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Racconti sulla pace

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Una scuola libera.

Oggi ricorre l'anniversario della nascita di un grande scrittore e grande uomo. Vorrei ricordarlo in una sua veste meno conosciuta. quella di pedagogista. Nel 1859 Tolstoj aprì una scuola proprio a Jasnaja Poliana dove era nato e che faceva parte dei beni di famiglia. L'impostazione della scuola richiama la pedagogia di Rousseau, fondata sulla libertà dell'educando, ma c'è una grande differenza.
Rousseau elabora una teoria, Tolstoj fa pratica educativa. La sua scuola è fondata su una libertà "estrema". I ragazzi entrano nella scuola quando vogliono e quando vogliono ne escono. Non portano libri, non sono costretti ad ascoltare lezioni. Acquisiscono le conoscenze attraverso le esperienze che si fanno nella scuola, attraverso il dialogo fra loro e il maestro il quale è disponibile a fare lezione se i ragazzi lo chiedono. Tolstoj che, ricordiamolo, si era convertito al Vangelo dal quale aveva assorbito la lezione dell'amore e della nonviolenza, fa un'importante distinzione fra istruzione ed educazione. La prima è legittima, la seconda no. Nessuno ha il diritto di formare una persona secondo un suo modello di uomo. "Il diritto di educare non esiste"- dice.
E prosegue: " Lasciate che i bambini decidano da sé qual è il loro bene.
Essi lo sanno non peggio di voi. Lasciate dunque che si educhino da se stessi e che segnino la via che essi stessi sceglieranno." Nonostante queste affermazioni che risentono del nichilista che Tolstoj era stato, egli fu un educatore: con il suo esempio, la sua cultura, le sue esperienze, la sua sensibilità sociale. Volendo essere coerente con la sua sequela del Vangelo aveva donato tutte le sue terre ai contadini.
Penso che la migliore forma di educazione sia l'esempio e il rispetto di chi si vuole far crescere. "L'anima è il più alto ideale - dice Tolstoj - Essa è inviolabile: può essere vinta solo da chi la rispetti: dall'amore".

Nota: questo testo è stato scritto il 29 agosto 2005



Relax

Le due del pomeriggio.
Il sole brucia sulla pelle, ma ti piace.
Era parecchio che aspettavi di sentire il caldo irradiarsi dalla pelle ai muscoli, alle ossa, alla mente.
Le mattonelle di porfido che pavimentano la piazza aumentano questa piacevole sensazione, aiutata dai pantaloncini corti di lino turchese, la canotta bianca, e gli infradito a fiori, bianchi e turchesi. Seduta sul bordo del marciapiede, usando le ginocchia per appoggiare i gomiti, lasci ciondolare gli occhiali da sole che hai appena tolto, e ti guardi attorno, con tranquilla curiosità. Un turista straniero cerca di farsi spiegare la strada da un barista svogliato, una ragazza s'impegna a far sì che il gelato, sciogliendosi, non finisca tutto per terra. Una cascata di gerani inonda il muro dalla finestra di un palazzo centenario, quasi a cercare di mitigare la boriosa austerità dei mattoni scuri, che sembrano voler dire "ne abbiamo visto di cose noi, che voi non potete nemmeno immaginare" Allunghi le gambe e appoggiandoti all'indietro sulle mani, offri il viso ai raggi di quel sole che ami. Una gatta esce da uno dei vicoli stretti e scuri che sbucano sulla piazza e si avvicina, prima annusandoti guardinga, poi, dopo averti strofinato addosso il suo profumo, sale con un agile salto sulla panchina di pietra al tuo fianco e cominciare a lavarsi. Con gli occhi chiusi, lasci che i pensieri si muovano, lentamente, dolcemente, per non disturbare questo tuo momento di tranquillità, ne scacci uno troppo pesante e chiassoso, e sorridi ad uno che ti solletica la mente, dolcemente provocatorio e malizioso. La piazza ricomincia a svegliarsi, dopo la siesta pomeridiana di chi non sopporta il caldo, di chi segue quasi maniacalmente i consigli che la tv propina da giorni per difenderci dal caldo torrido ( dicono loro) che, quasi a voler stravolgere le abitudini climatiche di questo pianeta (guai a stravolgere le abitudini, poi diventano tutti nervosi e non sanno più come fare..) è scoppiato inaspettatam

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Profeti di speranza: Tomas Balduino

Ho conosciuto Tomas Balduino in un incontro organizzato a Pescara da Pax Christi. Ricordo che, tra le altr cose, raccontò, sorridendo soddisfatto, un episodio della lunga battaglia dei contadini brasiliani ( I Senza Terra) per la riforma agraria e contro il latifondo...

Avvicinandosi ad un accampamento di contadini che
avevano occupato una terra, vide un gran polverone.
Raggiunse l'accampamento: tante donne, armate di scope, spazzavano a tutta forza il terreno alzando, appunto, un gran polverone. "Ma che fate?- chiese Tomas. "Spazziamo
via le orme degli oppressori". Tuttsa la sala applaudì: un omaggio ai Senza Terra.
Vorrei proporre una sintesi di due interviste rilasciate recentemente a Caros Amigos, numero speciale sulla riforma agraria, e al Giornal do Brasil. Nella
intervista a Caros Amigos Balduino dice che il potere giudiziario sta difendendo la proprietà della terra come
un diritto assoluto, senza tenere in conto la funzione
sociale della terra, garantita dalla Costituzione.
E continua: "Ci sono tre fprme di violenza in questo momento nelle campagne 1) la violenza dei latifondisti con
le loro milizie armate chwe utilizzano armi che può utilizzare solo l'esercito.
2) la violenza della giustizia che non mostra il minimo rispetto per le vite umane.
3) la violenza dei media che provoca gravi danni e rende più difficile una riforma agraria di massa e di qualità
come Lula ha promesso di fare. È una campagna quotidiana, un fuoco che non si spegne. L'impunità continua a trionfare.
Di fronte ai 976 assassinati tra l'85 e il '96 ci sono
in carcere solo 5 persone. È importante che il governo mantenga la coerenza come sta facendo... Le misure che
preludano allariforma agraria sono: 1) il piano raccolto
per cui chi lavora nelle campagne riceverà il finanziamento per il raccolto 2003/2004, cosa che finoad ora era privilegio dell'agrobusiness.
2) il piano di Emergenza che garantisce a chi lavora una
cesta di base che, speriamo, consentirà l'in

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L' uomo inedito

Nella sua sana razionalità, come dice parlando di lui R. La Valle, Ernesto Balducci, nelle sue opere e nelle sue relazioni, parlava di un uomo inedito, un uomo nuovo che sperava sarebbe emerso dal processo evolutivo della storia umana. Quest'uomo non sarebbe stato più lupo all'uomo, ma, dell'uomo, amico e fratello. La guerra sarebbe entrata nell'era preistorica e il mondo non sarebbe stato più il luogo di conflitti, tensioni, competizioni, ma il luogo d'incontro fra uomini solidali nella costruzione di una società liberata e regolata da una democrazia non formale e imperfetta ma sostanziale e compiuta.
A chi gli contestava questa speranza, definendola utopica, Balducci rispondeva: o un mondo così o nessun mondo. Le parole non erano esattamente queste, ma questo il concetto. E parlava di realismo dell'utopia.
Vivendo questo momento tragico della storia umana mi chiedo se la speranza di un profeta come Balducci sia definitivamente morta. Sarebbe terribile, apocalittico. Bush ha parlato di guerra preventiva ed infinita. Preventiva. Infinita. Due parole che, a breve o a lungo termine, sono in grado di fermare non l'evoluzione della storia, ma addirittura di porre fine alla storia e, con essa, a tutta l'umanità.
Tempo fa lessi un ironico e profondo articolo di Benni. Immaginava Bush e Blair rimasti soli in un mondo distrutto. E non erano desolati, ma, con le armi in pugno, scrutavano l'immensa devastazione per assicurarsi che non ci fossero più nemici. La scena è paradossale, ma i due potenti uomini mi appaiono come la metafora di un mondo ricco e potente che considera la parte povera e debole come una nemica che mette in pericolo il suo stile di vita e la sua sicurezza e che, quindi, va combattuta. Essa è il male che va estirpato in nome della democrazia e della libertà. E', questa, un'operazione di stravolgimento della verità che lascia allibiti.
Tornando al realismo dell'utopia di Balducci, mi sembra non del tutto improbabile che l'umanità si auto

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Il fascino delle città : Firenze

"Com'è bella la città! Com'è grande la città!" - cantava
Giorgio Gaber. Io amo la campagna e amo le città.
Specialmente alcune città...

Com'è bella la città!, Com'è grande la città!" cantava Giorgio Gaber. Io amo la campagna e amo le città. Specialmente alcune città. Firenze è razionale e magica. Le linee, i volumi, la struttura dei suoi palazzi rinascimentali trasmettono una serena razionalità, ma se si entri nel Convento di S. Marco dalle celle e dai muri si sprigiona la magia degli affreschi del Beato Angelico che irradiano luce e poesia. La corona di angeli che danzano leggeri nel verde denso di un giardino comunica una gioia estatica inesprimibile.
Se si prende il viale che passa davanti al sereno, armonico cromatismo di S. Michele al Monte, ad una cinquantina di metri, a destra, inizia via di S. Leonardo, una strada romantica, stretta tra muretti di pietra dai quali si affacciano vecchi ulivi.
La strada è silenziosa. Con dolci tornanti che svelano sempre nuovi panorami, giunge fino all'Arno, fiume modesto che qualche volta resta quasi a secco, ma che, nel 1966 fece disastri. L'amore dei fiorentini per la loro città, con l'aiuto di volontari forestieri e stranieri, riparò in fretta i danni come li aveva riparati subito dopo la seconda guerra mondiale che aveva distrutto tutti i suoi bellissimi ponti, tranne Ponte Vecchio.
Il ponte Santa Trinita è esattamente come era prima e immette in via Tornabuoni dove si riassapora la rasserenante armonia rinascimentale. Amo, di Firenze, le molte tracce del suo periodo comunale con le molte corporazioni di laboriosi artigiani: lanaioli, calzaioli...
Una volta, in uno dei miei molti soggiorni fiorentini, passeggiavo in via dei Calzaioli.
Vidi l'ingresso di una chiesa gotica. Vi entrai... ed ecco la magia: un interno gotico, dominato dal Tabernacolo dell'Orcagna e immerso in una mistica penombra rischiarata da lampade ad olio che fanno brillare i mosaici del Tabernacolo.
I

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Bandiere di Pace di Autori Vari.

" Bandiere di pace " è un libro uscito a giugno del 2003 per le edizioni Piero Chimienti e per l'iniziativa di Peacelink. Gli autori: Giulietto Chiesa, Gisella Desiderato, Giuseppe Goffredo, Carlo Gubitosa, autore di un documentatissimo libro sui fatti di Genova durante il vertice delG8 del 2001, Alessandro Marescotti e Alex Zanotelli. Secondo me questo libro è un ottimo esempio di controinformazione mirata a sollecitare l'attenzione di chi, sommerso da varietà e quiz televisivi, ha una percezione confusa e rimossa della grave situazione che il mondo vive. L'analisi di Giulietto Chiesa che oserei definire pedagogicamente
"catastrofica" mette in risalto, basandosi sui fatti e sulle dichiarazioni di vari esponenti dell'Amministrazione Bush, la motivazione più forte che ha spinto Bush alla guerra contro l'Irak: la sopravvivenza dell'Impero americano, costi quel che costi, anche il ricorso alle armi nucleari. Ho virgolettato l'aggettivo catastrofica perchè tutti gli autori sono anche propositivi nel segno della speranza della costruzione di un mondo migliore che sarà realizzabile se il popolo della pace
saprà organizzarsi e saprà coinvolgere il maggior numero di persone nel progetto di ridefinire questo mondo tragicamente spaccato in un Nord che consuma l'80% delle risorse del pianeta e un Sud che sopravvive e muore con il restante 20%. I mezzi indicati per realizzare questo progetto sono:la controinformazione, o, meglio, lo svelamento della informazione bugiarda, il boicottaggio e la difesa definita "asimmetrica" perchè non usa le stesse armi e strategie dell'avversario ma quelle gandhiane della nonviolenza.



Racconti di un altro Brasile

La segnalazione e la recensione del libro "Gli occhi e il vento. Racconti di un
altro Brasile", fatte da ADISTA, mi hanno fatto ricordare PioCampi, figura
eccezionale, inserito in un gruppo di persone straodinarie. Ve lo presento.

La segnalazione e la recensione del libro "Gli occhi e il vento. Racconti di un altro Brasile", fatte da ADISTA, mi hanno fatto ricordare Pio Campo, figura eccezionale, inserito in un gruppo di persone straordinarie. Ve lo presento.


Lo Spazio Culturale "Vila Esperança" nasce nel 1989 a Goiás, in Brasile, dallo sforzo comune di Pio Campo e Robson Max De Oliveira Souza, all'epoca novizio del locale monastero benedettino. Robson, racconta Campo, già da tempo faceva teatro con le prostitute e i bambini di strada a Belo Horizonte e fu il primo a concepire l'idea di uno "spazio" rivolto ai tanti piccoli abitanti della zona per offrire loro quelle opportunità di crescita, gioco e relazione che spesso una realtà sociale e familiare intrisa di miseria e violenza negava loro. A muovere il progetto, dunque, semplicemente il "desiderio di seminare momenti tranquilli e magici nella vita dura dei nostri bambini".
Oggi Vila Esperança è una realtà consolidata e avviata, grazie a chi vi lavora da anni, ai tanti bambini e adolescenti che vi sono passati e all'aiuto esterno del gruppo di italiani che ne sostengono le attività tramite la Rete Radié Resch. La "Vila", entità privata, offre un servizio pubblico e gratuito, e ospita una scuola materna, una ludoteca, un asilo nido e attività artistiche di vario genere, molte delle quali, come la danzaterapia, incentrate su una valorizzazione della corporeità a fini terapeutici e relazionali. Nel volume, Campo ci offre, a partire da ricordi, riflessioni e esperienze personali, uno spaccato di quindici anni della sua vita: "A farmi crescere - dice - non sono state le parole, ma i momenti in cui ho potuto guardare la diversità e lasciarmi interrogare".
Questo è uno stralcio della rece

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