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L'osteria

<<Allora, solito, una di naturale una di gassata e mezzo di rosso?>>disse Emilia al Siro appena entrato<<va bene, va bene il solito grazie>>erano ormai diversi mesi che si mangiava li e tutti i giorni era la stessa tiritera, erano le uniche parole che l'Emilia diceva da mezzogiorno alle due del pomeriggio.
L'osteria dove si andava a mangiare era una specie di santuario della milanesità, era posta nella periferia nordest di Milano quasi ormai inghiottita dall'avanzare dell'urbanizzazione, li si poteva respirare ancora un aria di anni passati la clientela faceva parte di un microcosmo ormai in estinzione sopratutto in quella zona dove doner kebab e negozi di abbigliamento cinesi avevano trasformato la via, che in passato era una sorta di dogana in entrata a Milano, nella strada più cosmopolita di Milano.
L'osteria l'aveva scovata l'Osvaldo molti anni prima, quando, con suo padre commerciante veniva a Milano nei primi anni sessanta e proprio come allora era rimasta, unica differenza l'oste, allora il padre ora il figlio, si proprio lui il Delmo in carne e ossa.
<<Too si vedono subito quei che anfaci daner, buongiorno>>esordiva sempre con una frase in milanese che stava a significare che era entrato nel suo personaggio, si perché il Delmo era si un milanese DOC ma la clientela esigeva di più, ed ecco che allora lui si inventava questo personaggio, il milanese appunto, di altri tempi più o meno reale.
Ci sedevamo sempre allo stesso tavolo, anche perché il Delmo aveva uno schema ben preciso di assegnazione dei tavoli e guai a non rispettarla, il tavolo che ci assegnò a suo tempo, non era un tavolo qualsiasi, era il tavolo di un attore milanese dei primi anni ottanta, diceva di conoscerlo bene, diceva addirittura che una volta girò alcune scene di un suo film.
Andavamo sempre li a mangiare quando ci trovavamo in zona, non aveva niente di particolare, il menù aveva sempre più o meno le stesse cose, ma quelle erano preparate con estrema cura e passione dall'Emilia e in quel periodo trovare un posto cosi era da tenere stretto.
L'unico a cui non faceva molto piacere andarci era l'Albano<<caspita è una vita che vengo qua e sempre quelle due cose prepara, il prezzo poi almeno fosse economico>>disse l'Albano
<<si ma vuoi mettere, dimmi un posto a Milano dove mangi primo e secondo e non ti alzi con un po' di mal di stomaco o pesantezza>>rispose il Dante che per il mangiare aveva una vera ossesione anche se ad onor del vero era veramente ormai l'unico posto in cui si permetteva di mangiare un menù completo.
Ed era proprio cosi che le nostre discussioni iniziavano, dal menù si partiva e... non si sapeva dove si arrivava.
E cosi anche quel giorno dopo un iniziale silenzio Dante disse<<Avete visto ieri sera sul primo canale? Cazzo se vincessi Io tutti quei soldi...>>la sera precedente appunto sul primo canale in un quiz televisivo un concorrente aveva vinto la cifra record di un milione di euro<<Ti rovinano la vita tutti quei soldi, me ne basterebbe la metà>>rispose l'Osvaldo, a cui piaceva giocare d'azzardo ma, come spesso succede, pensando che chi tirava le file del gioco fosse veramente la dea fortuna in carne ed ossa, cercava di non essere troppo esoso convinto che questo suo basso profilo lo mettesse in buona luce con la dea e che questa prima o poi lo baciasse ripagandolo di anni di soldi gettati via.

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