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Sorelle

Anita glielo aveva già detto almeno un centinaio di volte. Quella maledetta serratura doveva essere cambiata, la porta di servizio sul retro, quello era il punto debole. E infatti era proprio da lì che era entrato.
Anita sapeva che era fiato sprecato comunque. Sua sorella Irene era la sua adorabile compagna della sua vita, ma era anche svampita e inaffidabile, viveva in un suo mondo fatto di sogni e per le questioni pratiche di tutte i giorni come cambiare una serratura per esempio non era certo la persona più adatta a cui rivolgersi.
Così alla fine aveva dovuto pensarci lei, come sempre. Ma questo non cambiava niente comunque: lei glielo aveva detto, almeno un centinaio di volte.
Max non si riteneva certo un professionista della truffa, ma quello sembrava davvero un colpo alla sua portata. Aveva conosciuto la cara, oh si la carissima signora Irene quando lei fu ricoverata presso il reparto dove lui lavorava come inserviente. Una signora sulla sessantina, un po stramba certo, ma simpatica e socievole. Era stata ricoverata per via di quello che era stato il suo problema fin da bambina: la bulimia. Questo le causava ricorrenti crisi che la costringevano a brevi ricoveri. Max e la signora Irene erano diventati amici. Chiacchieravano spesso e fu così che una volta Irene raccontò che lei e la sorella non si erano mai fidate delle banche e che nascondevano le loro pensioni in casa. Da diversi anni... da diversi anni. Un rapido calcolo diceva diverse migliaia di euro, una vera fortuna per Max, soprattutto a portata di mano. Bastava andare a prendersela direttamente a casa della vecchia. Certo c'era l'altra sorella, la megera. Anita si chiamava. Più giovane di Irene di qualche anno ma molto più scorbutica e poi brutta, brutta come ne aveva viste poche: rugosa, con un grosso porro proprio sul naso, gli ricordava la strega Bacheca di Braccio di ferro nella versione cattiva, per adulti. Ma, si diceva Max, non sarebbe certo stata la megera a fermarlo; che cazzo lui era un giovane di trent'anni, atletico e sveglio abbastanza per quel lavoretto.
Anita la sera restava alzata fino a tardi. Aveva solo un hobby: la televisione. Era stata questa la loro fortuna quella sera, che lei fosse ancora sveglia quando sentì la serratura della porta sul retro saltare. Aveva riconosciuto subito l'intruso. Povero ignorante maledetto stronzetto. Aveva svegliato subito sua sorella, non c'era tempo da perdere.
Liscio come l'olio. Tutto come aveva previsto pensò Max mentre entrava nella cucina buia. La vecchia glielo aveva detto d'altronde: mia sorella Anita mi ha già detto almeno cento volte di cambiare la serratura della porta sul retro o prima o poi ci ritroveremo qualcuno in casa... parole sante cara la mia cicciona, parole sante. Adesso si trattava di trovare la cantina dove le due sorelle nascondevano le loro pensioni. Ecco la porta che portava giù in cantina. Una scala scende verso il basso, ripida buia umida sembrava sprofondare fino al centro della terra... che cazzo mi prende, non devo lasciarmi suggestionare coraggio, è quasi fatta. In fondo un'altra porta più massiccia ma... ecco è aperta, non ci posso credere è la mia serata fortunata questa, hanno lasciato la porta aperta.

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