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Immobile

L'enorme quercia secolare dominava la campagna. L'erba profumata ondeggiava alla leggera brezza, che scompigliava le foglie del grande albero, riccioli verdi e ribelli. Il cielo era terso, di un azzurro intenso, meraviglioso, da guardare per ore senza stancarsi, da guardare per sentirsi fortunati di far parte di questo universo. Emily era seduta sul manto erboso, la schiena poggiata al tronco rugoso della vecchia quercia. Stava leggendo un libro. I capelli, neri come le ali di un corvo, erano raccolti in una morbida treccia che le riposava dolcemente sul lato destro del petto. Ciocche più corte sfuggivano alla semplice acconciatura e le ricadevano sulla fronte e sulle guancie. Si muovevano dolcemente, imitando i fili d'erba al ritmo del melodico vento. Gli occhi azzurri, magnifici coriandoli di cielo, divoravano il libro, nutrendo il suo spirito. La leggera camicetta bianca che indossava, si gonfiava sull'addome, facendola sembrare una giovane donna in dolce attesa. Respirava lentamente, il seno che si abbassava e si alzava quasi impercettibilmente.
- Sapevo che ti avrei trovata qui. -
Emily alzò la testa di scatto, schermandosi gli occhi con una mano affusolata e candida. Sorrise.
- Perdonami.-
- Per cosa?-
- Non ti ho sentito arrivare.-
Il nuovo arrivato le si sedette accanto, sorridendo a sua volta.
- Non mi senti mai arrivare. O sono io che mi muovo silenziosamente, o sei talmente concentrata che non sentiresti neanche una bomba.-
- Quando leggo, entro in un altro mondo.-
- Cosa leggevi?-
Emily chiuse il libro, tenendo il segno con un dito tra le pagine. " Gente di Dublino", scritto in piccole ed eleganti lettere d'oro, ornava la copertina rosso scuro.
- Non male. -
La ragazza lo guardò per un istante. Anche lui aveva i capelli neri, ma i suoi occhi erano scuri e terribilmente profondi. Nascondevano un mondo al loro interno.
- Perché hai scelto questo libro?-
Emily non rispose subito. Era evidente perché avesse scelto proprio quel libro, anche se sé ne rendeva conto solo in quel preciso istante, dopo quella domanda diretta e alla quale non c'era modo di rispondere vagamente.
- Credo che tu lo sappia.-
- Sì. È per questo che te l'ho chiesto.-
- Loro sono come me. I personaggi, intendo. Loro sono proprio come me. -
- Non esattamente. Tu non sei incapace di agire, di scegliere. -
- Ma non posso muovermi.-
- Solo parte di te non può farlo, per ora.-
Emily lo guardò di nuovo. Incontrò i suoi profondi occhi neri e vi si perse. " Per ora."
Mise da parte il libro, lasciando che la pagina che stava leggendo si confondesse con le altre.
- Vuoi farmi un piccolo favore?-
Lui annuì semplicemente, senza chiedere prima di cosa si trattasse. Lui era sempre così.
- Vorrei stare in piedi, Dylan -
Senza pensarci troppo, il bel ragazzo si alzò. Emily tese le braccia verso di lui. Le cinse i fianchi con le mani forti e delicate allo stesso tempo. La sollevò come se fosse un gattino o una piuma. Emily gli cinse il collo, si ancorò alle sue spalle. Si ritrovò in piedi, diritta. Lui la sosteneva, senza sforzo.
Emily gli sorrise lievemente, poi volse il viso verso il cielo azzurro, chiuse gli occhi e lasciò che il venticello le accarezzasse la pelle.
Poco dopo, Dylan la prese in braccio e la portò verso casa come fa un novello marito con la sua sposa. La sedia a rotelle rimase a godersi il vento, abbandonata sotto la vecchia quercia.

 

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4 commenti:

  • Anonimo il 13/05/2011 14:56
    Un tema di spessore per un racconto scritto bene, con delicatezza. ci si sente un po' Emily tutti, dopo questa lettura. Solidarietà?... forse. ciaociao
  • *Sunflower* il 13/05/2011 14:56
    Grazie dei complimenti, mi avete fatto arrossire ^^
  • ELISA DURANTE il 13/05/2011 09:17
    Molto delicato, sfumato e psicologico.
  • Anonimo il 13/05/2011 02:46
    Commovente e incredibilmente dolce, uno dei migliori racconti che abbia letto su questo sito, senza dubbio.