una grande quantità di liquido cefalorachidiano, hai avuto un brusco abbassamento della pressione endocranica e ti sei sconnesso, sei "caduto". Sì, insomma, hai perso i sensi. Allora mi so-no scollegato anch'io e... eccoci qua! -
Dragonfly mi sfiora una guancia con le labbra, e io volto la testa di scatto per baciarla sulla bocca. Sto tornando in forma!
Una fitta alla schiena mi irrigidisce. Le tempie pulsano impazzite e mi fa male anche il collo. Ma mi sforzo e riesco a parlare:
- Ora dobbiamo tornare nel Meraviglioso Impero e trovare il codice che può curare il NP, e dobbiamo farlo subito...
Una ondata di fancazzismo mi fa tornare lucido: - ... bé, massimo domattina.
6
Dragonfly è voluta venire con noi, questa volta. Ha scelto un avatar delizioso: una spe-cie di Lara Croft nera e maggiorata, che somiglia molto alla sua immagine reale. Pietro si presenta con le sembianze che doveva aver avuto quando è stato sottoposto al rito dell'iniziazione alla vita adulta nel suo villaggio: un giovane masai, con un panno coloratis-simo a cingergli i fianchi stretti e la pelle degli zigomi torturata dalle incisioni sacre. Stona un po' l'acconciatura dei capelli, un crestone mohicano puntato dritto verso l'alto, di colore blu elettrico. Per conto mio sto usando il mio solito avatar, che poi è identico al mio corpo autentico. Mi sono solo permesso di indossare una T-shirt nera molto aderente, dove campeggia, a caratteri helvetica rossi corpo 72, la scritta "CSOA MATTONE ROSSO". Non ho idea di cosa significhino quelle parole, ma anni fa trovai una maglietta identica tra la roba di mio nonno. Troppo bella!
Ci dirigiamo subito verso il cuore del Meraviglioso Impero, il luogo che ieri non sono riu-scito a violare, e dove Iron Bar " ormai non abbiamo più dubbi " conserva il codice. Ve-diamo la porta. Ma un Custode, un software di sistema decisamente più temibile dei Guer-rieri che ci avevano intralciato ieri, ci sbarra la via. Si presenta in forma di scimmione con gli occhi fiammeggianti, fauci da felino e zampe da rapace con tanto di artigli. Tra le mani tiene un'enorme ascia bipenne, il cui taglio è lungo almeno un metro e mezzo. Pietro, co-me da copione, lo scavalca con un salto e gli appare alle spalle. Alza la sua lancia con en-trambe le braccia e la conficca quasi per intero in mezzo alle spalle del Custode. Lui si volta svogliato, come se l'imprevisto lo avesse appena infastidito, e guarda Pietro... sem-plicemente fissa lo sguardo nei suoi occhi, e lui all'istante si immobilizza. Il Custode allora alza lentamente la sua ascia e sferra un colpo sul giovane masai, dividendolo in due parti simmetricamente uguali.
- Pieeeetrooo! " lo spostamento d'aria provocato dall'urlo di Dragonfly mi fa vibrare i timpani: vedo la Deliziosa che sguaina una corta daga e si lancia verso il Custode, il volto sfigurato, a metà tra un'inconsolabile disperazione e la furia vendicatrice. Devo fare qual-cosa prima che la mia libellula si faccia male! Ma lei è già balzata, con una capriola pode-rosa, a mezz'aria verso il Custode. Planando verso terra Dragonfly lancia la sua arma, e la lama si pianta proprio in mezzo agli occhi di quel mostro, là dove dovrebbe esserci la stringa vulnerabile del codice sorgente che lo anima. Ma nemmeno questa volta il Custo-de sembra danneggiato. Si sfila quello che a lui deve sembrare uno spillo da sarto e in-chioda Dragonfly a terra con le sue zampe da gallinaccio... un artiglio a bucarle il cranio. Io so che non tutto è perduto, quindi mi preparo ad attaccare il Custode. Mi concentro: lo vedo di fronte a me, non come essere diabolico ma come complessa sequenza binaria. Ma dove posso agire all'interno del suo codice? Ci devo provare, sperando di avere fortu-na; gli entro all'interno passando dagli occhi e sporcandomi tutto di umor vitreo: accidenti se sono realistiche queste simulazioni! La stringa di codice alla quale ho accesso dai suoi occhi non mi aiuta, non è un frammento vulnerabile, e il Custode riesce ad insinuarsi den-tro di me attraverso un orifizio che è meglio non nominare. Comincia ad agire sulla compi-lazione del mio codice: mi sta crackando, mondo ladro, ed è uno smanettone bravino, lo scimmione! Ormai dovrei esserci abituato ma mi fa sempre un certo effetto scivolare nell'incoscienza, e questa potrebbe essere la volta definitiva. Mi impongo ancora un mo-mento di lucidità e con uno sforzo immane penetro nella fessura che aveva aperto Dra-gonfly in mezzo agli occhi del Custode. Provo a cancellare qualche stringa di programma che mi appare davanti e... effettivamente l'attività distruttiva del Custode rallenta! Nem-meno io posso agire molto velocemente, visto che sono già stato danneggiato parecchio. È una gara a chi si elimina prima tra impulsi condotti biologicamente e quelli che viaggiano nei canali artificiali del Custode. Non mi preoccupo di quello che mi sta facendo il mio av-versario e comincio a smontargli i codici, stringa per stringa. Sento che lui sta lavorando allo stesso modo su di me, perché le forze mi stanno a poco a poco abbandonando. Vedo una zona dell'anima del Custode che si illumina proprio mentre io subisco un calo di ener-gia. Evidentemente è la parte che utilizza per colpirmi. Concentro tutti i miei sforzi su quel-la zona e sento che l'attacco nei miei confronti si fa sempre più debole. Anzi, mi sembra di riacquistare energia, come se la sorbissi dal mio avversario. Ora la visione d'insieme del combattimento sarebbe considerata piuttosto drammatica da un eventuale spettatore: Harry Squatter, il grande, librato a mezz'aria, con le mani affondate in una fessura in mez-zo agli occhi di una bestia repellente. Il Custode poco a poco si sgonfia, fino a scomparire come in una nuvola di polvere. Torno a terra, verso Pietro e Dragonfly. Risistemare la stu-penda non mi risulta difficile ma suo fratello mi crea qualche problema, perciò decido di scollegarmi e ritornare al loft.
Tornati al loft ci mettiamo poco, Dragonfly ed io, a rimettere in sesto Pietro, con i mezzi di cui disponiamo nei nostri locali. In fondo aveva solo bisogno di essere disinfestato da tutti i worm che lo avevano obbligato ad auto-eliminarsi: certo, in genere se vieni tagliato in due virtualmente muore anche il tuo corpo fisico ma il programma che ho compilato per ovviare a questi danni è davvero perfetto! Sono o non sono un mago? Come dei bravi chi-rurghi riusciamo a ricucire Pietruccio nostro, e non si vede nemmeno una cicatrice sul suo corpo.
Ci colleghiamo per violare il nucleo del Meraviglioso Impero, che a questo punto non dovrebbe avere più difese. I nostri avatar non cambiano: ormai ci piacciamo così!
Ci accoglie la distesa di sabbia (consistenza: borotalco!) che avevo programmato per il nuovo ambiente di eden. com:
- Ok, libellulina mia " dico a Dragonfly " ora non ci resta che recuperare il codice, sal-vare l'umanità e poi, se ti va, potremmo prenderci una bella vacanza, tu ed io, e fare tutti quei giochini di cui abbiamo sempre parlato ma mai messo in pratica.
- Macché giochini! Quelle cose le fanno i fidanzati, io non sono la tua ragazza!
- Certo che lo sei, solo che non lo sai ancora, dolcezza. Comunque il nostro lavoro è quasi finito, mi sembra...
- Secondo te possiamo stare tranquilli, ora, Harry?
- Assolutamente si, minha prêta, hai qualche dubbio?
- Beh, uno ce l'avrei... - mormora la mia morettina facendo cenno con il capo verso la brutta sorpresa che ci attende.
Una figura minacciosa ci sbarra la strada, affondando i piedi nella sabbia. Non posso non riconoscerla: è Iron Bar in persona, che si presenta con il suo avatar preferito. Infatti vedo la tipica icona giudaico-cristiana che rappresenta la morte, uno scheletro avvolto in un sudario nero che tiene tra le mani una falce messoria a manico lungo.
- Buongiorno Harry, buongiorno ragazzi... - esordisce Iron Bar, e la sua voce ha la dol-cezza del suono cigolante di un ingranaggio mai oliato. L'unica parte del suo corpo a non essere visualizzata come scheletro osseo è il viso, che sarebbe ripugnante anche senza le vesciche purulente che le ricoprono le labbra: un avatar più esteticamente perverso non sarebbe riuscito a costruirlo, Iron Bar!
La maledettissima stronza è venuta personalmente a difendere il suo sito: proprio non si rassegna a perdere! Pietro e Dragonfly le si avventano addosso prima ancora che io riesca a valutare con cura la situazione ma improvvisamente i loro avatar si dissolvono. Leggo sul visore che ho istallato all'interno degli occhi:
*** @IronBar sets mode: +b P3t3r_P
*** P3t3r_P was kicked by @IronBar (Banned)
*** @IronBar sets mode: +b Dr4goNFly
*** Dr4g0NFly was kicked by @IronBar (Banned)
La fetentissima è riuscita a cacciare i miei compagni dal sito; in genere questa è un'azione irreversibile!
- Sembra che siamo rimasti soli, bellissimo Harry! - mi alita in faccia Iron Bar.
Vedo che si avvicina con fare lascivo e la cosa mi disturba assai! Provo a bloccare le sue facoltà ma non posso, mondo laido! Non riesco a vedere il codice sorgente di Iron Bar, vedo solo le forme ripugnanti che ha deciso di dare al suo avatar. Non bastano le mie facoltà per bypassare le permission impostate da Iron Bar in questo sito!
Allora cerco l'Uzi: niente, ha fatto sparire la mia arma!
Il volto della zozzona è a pochi centimetri dal mio!
- Non sforzarti, Harry, non puoi agire "qui" contro di me! Però ho capito che sei tu il mio vero avversario, quello che ha dato gusto a questi ultimi giorni, non le mezze seghe che affronto di solito. Ciò che ho voluto succedesse finora mi è solo servito a preparare il no-stro scontro. È con te che vale la pena combattere per non annoiarsi. Attirarti fin qui non è stato difficile e distruggerti sarà ancora più semplice. Non è colpa mia se non trovo grandi avversari: si vede che sono troppo forte! Non deludermi almeno tu, Harry! Io ti do una possibilità...
Così dicendo mi scaraventa da una parte e mira alle mie gambe con la falce. Io riesco a muovermi, bontà sua, saltando la lama che puntava ad affettarmi i polpacci e sguaino la mia katana. O meglio, l'avrei sguainata se fosse stata nel fodero. Iron Bar ha voluto di-sarmarmi completamente prima di giocare con me: non vale! Ricado a terra e la mia av-versaria mi pianta la lama della falce a due millimetri dal capo, solo perché mi volto di scatto... il colpo era destinato alla mia tempia destra! Salto allora alle spalle di Iron Bar e afferro la lama della falce. La spingo sulla gola della puzzona, che ho immobilizzato contro un muro. Il taglio le sta già scheggiando le ossa. Lei mormora: - Ehi, Harry, sembra che tu abbia vinto! Se non fosse che non puoi più muoverti... vero?
Mi ha bloccato, la cacca miserabile mi ha bloccato! Vorrei spingere la lama per decapi-tarla ma non riesco a muovere un muscolo. La falce cade a terra. Che gusto c'è a giocare con regole che prevedono sempre il solito vincitore, mondaccio cane?
- Sì, sì, sono troppo forte, tanto da annoiarmi! - continua lei - L'unica cosa che può inte-ressarmi della tua fine certa, sarà che ho deciso di renderla terribile, stupendamente atro-ce. Vedrai, è possibile morire nel peggiore dei modi!
Non riesco a muovere un muscolo. Sento l'alito caldo e maleodorante di Iron Bar che mi invade le narici. Il cesso immondo si avvicina ancora al mio viso e... attacca le sue lab-bra alle mie come una ventosa decisa a sturare il più ribelle dei lavandini! Sento che mi sta passando un mezzo litro di saliva, con una lingua che mi sembra un'anguilla butterata! Perché sta facendo questo? Mi sta solo umiliando visto che non posso reagire?
- Harry, che lingua morbida che hai! - mi sussurra l'orrenda staccandosi dalle mie lab-bra.
- Potrei ucciderti, ora, dissolverti in un'inutile sequenza di caratteri senza senso... ma sarebbe così barbaro! Ho in serbo per te qualcosa di molto più raffinato. Guardati!
Riesco ad abbassare lo sguardo per esaminarmi l'avatar. Una teoria infinita di macchie gonfie mi copre il torace... il collo... le braccia...
- Avrai mica preso il vaiolo, Harry, ah ah ah... - ghigna l'escremento e poi - click! - esce dal sito. Pezzo di merda! Mi ha infettato. Mi ha trasmesso il NP!
Le bolle che coprono il mio corpo sono addirittura più ripugnanti di quelle che istoriava-no il mio avatar! Pietro e Dragonfly, una volta forzatamente sconnessi dal sito, hanno pro-vato a seguire quanto mi accadeva in remoto, da un monitor. Poi, non riuscendo a capire i fatti, hanno provato a scollegare anche me, finché ci sono riusciti e mi hanno riportato a casa. Ho raccontato loro quello che era successo, ma non ce n'era bisogno, visto che le mie pustole, anzi, gli squarci verminosi che si aprono nella mia pelle, sono abbastanza e-loquenti! Sono a pezzi, e non in sento metaforico. Sembra che tirare il calzino a causa del NP sia piuttosto doloroso, mondoporco!
7
Non sento più Pietro e la soave da troppo tempo.
La temperatura del mio corpo è salita parecchio, devo avere le allucinazioni, perché non mi avrebbero lasciato solo in questo momento. Diamine, mi resterà poco da vivere, non possono farmi morire solo come un pidocchio! Faccio una fatica incredibile ma riesco a sollevarmi dal lettino sul quale sono disteso. Mi sembra di essere una torcia umana, tan-to brucio di febbre! Vedo Dragonfly accasciata ai miei piedi. La sento respirare a fatica. Ha il corpo completamente cosparso di bolle violacee. No! Non la mia stellina! Pietro... dov'è Pietro? Vedo anche lui, è seduto davanti al monitor: si è collegato. Sto per avvicinarmi, un paio di secoli il tempo richiesto nelle mie condizioni, quando mi accorgo che si è tolto il vi-sore.
- Rimettiti comodo, Harry, sono tornato nel Meraviglioso Impero a rubare una cosina...
Pietro mi ha istallato il codice per rimuovere il NP dopo averlo fatto a Dragonfly. Prima le signore, certo! Ora possiamo abbracciarci, siamo guariti!
- Come hai fatto, Pietro? Come sei riuscito a prendere il codice anti NP? " chiedo subi-to al giovane Punk...
- Quando ho visto che anche mia sorella era stata infettata, ho capito che anche per me sarebbe stata solo questione di ore, ed era meglio agire. Ci ho provato e mi è andata bene. Ricordavo dove Iron Bar teneva nascosto il Codice e sono andato là. Evidentemen-te dopo averti infettato deve avere abbassato la guardia, immaginando di avere sistemato l'unico pericolo vero. Non penava che anch'io fossi in grado di violare il suo sito. Comun-que sono entrato nel cuore di eden. com, ho violato la "stanza" dove nascondeva il codice e sono tornato subito indietro da voi! Ora bisogna immetterlo nella rete mondiale, renderlo di pubblico dominio
- Claro, Pietruccio, ma Iron Bar non si è ancora accorta della tua bravata?
Un paio di palle! Collegandoci al canale informativo scopriamo che una nuova versione del vaiolo, NP 2. 0, sta massacrando la popolazione mondiale.
" ... ma gli scienziati del Meraviglioso Impero stanno già lavorando ad un nuovo antivi-rus... "
Queste le notizie ufficiali.
Quelle ufficiose, quelle cioè che possiamo dedurre dalla nostra esperienza personale e dalle news che troviamo su popolare. org, il network informativo antagonista, ci dicono che è stata proprio l'immonda defecazione a sviluppare e a diffondere NP 2. 0 dopo che gli era stato sottratto l'antivirus contro la prima versione del Neuropox. E che, probabilmente, è stata lei stessa a compilare il codice virale anche la prima volta!
Non credo di avere molto tempo: NP 2. 0 sta uccidendo un migliaio di persone ogni ora, di questo passo mi si estingue la razza!
- Pietro, passami il codice!
Lavoriamo sull'antivirus per la versione precedente di NP nel nostro attrezzatissimo la-boratorio. L'angoscia ci opprime. Notizie fresche parlano di migliaia di nuovi casi tra le po-polazioni indie dell'Amazzonia... questi, anche se i medici di Iron Bar decidessero di com-mercializzare un antidoto, sono fatti! Non potranno mai pagare per guarire!
Abbiamo a disposizione solo il codice di NP 1. 0 e quello del suo "vaccino"... non riusci-remo a trovare nulla che possa essere efficace contro la versione 2. 0 della malattia, se non ne conosciamo la programmazione!
- Dobbiamo entrare in possesso di NP 2. 0 se vogliamo studiarlo per trovare un antido-to! - dico, ad un certo punto a Pietro, mentre fisso negli occhi sua sorella che riesce a far-mi impazzire anche in queste condizioni di estremo stress, mondoporco!
- Non credo che sarà più possibile violare eden. com, Harry. Iron Bar avrà sicuramente schermato gli accessi al sito, oppure lo avrà chiuso del tutto... penso che perderemmo so-lo del tempo cercando di entrarci...
- E allora come ci procuriamo il codice di NP 2. 0? - chiede Dragonfly, ed è la sua voce che mi da il coraggio di formulare chiaramente l'idea che mi girava in testa già da qualche minuto:
- Ci dobbiamo fare infettare... e poi studiare il nuovo ceppo direttamente su di noi
- Ok, Harry, hai detto la tua idiozia ed ora torniamo al lavoro, per favore - ribatte Pietro, rimproverandomi con lo sguardo per i secondi che avevo sottratto alla nostra ricerca e-sponendo la mia proposta.
- Non è un'idiozia, Pietro... pensaci bene... è l'unico modo che abbiamo per studiare il virus...
- Ma non potremo cercare negli ospedali una persona già ammalata, scusa? - mi dice Dragonfly.
- No, non possiamo... hai sentito che tutti vengono isolati appena manifestano i sintomi del virus? Secondo me è uno stratagemma di Iron Bar proprio per evitare che qual-cun'altro possa studiare la cosa... Comunque ho deciso - dico infilandomi le prese per en-trare fisicamente on line nelle aperture che ho dietro il collo - vado io a farmi infettare... essendo già stato colpito dalla forma precedente del vaiolo ed essendone guarito è pro-babile che io abbia sviluppato una certa immunità alla versione evoluta del virus... - affer-mo deciso.
- Ma tutti e tre siamo guariti dal vaiolo, perché proprio tu... - mi dice Dragonfly guardan-domi con gli occhi umidi. È bellissima, accidenti! Ma questo devo averlo già detto almeno un milione di volte ed odio essere ripetitivo!
- Perché io posso collegarmi direttamente, splendore, e poi l'idea l'ho avuta io! - rispon-do stringendo le labbra in un broncio infantile.
- Va bene, Harry, noi ti staremo vicini, scollegati dalla rete ma ti seguiremo sul moni-tor... saremo pronti a intervenire se ne avessi bisogno.-
- Non ne dubito, Pietro... non ne dubito...
8
Compie il suo dovere anche nel pomeriggio di mezza estate il dito indice della mano si-nistra di Nettuno. O meglio, fa quello per cui i visitatori si accalcano intorno alla statua, cercando quella particolare angolazione che lascia intravedere il corpo scolpito del dio del mare con una protuberanza di notevoli dimensioni tra le cosce, un'illusione ottica che sca-tena l'ilarità e l'attività fotografica delle centinaia di persone in cerca di emozioni a buon mercato che ogni giorno affollano il centro di Bologna, e che da ai locali la facoltà di chia-mare, con ironia, la statua il Pisellone.
Manolis si trova impantanato in mezzo a un gruppo di turisti orientali che vibra letteral-mente di risate e voci da soprano. I secchi scatti delle vecchie Nikon analogiche, la moda del momento, contribuiscono a rendere insopportabile quella cacofonia alle orecchie del ragazzo. Manolis era stato mandato a Bologna dall'università di Salonicco come parte dell'équipe europea di scienziati che studiano una cura per il Neuropox. Ora, dopo aver percorso via Rizzoli dove aveva sede il suo laboratorio, si sta dirigendo in Piazza Maggio-re per un appuntamento con Elsa, la sua capa al dipartimento di ricerca avanzata della fa-coltà di medicina. La vede seduta sui gradini di San Petronio mentre fuma una sigaretta sottile e lunghissima. Mentre le si avvicina pensa che avrebbero potuto incontrarsi diret-tamente nel laboratorio, visto che Elsa sta nella sede della facoltà in via Zamboni, giusto alle spalle del posto in cui lavora Manolis. Pensa anche che la ragazza è piuttosto bella, mentre una folata di vento le scompiglia i capelli e le alza un po' la gonna, lasciando intra-vedere un paio di gambe più adatte ad una modella che ad una studiosa.
Elsa sorride vedendo Manolis che si avvicina. Getta la sigaretta e gli tende la mano de-stra mentre con la sinistra si scherma la vista dai raggi del sole che puntano dritto contro i suoi occhi. Filtrano così, attraverso la grata formata dalle dita, lame di luce e l'immagine del giovane collega greco che si avvicina.
- Ciao, Manolis, scusa se non sono passata io in laboratorio ma volevo vederti fuori... andiamo a bere qualcosa?
- No, costa troppo sedersi in questi bar della piazza... ho portato due birre con me, se-diamoci qui sui gradini...
Elsa annuisce prendendo una lattina dalle mani di Manolis. Le due linguette d'alluminio saltano quasi contemporaneamente, lasciando che la schiuma spruzzi fuori.
Elsa aveva terminato l'ultima stringa del codice antivirus quella stessa mattina. Pre-mendo forte sui tasti concluse la compilazione del software che avrebbe dovuto salvare l'umanità: le sembrava che la solennità di quel momento dovesse essere sottolineata dal ticchettio deciso della tastiera. Già poteva vedere la sua immagine proiettata su tutti gli schermi: la dottoressa Elsa Massarenti, colei che ha salvato l'umana specie dall'estinzione certa! Si collegò alla rete per dare la notizia a Manolis, l'assistente del suo laboratorio che aveva collaborato con lei nelle ultime settimane, ma il firewall del suo computer cominciò a emettere fischi impazziti. Il collegamento era impossibile, e qualcuno stava cercando di entrare nel suo sistema! Elsa controllò subito i log delle ultime ore, ed effettivamente vide che le sue permission erano già state violate. Praticamente era spiata, qualcuno aveva saputo in anteprima della sua scoperta! Ma non c'era nulla di segreto nel suo lavoro, dia-mine! In tutto il mondo migliaia di ricercatori stavano provando a porre rimedio al diffon-dersi del NP! Comunque il computer era chiaramente sotto controllo, e l'artefice di tutto ciò non doveva avere buone intenzioni. Altrimenti perché agire nell'ombra?
Non era più sicuro incontrarsi nel laboratorio per dare a Manolis i risultati della sua sco-perta: Elsa inviò un messaggio al collega avvisandolo che si sarebbero trovati davanti a San Petronio...
9
"Credo davvero che Elsa stia per avere un collasso nervoso!" - pensa Manolis mentre sta ascoltando la dottoressa Massarenti che sorseggia la sua birra sui gradini della basili-ca, e la osserva mentre il corpo le vibra per l'emozione.
"Si comporta come una schizofrenica, ride e scherza ma trema tutta, le battono anche i denti. L'hanno spaventata a morte! E forse ha anche bevuto un po'... non credo che que-sta lattina sia la prima birra di oggi! Oppure ha tirato... "
Il ragazzo medita sul comportamento di Elsa, che intanto gli dice:
- Non ne capisco i motivi, ma se stanno spiando il mio lavoro sento di essere in perico-lo. Ho paura! Cosa sto facendo di segreto?
- Magari è qualcuno che vorrebbe anticiparti nella soluzione del problema, per prender-si tutto il merito...
- Ma cosa me ne frega a me di arrivare prima? Qui si sta giocando una posta molto, molto alta. Sono altri gli obbiettivi da perseguire. Certo che mi farebbe piacere quel po' di notorietà e tutto il resto ma credo che tutti sappiano che sono sempre stata disposta a condividere i miei studi con il resto della comunità scientifica pur di arrivare più in fretta a sconfiggere il virus.
- Adesso cosa conti di fare, Elsa? Vuoi divulgare in rete la formula che hai trovato? Co-sì saremmo tutti a posto...
- No, Manolis. Purtroppo i miei accessi sono stati bloccati, e non posso nemmeno en-trare da un altro terminale, mi hanno cambiato tutte le password!
La giornata è molto calda: un clima da epidemia, salmonellosi, colera, lebbra, peste ne-ra, neuropox o tristezze del genere. Anche le folate di vento, che ogni tanto sollevano la gonna di Elsa mostrando quel paio di gambe che entusiasmano Manolis, non mitigano l'afa. La donna che agli occhi del giovane greco potrebbe essere Miss Universo continua:
- Quindi, Manolis, ti ho fatto una copia dei risultati delle ricerche - guardandosi attorno si mette due dita in bocca. Tra un dente e l'altro ha nascosto una striscia magnetica con tutti i dati di cui sta parlando.
Sempre facendo attenzione a tutto ciò che la circonda, Elsa passa a Manolis il prezioso frammento. Il ragazzo sta per metterlo in tasca quando lo sguardo allarmato di Elsa lo blocca, così incastra la minuscola striscia tra il canino e il premolare di destra.
- I dati per compilare l'antivirus dovranno essere consegnati ad un organizzazione non-governativa che si chiama "Liberi di Occupare Spazi". È stato il loro responsabile, un certo Pierpunk... o Pietro, o Peter... non mi ricordo... ad aiutarci molto nella composizione... è davvero bravo! Credo che nelle sue mani i dati siano più sicuri che se fossero di pubblico dominio.
10
Elsa rientra a casa un po' meno agitata di quanto non lo fosse quando era uscita. Il suo appartamento, che in realtà non è altro se non una stanza da letto nel suo studio in facoltà con entrata indipendente, le appare meno pericoloso da frequentare, ora che ha scaricato parte delle le sue ansie su Manolis. Scalcia le scarpe di tela rosse via dai piedi e si tuffa di schiena sul letto. La botta morbida che sente alla base del collo è provocata dall'impatto con il materasso soffice; quella violenta che prova nel petto è invece causata dallo spa-vento. Infatti fa improvvisamente irruzione nel campo visivo di Elsa, comparendo dalla por-ta che si apre sullo studio, un uomo alto dalle mani inguantate di pelle. Il resto del suo ab-bigliamento (camicia dai colori sgargianti e pantaloni chiari, corti sulle ginocchia) è invece adeguato alla stagione. Niente sul viso per mascherare i lineamenti. La voce è piana, sen-za alcun tipo di inflessione regionale, tagliente e spaventosa:
- Dottoressa, andiamo...
Un ordine che non ammette repliche.
Elsa sbarra gli occhi, inebetita, e istintivamente stringe i pugni a tenersi miseramente aggrappata alle lenzuola. L'uomo le afferra un polso e la tira verso di se, sollevandola let-teralmente dal letto. Poi la spinge oltre la porta, nello studio. Lo spettacolo che si presenta agli occhi di Elsa le ricorda vagamente le scene viste al cinema di locali perquisiti dalla po-lizia. Tutto sembra scientificamente messo a soqquadro.
- Dove ha nascosto i risultati delle sue ricerche, Dottoressa? Qui non ho trovato nulla...
- Non ho più niente... ho già inviato i dati...
- Balle! Tutti i suoi accessi sono stati esclusi, non può essersene liberata così.
- Li ho consegnati fisicamente.
Queste quattro parole sanciscono la condanna definitiva di Elsa. L'uomo ha ancora la compiacenza di aggiungere:
- Capisco. Allora non ho altro da fare.
Una specie di tubo di metallo è appoggiato in un angolo, e Elsa non lo ha mai visto pri-ma nello studio. Il disordine provocato dalla perquisizione non le aveva consentito di ac-corgersi prima dell'oggetto. L'uomo impugna il tubo come fosse una mitragliatrice. Quindi scarica su Elsa un liquido dall'odore inconfondibile: kerosene. La fiammata arriva qualche decimo di secondo dopo.
L'impianto antincendio del laboratorio di patologia medica è stato inefficace contro le fiamme alimentate da un combustibile che, evidentemente, non arresta la sua azione a causa di qualche goccia d'acqua. Manolis ha assistito quasi in diretta alla distruzione del luogo dove ha lavorato con Elsa fino al giorno prima. Le voci che sono stati ritrovati i resti carbonizzati di una persona gli fermano il cuore per un momento. I battiti riprendono a scandire il loro ritmo quando un pompiere esce dalle macerie con un fermaglio per capelli praticamente fuso ad un frammento di cranio. Ma è un ritmo funebre: la farfalla, che un tempo era smaltata di giallo, è proprio il piccolo pettine che apparteneva ad Elsa! Chias-sosa la gente si accalca alla ricerca di notizie sull'incendio... fastidiosamente curiosa chie-de anche del cadavere... Manolis strappa dalle mani del pompiere quello che resta di Elsa e poi si allontana, veloce, mentre la disperazione gli sgorga dagli occhi e una lama crude-le gli sta segando la gola. Cercherà subito quel tal Pierpunk... sì, sì, Elsa, vado subito!
11
Con l'aiuto di Pietro riesco ad elaborare una nuova arma da utilizzare in rete contro Iron Bar: si tratta di un software "di contatto", che si attiva anche solo se il mio avatar viene sfiorato, e agisce contro chi mi tocca con un cosiddetto effetto "flood", sovraccaricando il mio avversario di informazioni tanto da non consentirgli di effettuare alcuna azione. Me lo istallo immediatamente, credo che mi sarà utilissimo contro Iron Bar.
Tento di collegarmi ma tutti gli accessi al Meraviglioso Impero sono chiusi, accidenti! provo a cercare un varco qualsiasi, un punto debole nelle difese del sito, ma sembra pro-prio un'inutile perdita di tempo, e non ho tutta la vita per trovarlo.
Tutta la vita...
Tutta la vita!
Ma certo! Questo è quanto posso offrire a Iron Bar in cambio di quel maledetto Codice. La mia vita! Lancio messaggi random per la rete, in tutte le direzioni, sfidando la merda to-tale ad incontrarmi. Sono ancora vivo, e sono un rischio per te, carissima, devi fare i conti con me se vuoi che il tuo piano riesca, insomma...
La risposta non si fa attendere: Iron Bar mi fissa un abboccamento ma non in rete. Credo che si sia accorta di quanto io sia pericoloso per lei in quell'elemento, considerando che avrà già saputo degli aggiornamenti che mi sono fatto istallare da Pietro. Prima o poi scopriremo in che modo ci spia, quell'ammasso di letame! Perciò devo incontrarla "fisica-mente", così da regolare le nostre questioni una volta per tutte. È ovvio che si tratta di un giochetto piuttosto azzardato per me. Iron Bar si presenterà sicuramente in buona com-pagnia, pronta a farmi la festa. Non si sa mai, meglio prendere qualche precauzione. Chiuso per alcuni minuti nel laboratorio del loft compilo un antivirus forte del fatto che, comunque, il mio fisico ha retto a NP 1. 0. Non credo che potrà essere totalmente efficace contro la nuova versione ma un minimo di protezione la garantirà di certo, è già successo! Forte di questa convinzione battezzo l'antivirus jenner. exe e lascio le istruzioni per la sua composizione ben protette dalla nostra password nella mia casella di posta e in quella di Pietro.
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Batte ancora impazzito il cuore di Manolis, mentre il ragazzo si aggira per l'area indu-striale, ormai in rovina. È un ritmo dal sapore triste, però, a tratti inconsolabile, creato con la disperazione di chi ha perso, definitivamente. Piuttosto preferirebbe che fosse una ca-denza angosciata, scandita dalla paura di non riuscire in un intento, il che starebbe quanto meno a significare che esiste un obbiettivo, anche se le possibilità di conseguirlo sono quasi nulle. Invece è un dolore assoluto il sentimento che tiene il ritmo del cuore di Mano-lis, mentre si ostina a stringere fra le mani la reliquia che gli rimane di Elsa, quel fermaca-pelli a forma di farfalla.
Vede il simbolo dei Liberi, l'impronta della colomba circondata da una traiettoria atomi-ca, sulla porta di uno degli stabili che formano il complesso. Secondo le istruzioni della dottoressa Massarenti quello deve essere l'accesso per contattare, finalmente, Pierpunk, o come diavolo si chiama!
L'ingresso dello stabile è chiuso da un cancello a sbarre, ma un campanello è ben visi-bile e raggiungibile da Manolis. Dopo aver premuto il pulsante una piccola luce rossa si accende: deve essere una telecamera, pensa Manolis. Il ragazzo parla guardando in dire-zione della luce rossa:
- Sono Manolis Markou, l'assistente della Dottoressa Massarenti del Dipartimento di Patologia Medica... cercavo il signor Pierpunk, per favore...
Una voce sommersa in un nulla elettronico gli risponde:
- Ti stavo aspettando, entra...
Un colpo secco annuncia a Manolis che il cancello è stato sbloccato e lui può aprire la porta per entrare nella curiosa sede dei Liberi. Dopo avere salito una scala a chiocciola si trova di fronte un salone con un giovane uomo di colore che gli tende la mano:
- Ciao Manolis, sono Peter Punk, ma tu chiamami Pietro... Elsa mi aveva detto di te ma non sapevo che dovessi venire, oggi aspettavo lei a dire il vero... come sta? C'è qualche problema?
Manolis sente nuovamente le lacrime salirgli agli occhi e quella stretta d'acciaio serrar-gli la gola:
- Sì, Pietro... questo e quello che ci resta di Elsa...
E porge la farfalla di metallo, che una volta era servita a raccogliere i capelli di Elsa, al masai...
- ... ma mi ha anche lasciato per te i risultati delle sue ricerche contro NP 2. 0.
Così dicendo Manolis si toglie da una fessura tra i denti la striscia magnetica che con-tiene i preziosissimi dati.
13
Devo incontrare Iron Bar nella sinagoga di questa piccola città di provincia: l'atroce ammasso di guano mi ha fornito istruzioni precise. Non ho avvisato né il mio tesoro e nemmeno qualcuno dei compagni della mia venuta qui, avrebbero certamente provato a dissuadermi e non ho tempo per le chiacchiere. Comunque ho avvisato Pietro dei miei progetti lasciandogli un messaggio che gli accenna le mie intenzioni, assieme al codice per compilare jenner. exe. Passeggio di fronte al cancello del vecchio tempio israelitico a-spettando che il mio destino si compia quando qualcosa mi sfiora il collo. È una specie di grossa farfalla, con le ali gialle, che si posa morbida sulla stoffa nera della mia maglietta, proprio sulla spalla destra. Sento una voce che mi parla:
- Harry, attiva le difese prima di entrare nella sinagoga!
Ci rimango, letteralmente, di merda! Pazienza avere allucinazioni semplici, tipo vedere fontane nel deserto, ma sentire una farfalla che ti parla mi sembra davvero da ultimo sta-dio. Mi sa che ho bisogno di una vacanza. Ben concio dell'assurdità di quello che sto fa-cendo, rispondo alla farfalla:
- Perché dovrei, farfallina? Le mie difese sono utili solo in rete, non nel mondo reale... qui se vogliono piantarmi una palla in mezzo agli occhi se ne fottono dei miei firewall...
Non si addice, forse, ad una situazione simile il linguaggio da duro del noir? La farfalla non resta impressionata, e sbattendo elegantemente le sue ali leggere mi risponde:
- Harry, passando oltre l'entrata della sinagoga entrerai in rete. È una trappola. Stai at-tento! Mi sono scollegata per avvertirti... non credo di poter restare anc...
Il suono della voce, che definirei melodioso, una specie di vocalizzo molto musicale, sfuma piuttosto bruscamente
L'immagine comincia a ballare, scomponendosi come se fosse rifratta da uno specchio incrinato e la farfalla si dissolve velocemente. Sembra proprio di essere collegati ed avere a che fare con un avatar. Eppure sono nella vita reale, accidenti! Ad ogni buon conto de-cido di seguire il consiglio della farfalla e, prima di varcare la soglia del tempio, attivo tutte le mie difese.
Dentro la sinagoga mi accorgo della stella a sei punte che ne occupa quasi tutto il pa-vimento in larghezza. È una specie di mosaico, dalle tessere color mattone. Quelle centra-li, quelle che non compongono le punte della stella, sono però differenti dalle altre: brilla-no, quasi fossero state verniciate con una tinta fosforescente Sono attratto da quello splendore e mi fermo proprio lì, immobile al centro della stella. Il solito vento caldo mi av-volge, vedo le forme attorno a me che si distorcono e capisco che sto per entrare in rete.
14
- Allora, Manolis, ho ricompilato il codice, adesso il problema sta nel diffonderlo a livello mondiale... dopo avere ucciso Elsa gli uomini di Iron Bar staranno bene attenti alle nostre mosse... Ho paura che non riusciremo ad irradiarlo elettronicamente. Temo che dovremo portarlo noi in giro per il mondo come se fossimo dei commessi viaggiatori. E poi ho an-che fatto un'altra cosa, guarda qua!
Manolis si avvicina al monitor del computer sul quale sta lavorando Pietro. L'immagine di una bella farfalla gialla sta ruotando attorno ad un asse immaginario, e una serie di nu-meri e lettere che Manolis non riesce a decifrare la circondano.
- È l'avatar di Elsa, Manolis... ho elaborato, dalle tracce di DNA che ho trovato sul fer-maglio, quella che potremmo chiamare "la sua essenza". Ora Elsa è di nuovo fra noi, ma può vivere solo in rete.
- Pietro, sei un genio, ti adoro... voglio connettermi subito! Voglio starle sempre accan-to, in rete o nella vita reale non mi importa! Come la trovo?
- Dunque... cerca il suo nickname... l'ho battezzata ArtElsa, in rete, anzi "Fata_ArtElsa", perché secondo me quello che ha scoperto sa di arte ma anche un po' di magia. Comun-que non c'è tutta questa fretta, Manolis... qualcuno dovrà pure divulgare al mondo le sco-perte di Elsa. Te l'ho detto: temo che dovremo consegnare di persona l'antivirus sintetiz-zato.
Ma Manolis ha già collegato i bracciali.
Manolis Markou entra nel sito dove dovrebbe essere presente l'essenza di Elsa con un avatar di tutto rispetto: per il suo incontro con la rediviva dottoressa Massarenti si presenta in un magnifico paio di morbide ali blu notte, che lo avvolgono dalle spalle alle caviglie.
Chiede al computer di trovarla all'interno del sito, con il comando /whereis Fata_ArtElsa lanciato attraverso il motore di ricerca. Una volta individuatala si collega in una conversa-zione privata con lei. Elsa gli appare circondata allo stesso modo da un paio di ali che danno l'impressione di due teli di seta gialla. Manolis vorrebbe dirle quanto gli è mancata, e quante lacrime ha pianto, disperato come non mai. Elsa lo riconosce subito, un sorriso le addolcisce il volto. Anche lei vorrebbe dirgli come la paura più grande che ha vissuto sia stata quella di non poterlo più vedere. Ma non si dicono niente. Anche in qualità di proie-zioni virtuali delle loro essenze riescono a baciarsi.
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Il dolore al collo mi annuncia che sono collegato fisicamente alla rete. Sicuramente in questo preciso momento i miei neuroni stanno scambiando una quantità enorme di infor-mazioni, tradotte istantaneamente dal linguaggio degli impulsi nervosi a quello dei bit, con i software che governano il luogo nel quale mi trovo. Comando, con il semplice volere del mio cervello, di rendere operativi tutti gli script di difesa che ancora attendono l'attivazione. Il software "di contatto" che ho preparato assieme a Pietro da subito prova della sua effi-cacia neutralizzando una coppia di Custodi che mi attaccano appena varcata la soglia del-la rete. I due scimmioni cercano di afferrarmi non appena avvertono la mia presenza, e io vedo il codice con il quale sono compilati smontarsi stringa dopo stringa. Anche le loro immagini si scompongono come sotto l'effetto di quei salva schermo che danno l'impressione di "sciogliere" la figura sul monitor. Improvvisamente, poi, riconosco l'odore e il gusto acidulo che conobbi tempo fa assaggiando, mio malgrado, la saliva di Iron Bar. Sto attraversando una zona con miliardi di particelle sospese che sembrano proprio gocce di un qualche liquido. Ordino al mio cervello di analizzarle e la risposta è quella che mi a-spettavo: si tratta proprio di stille, sospese nell'ambiente virtuale, della bava oscena dell'escremento supremo, che infestano il mio passaggio cariche di Neuropox. Mi guardo la pelle delle mani dopo essermi asciugato la faccia, schifosamente umida dopo quel pas-saggio. Non si vedono né bolle purulente né piaghe verminose. Jenner. exe ha funzionato alla perfezione! Avverto che mi sta velocemente disistallando, cellula per cellula, il NP che mi ha infettato, senza fare in tempo a danneggiarmi. Anzi, per essere preciso dovrei dire che jenner. exe mi ha semplicemente sensibilizzato le difese immunitarie che adesso stanno eliminando il Neuropox dal mio corpo.
Tutti gli attacchi nei miei confronti si sono rivelati irrimediabilmente inefficaci.
Si allarga, di fronte a me, l'orizzonte del sito nel quale sono calato. I miei piedi affonda-no nella sabbia, soffice e tiepida: questo era l'ambiente che avevo programmato per il Meraviglioso Impero; quindi mi trovo su eden. com e nessuno si è preso la briga di ristrut-turarlo. Si vede che piace così!
Riconosco la porta dietro la quale si cela la soluzione ai problemi della Terra in materia di malattie infettive mortali e, in meno di un pico secondo, ne forzo la serratura. All'interno del locale trovo la solita oscurità opprimente e l'usuale puzza di rancido: le tristi sceneg-giature che mette in scena Iron Bar cominciano davvero a venirmi a noia! Mi disattivo il senso dell'olfatto e mi potenzio la vista, trasformando le mie cornee in una specie di lam-pade ai raggi infrarossi, e che quindi in quella oscurità ci sguazzano!
Appena mi abituo alla nuova luce la vedo, seduta su una sedia a dondolo nell'angolo del locale alla mia destra:
- Harry, ce l'hai fatta finalmente. Bentornato e... complimenti, ti stai dimostrando un av-versario divertente da sconfiggere. Bravo.
L'avatar con il quale si presenta Iron Bar è cambiato dall'ultima volta che l'ho incontra-ta: ora veste le forme di una donna molto giovane, piuttosto carina, anche! La cacca defi-nitiva sa bene che sono piuttosto sensibile alle belle forme e suppongo creda che presen-tandosi a quel modo possa indebolire i miei istinti omicidi nei suoi confronti, chissà...
Effettivamente si è aggiustata piuttosto bene, con due occhioni verdi che sembra il cer-biatto Bambi, e che le donano uno sguardo innocente e fragile; labbra sensuali e un po' gonfie; gambe che le sogneresti avvolte attorno ai tuoi fianchi anche se fossi un eunuco e il seno che potrebbe farti scordare la stronzona che in realtà è! Giusto per non dimenticar-lo, ma con infinita tristezza, decido di vederla nelle forme del software che la collega al si-to, e le più familiari - anche se meno affascinanti - sequenze binarie prendono il posto del-le forme che tempo zero mi avrebbero fatto innamorare come un cucciolo.
- Che succede Harry? Non ti fai più ammaliare dal fascino di una bella donna?
Faccio giusto in tempo a scollegare le mie percezioni uditive dal miraggio che ha appa-recchiato Iron Bar per sentire finire la sua frase con la vera voce della merdona ("... di una bella donna" mi giunge alle orecchie come un fastidioso e volgare gracidio). Fino alla pa-rola "fascino" giunge alle mie orecchie un suono dolce, una nota melodiosa come suonata da un violino, che quasi mi commuove. Sono un sentimentalone, accidenti! Comunque l'orrendo finale mi riporta a terra, e il desiderio di farla finita con la puzzona, non prima di avere recuperato il codice antiNP, certo, lievita dentro di me come una torta margherita.
16
William Stargate, the Senator, sta monitorando dal suo studio le mosse di Iron Bar e Harry Squatter all'interno del Meraviglioso Impero. Iron Bar è stato il suo prodotto meglio riuscito, una sorta di splendida copertura per tutte le sue azioni. Stargate è praticamente sconosciuto all'umanità, ma attraverso Iron Bar, che lui ha concepito proprio in quello stu-dio, di fatto governa la Terra. The Senator è a conoscenza delle leggende metropolitane che fioriscono attorno a Iron Bar a proposito della sua presunta volontà di clonarsi per tramandare il suo patrimonio genetico per l'eternità, e c'è qualcosa di vero in quelle dice-rie. Ma nessuno sa che Iron Bar sarebbe stata clonata per trasmettere in primo luogo il DNA di Stargate, essendo essa stessa portatrice del suo patrimonio genetico. Comunque la bella trovata di Iron Bar di infettare tutta la Terra con un virus sconosciuto sembrava da-re buoni frutti, e presto avrebbe portato quella specie antagonista, l'uomo, ad essere completamente asservita.
Collegandosi in remoto al Meraviglioso Impero vede Iron Bar fronteggiare quel tal Harry Squatter, quella specie di bandito che vorrebbe guastare i loro piani. Non riuscirà mai a farcela, contro Iron Bar, comunque, per precauzione, Stargate lancia il comando /erase antiNP che neutralizza definitivamente tutti gli antidoti al Neuropox presenti sul sito. La paura della gente è troppo forte e si sarebbero fatti vaccinare comunque, e poi, se sarà il caso, si penserà a debellare la malattia.
17
Iron Bar si alza dalla sedia e punta le sue mani verso di me: sta portando un attacco. Se non fossi schermato vedrei delle palle di fuoco uscire dalle sue mani, come da copione per la sua coreografia. Invece noto dei fasci di elettroni che cercano di penetrare le mie di-fese. Vediamo se i firewall che ho concepito con Pietro funzionano meglio dell'altra volta, contro la cacca infame! Mi sembra proprio di sì, perché l'attacco che subisco non mi dan-neggia affatto! Adesso tocca a me rispondere: comando alla struttura del sito di creare un vuoto nella sequenza dei dati che risucchi il codice sorgente di Iron Bar per chiudere la fal-la. Visivamente lo spettacolo si presenta come una voragine che ho aperto sotto i piedi della deiezione infernale, che velocemente la aspira per poi serrarsi intorno a lei. Ora Iron Bar è stata quasi completamente inghiottita. Le spunta fuori dal terreno solo la testa, che sarebbe poi anche la parte vitale del software che anima il suo avatar nel sito, e potrei tranquillamente distruggerla. Ma mi serve l'antivirus, prima.
Mentre rifletto su come impossessarmi di ciò che mi serve, vedo che Iron Bar si tra-sforma in una nebbiolina azzurra e maleodorante, che sguscia con un sibilo fuori da dove ero riuscito ad imprigionarla. Ci metto poco a capire cosa è successo: in pratica si è rino-minata, trasferendo tutti i suoi dati in un avatar che non può essere rinchiuso.
Subito dopo vedo un'altra presenza materializzarsi nel sito: qualcun'altro si è connesso. L'immagine ci mette qualche secondo a stabilizzarsi, poi la riconosco. È Dragonfly, stelli-na!
- Dragonfly... che ci fai qui?
- Mi sembravi in difficoltà, Harry, non potevo restare a guardarti dal monitor...
- Sei da sola? Dov'è Pietro?
- È a casa... è venuto un tizio...
La nebbia puzzolente si avvolge attorno alla mia morettina e le penetra dal naso.
Iron Bar si decide a parlare:
- Bene, Harry. Adesso disattiva le tue difese, se non vuoi che questa bella nebbiolina faccia male a Dragonfly...
Capisco che, dentro l'avatar della bellissima, Iron Bar potrebbe rinominarsi in qualche altra forma di grandi dimensioni, dilaniando così il mio amore. Chino il capo e scollego tutti i miei firewall.
La nebbia esce dalle narici di Dragonfly e immagino, con disgusto, quale odore stia sentendo! Poi quella specie di foschia riprende le fattezze di Iron Bar nelle forme dello scheletro che avevo incontrato la prima volta che la vidi nel sito. Una scelta di pessimo gusto, non c'è dubbio!
- Abbiamo finito di recitare questa commedia, finalmente... - dice Iron Bar sollevando con entrambe le mani ossute la sua falce, ben decisa a sventrarci.
Probabilmente Dragonfly sente davvero la fine avvicinarsi a grandi passi, perché mi ab-braccia.
- Harry, se dall'altra parte esiste qualcosa, ti prego, vieni a cercarmi... voglio stare sem-pre con te!
Poi preme le sue labbra contro le mie.
- Querida - dico io - ma non potevi deciderti prima? - e allo stesso tempo lascio che la mia lingua le saetti fra i denti. Sono un uomo felice!
- Bravi, ragazzi, questo bacio ve lo siete meritato, consideratelo come se fosse l'ultima sigaretta del condannato a morte! - dice ancora Iron Bar, vibrando il colpo che ci dovrebbe mandare da quella benedetta altra parte...
Spingo di lato Dragonfly e alzo le braccia verso la lama. Questa mi colpisce con forza, e il dolore è decisamente atroce. Ma non mi danneggia affatto. Ho scollegato i miei firewall, ma mi resta sempre il mio software di contatto, il programma che avevo preparato con Pietro. Quando ho detto a Iron Bar che disattivavo tutte le difese non mentivo; del resto questa è un'arma offensiva! In un tempo infinitamente breve l'avatar di Iron Bar si dissol-ve, e con esso anche quella falce infernale. Avendomi toccato la merdona si è scollegata!
Dragonfly mi si getta fra le braccia e per un po' continuiamo l'operazione bacio da dove l'avevamo interrotta. Dio, come la amo! Poi lei si stacca dalle mie labbra e mi chiede:
- Hai trovato l'antivirus, Harry?
Sempre stringendola al petto le dico:
- No, mon tresor. Comunque il locale dove Iron Bar lo nasconde è questo e adesso...
Improvvisamente veniamo scollegati.
18
- Quei due stavano per fregarci, Iron Bar!
- Sì, Senator. Harry Squatter è molto più forte di quanto penassimo.
- Comunque adesso ho chiuso definitivamente il Meraviglioso Impero, anzi, ho format-tato l'unità di memoria che lo conteneva, quindi non esiste più nessun antivirus, ora.
- E noi come inoculiamo ironbar. vbs nella gente se non possiamo più vaccinarli?
- E chi verrà mai a saperlo che non c'è più nessun vaccino, figlia mia?
19
Mi risveglio nella sinagoga, e sono tutto indolenzito accidenti. Dov'è la superbamente bella? Corro a cercarla al loft.
Per fortuna il nostro quartier generale non dista più di cinquecento metri dal posto in cui mi trovo. Mi metto a correre verso il nostro loft. Appena entro vedo Dragonfly ancora ad-dormentata, dopo che il suo avatar è stato scollegato. La sveglio e possiamo abbracciarci, anzi, riabbracciarci. Andiamo insieme a cercare Peter, e lo troviamo nel capannone che ospita il laboratorio, intento ad armeggiare intorno al suo computer.
- Ci siete, ragazzi... per fortuna siete tornati sani e salvi... " ci saluta Pietro, senza di-stogliere la sua attenzione dalla tastiera e dal monitor.
"Quasi sani", penso io, costatando con un certo sconforto che, comunque, il colpo della falce che ha ricevuto il mio avatar si è tramutato in un livido bluastro sulle nocche delle mie dita.
- Vi stavo seguendo in remoto quando, a un certo punto, siete "caduti". Qualcuno deve avervi scollegati, non capisco come... credo che con le permission di Amministratore di Sistema abbiano proprio chiuso definitivamente il sito, e quindi addio collegamento. Però non penso proprio che in così breve tempo, dal momento che l'hai fatta cadere, Iron Bar sia riuscita a fare tutto questo...
- Sta di fatto, Pietro, che non siamo stati in grado di recuperare l'antivirus, accidenti! - dico io con una nota vagamente alterata nella voce - Adesso dovremo cercare di produrre noi un vaccino, e non abbiamo tantissimo tempo per farlo. Magari potremmo perfezionare jenner. exe, che ne dici?
- Non è più necessario stare a spaccarsi la testa per compilare un antivirus, Harry, Una farfallina l'ha già fatto per noi...
E con un sorriso Pietro mi porta davanti ad un altro monitor dove stanno girando le veri-fiche per un software che si chiama Fatartelsa. exe: l'antivirus.
Chiedo a Pietro come mai non l'avesse già immesso nella rete mondiale. Lui mi spiega come al momento sia impossibile utilizzare i collegamenti virtuali per spostarsi, e che bi-sogna andare in giro a consegnare direttamente FatArtelsa. exe nel mondo reale, città per città, villaggio per villaggio.
- Sì, Harry. Iron Bar è riuscita a bloccare tutti gli accessi per gli spostamenti fisici di cui facevamo uso. Ora per noi la rete è inutilizzabile.
- Pietro, la rete è anche il principale veicolo di diffusione del virus. Se a noi non serve più per divulgare il rimedio direi di chiuderla definitivamente. Poi ne costruiremo un'altra, senza Iron Bar tra i piedi. Credo di poterla portare al collasso in meno di un'ora. Che ne pensi?
- No, Harry. Non possiamo distruggere tutto, anche se mi piacerebbe. Vieni a vedere una cosa...
Dragonfly ed io seguiamo Pietro in un altro locale, che comunica con il loft attraverso una scala esterna che saliamo in fretta. C'è un computer acceso, lì dentro, e il monitor ri-manda le immagini di due farfalle, una dalle ali gialle e l'altra blu, che stanno danzando.
Scendiamo nuovamente nel loft. Pietro ci dice che domani partirà per Salonicco per in-contrare i responsabili di un organizzazione che gli fornirà l'appoggio logistico per diffon-dere l'antiNP.
- Naturalmente - continua Pietro - lascerò a voi il software originale e io viaggerò con una copia. Se Iron Bar dovesse intuire i nostri piani suppongo che questa trasferta si rive-lerebbe piuttosto pericolosa per me, no?
- Veniamo con te! - dice Dragonfly decisa, rivolta al fratello.
- Non mi sembra una buona idea, sorella. Perché dovremmo rischiare tutti e tre quando ne basta uno? Voi sarete molto più utili qui, dammi retta.
- Ma noi come faremo a restarti vicino, Pietro? - intervengo io.
- Hai presente la farfalla blu? Non perdetela mai di vista, monitoratela regolarmente. Si chiama Manolis Markou, ed è in contatto con l'organizzazione di Salonicco, tra una svo-lazzata e l'altra.
Detto questo Pietro fa per uscire dal locale:
- Vado a dormire un po' adesso. Domani sarà una giornata piuttosto lunga, non crede-te? E suppongo anche che voi vogliate restare un po' da soli.
penso davvero che Pietro sia adorabile! Giusto il tempo di sentire il meccanismo della porta che si chiude e le mie labbra sono già incollate a quelle di Dragonfly.
20
Pietro sta per partire. Ci stringe le mani con energia e, allargando il suo sorriso affasci-nante, dice:
- Bene, direi che un "in bocca al lupo" potrebbe essere utile ora, no?
- Un po' banale come augurio, mi sembra... e poi cosa rispondi? "Speriamo che non abbia l'alitosi?" - intervengo io. Non che io sia superstizioso o totalmente contrario agli auspici, ma da buon ambientalista non sopporto "crepi il lupo"... e perché? Perché non "viva il lupo"? Crepino tua nonna, Cappuccetto Rosso e i tre porcellini, piuttosto!
- Allora ditemi almeno "in culo alla balena"...
Questa volta è Dragonfly che ha da ridire: - No, non va bene, lascialo a escrementi co-me Iron Bar, quell'augurio! È troppo brutale!
Posso farti tanti auguri militanti, Pietro?
- Sì, mi piace: auguri militanti!
- Auguri militanti!
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