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Racconti brevi

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Sinai

— Che ne dice, Signore, di "Dieci modi per farla franca"? —
...
— Mmmm... dal suo silenzio deduco che sia forse meglio "Dieci consigli per allungarsi la vita"—
...
— Okkey! E se facessimo "Dieci facili regolette per non finire all'inferno"? —
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— Eh be'... Non le va proprio bene niente allora... —
...
— Non vorremmo metterla giù dura dandoli al volgo come se fossero dei comandamenti, vero? —
...

   0 commenti     di: massimo vaj


La triste storia di Arturo

Arturo era un esperto di face book... Era arrivato ad avere 2111 amici, poi a poco a poco li aveva tolti, era sceso a 1000, poi a 500, poi a 100 poi a 20, infine a 4. Allora postò "eravamo 4 amici al Bar". Poi proprio come nella canzone rimase da solo, scrisse un poem e mise "mi piace"..



Diario 21/05/2016

S'è talmente tanto ricchi d'ardore, quando si viene a sto mondo, ch'i pallettoni che si sparano per una vita intera se restassero accomodati dentro di noi, in fondo a noi, e per l'eternità, ecco, per un istante solo, quella sarebbe la felicità.
Chi poteva immaginarsela sta frenetica notte dopo una vita spesa bene, a dirla tutta, in verità, nella spensieratezza più spudorata. Spensieratezza. Una parola sola. E noi altri giovani a trastullarci è vero con quelle ambigue pollastre che la gente le chiama le compagne dell'amore, noi immersi inesorabilmente nella lotta contro l'altro sesso, noi liberi, rocciosi, eccezionali ed aperti a quella vita così scevra da contaminazioni. E che vita! Una vita che neanche il più felice degli uomini maturi poteva immaginarsi così perfetta.
La maturità è come una sorta di strana vasca vuota dove s'attaccano di sotto i residui calcarei della vita che scorre. Quella lordura è lo svuotamento, la perdita di motivazioni, l'annichilimento delle energie. Si finisce pian piano, quasi senza rendersene conto, in quel calderone così ostile e putrido che è l'anticamera della morte: l'età adulta. E allora vattene alla grande con quest'andirierivieni di routine, questa danza così macabra e proprio niente gioviale che è la vita quando si raggiunge una certa età. È questa la notte, l'insieme di paure e mancanza di motivazioni, la noia, la grossa noia, la grossa ed impervia noia che ti porta, nostro malgrado, dal paradiso della spensieratezza alla prigione della responsabilità.

   0 commenti     di: Ferdinando


Il muro

Lipsia, D. D. R. 7 Luglio 1950

Walter Henke stava camminando lungo il viale alberato che collegava l'edificio universitario alla sua abitazione, come ogni pomeriggio degli ultimi quattro anni, ripercorrendo a ritroso l'analogo tragitto compiuto al mattino. Finita la guerra, svestita quella divisa che non aveva mai amato, aveva ottenuto una cattedra presso l'università della sua città. Insegnava storia, e gli studenti seguivano le sue lezioni in rispettoso silenzio Conservava dentro di sé, però, un'inquietudine che derivava dalla consapevolezza di essere stato ad un passo dalla gloria, la sola cosa che considerasse veramente preziosa. Non certo per questione di denaro, al quale non aveva mai dato molta importanza. Quello che desiderava era la possibilità di legare il suo nome a una scoperta archeologica, e solo l'improvvisa ritirata dall'Italia nel 1944 glielo aveva impedito, costringendolo a richiudere un coperchio appena sollevato, scrutando per un solo momento quello che cercava da una vita.
Dopo la fine della guerra, riuscendo con mille difficoltà a ricostruire un'esistenza che quell'assurda tragedia aveva rischiato di demolire per sempre, recuperata la dignità ottenendo la docenza universitaria, aveva però dovuto subire, insieme a milioni di connazionali, le conseguenze di un assurdo destino. La Germania era stata divisa in due, e lui divenne cittadino della Repubblica Democratica Tedesca.
Dopo un tragico tramonto, un'alba infausta.
Rientrò a casa verso le sei del pomeriggio.
- Marta! -
- Sono qui, caro, in soggiorno. Vieni, per favore, abbiamo visite! -
Non erano abituati a ricevere visite inattese, e le improvvisate lo irritavano.
Si affacciò alla porta del soggiorno, vide la moglie che stava conversando con un uomo di cui non poteva vedere il volto perché seduto di spalle. Nel frattempo questi si era alzato in piedi voltandosi verso di lui con studiata lentezza.
- Buona sera, professor Henke, o devo chiamarla capitano? -
Aveva d

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Fai di me il tuo sogno

"Fai di me il tuo sogno" leggo sul mio blog. Mi accendo una sigaretta e comincio ad espellere cerchi di fumo dalla bocca, che si vanno ad infrangere sul monitor del mio portatile.
Perché proprio a quest'ora? La domanda non è esatta. Chi è? Chi sei?
È la prima volta che ti vedo. Non riesco minimamente a capire tu chi possa essere. La tipa che ho cercato di rimorchiare l'altro anno in zona colonne? No. Era col suo ragazzo. Ragazzo che io non ho mai visto per tutta la sera.
La mia ex? Futile speranza. Ormai sono partito ed il continente ce l'ho alle spalle da almeno un paio di anni. Che dico. Non ricordo nemmeno. E lei non sarebbe in grado di farmi una sorpresa del genere. Altrimenti non sarebbe la mia ex. Vediamo. Pensa. Pensa. Pensa. Pensa. Zero. Non riesco proprio a capire.
Cazzo.
Non ne vengo assolutamente a capo ed intanto la gola reclama liquidi. Vado in cucina, apro il frigorifero ed estraggo la bottiglia di cola che aspetta solo di essere finita. Da almeno un mese. Vado pazzo per le bevande in origine gasate che col tempo perdono le proprie bollicine. Non ricordo nemmeno quando ho preso quest'abitudine. Nemmeno se me l'ha contagiata qualcuno. Forse Michele. Forse. Chissà come sta? Saranno sei anni che non lo sento. Cazzo dico. Minimo dieci.
Fa un caldo torrido. Pesante. Impossibile. Giro in mutande per casa eppure non riesco a trarre beneficio da questa nudità. Accartoccio la bottiglia, la butto nel cestino e getto un occhio fuori dal balcone.
Dio che spettacolo.
Non ci ho ancora fatto il callo a questa totalità di niente. Mi prudono le palle. Non posso far altro che darci una veloce grattata.
"Fai di me il tuo sogno" continua a penetrarmi il cervello come un'insegna luminosa di un casinò di Las Vegas. Va ad intermittenza. Chi sei? L'immagine del tuo profilo è la foto del Colosseo. Per cui. O sei una nostalgica oppure mi stai prendendo per il culo. Nessun altro dato nel tuo Myspace. Solo un lettore musicale da cui posso ascoltare qualche suc

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   8 commenti     di: Guido Ingenito


Ragazze

MIRANDA

Si era innamorata di uno che non voleva saperne (forse gay) ma lei insisteva, insisteva. Ad una festa si fece venire una crisi isterica, si mise a piangere disperata, con le amiche a consolarla. E dire che mi piaceva il suo esibizionismo esagerato, la sua intelligenza brillante, il modo di camminare come i fenicotteri. Ma per amore la sua dignità stava a zero. Poi si sposò con uno che non amava.

VIVIANA

A trent'anni cercava un marito a tutti i costi e per questo pubblicizzava il suo essere benestante, il suo supermarket, l'appartamento di trecento metri, la macelleria. Ci provò con noi tre prima di far abboccare al suo amo un disperato che dopo la laurea non aveva i mezzi per andarsene a Milano. Lui altissimo e lei piccolina. Adesso sono sposati e hanno un bambino.

FANNY

Fidanzatissima, si era fatta stregare da uno strano tipo che aveva un potere: bastava uno sguardo e le donne cadevano stordite ai suoi piedi. Era sempre circondato da uno stuolo di ragazze che lo osannavano: ricordo i suoi occhi azzurri come vetro, freddi, distanti, cinici. Fanny fu la principale delle sue vittime, per poco il suo fidanzato storico non la lasciò.
Una sera che stavamo tutti insieme, le chiesi di andare via e lei mi seguì in giro a vagare per la città di notte. Compresi la sua sofferenza. Al rientro, lui e le sue streghe ci attendevano con occhi carichi di odio.

MARILENA

La mangiatrice di uomini. Era stata con un uomo sposato (a suo dire bellissimo) che a sua volta l'aveva tradita con un'altra donna. Erano volate botte da orbi e da parte di lei anche pedate sui genitali.
Di recente stava per sposarsi con un carabiniere di Firenze che non faceva altro che risponderle a monosillabi. Un giorno mi disse che le stavo sulle palle perchè dicevo sempre quel che pensavo.

   7 commenti     di: vincent corbo


Questa è la tua vita

Il problema è che ti sei dimenticato di tirare giù la tapparella della finestra. La luce ti colpisce in pieno viso ed è più fastidiosa dei versi di un gatto in calore alle quattro di mattina il giorno che hai il turno alle sei. La fortuna è dalla tua parte: è domenica. Nella tua stanza c'è un odore strano molto distante da quello che solitamente si definisce gradevole. Odore dei tuoi piedi sudati mischiato a quello di scorregge notturne, mischiato a quello di vomito, vomito che si trova esattamente alla tua sinistra perpendicolare al cuscino, nel quale altri rimasugli di sbocco sono rimasti appiccicati per accoglierti e dirti buongiorno. Chiaro! La prima cosa che fai è alzarti correre in bagno e, mentre stai rigettando un'altra volta, ti ricordi, come se non avessi abbastanza disgusto, che ieri sera hai beccato Ambra al Tube mentre infilava la lingua nella bocca di uno con cui non l'avevi mai vista prima ed è stato dopo che li hai adocchiati mentre andavano a chiudersi in bagno che hai iniziato a bere. Sei convinto che lei sia venuta al Tube proprio perché tu la vedessi e questo conferma quello che hai sempre pensato: amiamo così tanto alcune persone perche possano farci più male quando ci daranno il colpo di grazia. Guardi l'ora e sono le due del pomeriggio, vaghi flash della notte trascorsa percorrono le strade della tua mente, sono ricordi mutilati e paranoici come quelli di un reduce di guerra che si è dimenticato di prendere i suoi anti-psicotici. Vai in cucina. Il tuo coinquilino Tony è seduto al tavolo, sta guardano un video, dove una ragazza bionda è in ginocchio in una stradina di campagna, venti uomini sono riuniti intorno a lei, tutti le stanno sborrando addosso. Ha l'espressione felice, come se fosse una bambina di cinque anni che cavalca per la prima volta il suo pony.

Tony ti guarda e indicando con il dito lo schermo dice:- Questo video è la chiara dimostrazione di come passiamo la nostra vita a creare idoli. Vogliamo prostrarci, ing

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Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata