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Racconti brevi

Pagine: 1234... ultimatutte

Teresa

Come ogni mattina Teresa si spazzola i lunghi capelli davanti al piccolo specchio incorniciato di legno. Il suo è un piccolo appartamento e quello appeso nell'ingresso è l'unico specchio che le consente di vedersi con un minimo di comodità.
Come sempre ascolta musica dal suo onnipresente lettore mp3 e in quel momento le struggenti note di un D'Alessio disperato fanno riemergere dal profondo del suo passato un viso che non ricordava più da moltissimo tempo.
D'un tratto, accanto a lei, nello specchio si materializza Riccardo e subito il tempo scompare e Teresa si ritrova improvvisamente al suo fianco, davanti allo specchio di quella camera d'albergo in quel freddo giorno di febbraio di... Chissà che anno era. Non ricorda l'anno, ma ricorda benissimo la serenità mista ad apprensione che provava per quell'incontro tanto desiderato, ma tanto temuto.

Riccardo... Chissà ora dov'era... Chissà con chi...

La spazzola s'impiglia in una ciocca ed il leggero dolore la riporta indietro e lo sguardo corre subito all'orologio al polso. Quant'è tardi! Deve sbrigarsi perche la metro non aspetta certo lei per ripartire dalla fermata poco lontana da casa.
La porta sbatte alle sue spalle mentre Teresa si affretta giù per le scale. Fuori il sole di luglio la riscalda dal brivido che è ancora in fondo al suo cuore ed ora quel ricordo è ritornato da dove è venuto.
Tra i volti nella metro Teresa non vede quegli occhi chiari che ancora la guardano con tenerezza mentre le note di "Sorprendimi" degli Stadio accompagnano il filo dei suoi soliti pensieri.

   0 commenti     di: Sergio Fucchi


Per una A e una E

per un refuso di stampa una "a" si trovò a sostituire una "e", e così la frase: ... affinchè si dia una svolta decisiva ai nostri malesseri, venga efficacemente combattuta l'ansia, la depressione, le cattive abitudini, si possano ritardare i funesti effetti dell'età che avanza ottenendo salute e buonumore, bisognerà usare al meglio la menta(e) e sfruttare le sue inusitate potenzialità... apparve su un giornalino ad alta diffusione locale. la notizia provocò un tale incremento nelle vendite di caramelle, chewingum, bibite e piantine della suddetta, del tutto inatteso e rimasto tuttora inspiegabile.



Pickwick e gli altri

C'è stato un periodo, nella mia vita di bambino, in cui i miei genitori litigavano tutti i giorni, addirittura due volte al giorno se il babbo tornava a casa dal lavoro anche per pranzo.
Mentre le urla coprivano i notiziari televisivi e gli insulti nonché i piatti volavano a destra e a manca, io sgusciavo via di casa infilando le scale che portavano, due piani più sopra, all'appartamento del nonno Gino.
Nonno Gino in realtà non era il padre di mia madre, ma lo zio: l'unico superstite "cittadino" di una famiglia che, nella sua maggioranza, continuava a vivere nella campagna del basso Piemonte.
Non era che non corresse buon sangue con la nipote ma, semplicemente, si viveva su piani diversi e non solo del palazzo..
Poiché ero l'unico che, regolarmente, gli faceva visita avevo accesso a questa "diversità" e mi ci ero abituato. Senza problemi. Anzi.
Ero un bambino di dieci anni, bravo a scuola anche se nessuno a casa, per i problemi suddetti, sembrava accorgersene; introverso quel tanto che basta per non essere mai chiamato in piazzetta dai compagni a tirare calci ad un pallone nelle ore pomeridiane, già sofferente di pene d'amore per una ragazzetta con una spruzzata di efelidi ai lati di un nasino che si arricciava con sufficienza, ogni volta che le offrivo metà del mio prezioso pane e mortadella, insomma un preadolescente problematico.
Per fare tornare un po' di colore su quelle guance che parlavano di uno stomaco vuoto, nonno Gino per prima cosa si industriava attorno ai fornelli.
Oggi posso dire che quel minestrone non era buono solo per le verdure dell'orto che lui coltivava in un pezzetto di collina alle spalle dei casermoni dove abitavamo ma, anche e soprattutto, perché era il solo atto d'amore di cui fossi oggetto in quegli anni.
Dopo pranzo, nonno Gino si accomodava in poltrona mentre io dividevo il divano con il vecchio Jack, cane da caccia ormai in pensione, deciso a godersi a lungo quel vitalizio di ciotola e acqua senza grosse fat

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Piccoli maniaci crescono

Rigorosamente in ordine alfabetico ai bimbi della classe furono distribuiti i fogli di carta, e Tommy ricevette il suo.
Tommy s'incollò al banco appoggiandoci sopra i gomiti. Decise che avrebbe disegnato un dromedario perché anche lui aveva una gobba. Si stirò un po' sulla sedia e dispose verticalmente la matita colorata sul foglio bianco; mentre disegnava le sue dita sfioravano il foglio, era deliziato, il suo dromedario era splendido e rimaneva tranquillo in mezzo al foglio senza scappare.
E poi all'improvviso successe.
Da dietro arrivarono due compagni: uno grosso tutta ciccia, e uno tutto impettito che puzzava; gli diedero un colpetto sulla gobba, gli strapparono il fogliodromedario e si misero a ridere.
Tommy vide i tanti piccoli pezzi di carta giacere sul pavimento e serrò con forza gli occhi, era come se un poco morisse.
Mr. Proserpina, l'insegnante di disegno, allora disse in modo che sentissero tutti:
- Nathan! Otto, ho osservato la vostra scenetta, che cosa avete da dire a proposito?
Nathan e Otto risposero con un ghigno e tutta la classe si mise a ridere.
Tommy urlò: - io prometto che - ma non riuscì a finire quello che stava per dire.

Dopo quel fatto, Tommy non disegnò più; usciva con Nathan e Otto e li scortava in corridoio rimanendo in silenzio. Tutti i giorni si lasciava toccare la gobba e, poi, restava seduto sotto un albero e aspettava che i bimbi dal cortile gli facessero cenno, e allora anche lui ghignava e piccole gocce di bava uscivano dagli angoli della sua bocca.



Liber non olet

"L'ho visto prima io!", disse un signore, mentre tentava di raccogliere l'ultimo libro di quell'autore dallo scaffale.
Intanto che cercavo di ricacciare il moto di rabbia che mi stava assalendo per l'impossibilità di cogliere brandelli di quel racconto, scorgo un immagine che non avrei più cancellato: una ragazza stava annusando i libri subito dopo aver letto la quarta di copertina per poi riporli con somma precisione sulla pila di volumi accatastati in ordine di genere.
Non aveva altri sintomi visibili che potessero lasciar trasparire qualche forma di sofisticata perversione.
Sembrava gracile e al tempo stesso aveva una postura solenne. Lo sguardo era smarrito nel labirinto di chissà quale pensiero, mentre le dita seguivano l'olfatto nell'esplorazione della trama del libro.
Avrei potuto passare ore ad interrogarmi su che tipo di donna fosse, quale lavoro facesse e persino chiedermi il segno zodiacale del quale non me ne è mai fottuto un cazzo.
Era riuscita ad incuriosirmi. Qual'era il mistero che la spingeva rapportasi così fisicamente con un libro? Saranno passati dai 30 secondi ai 5 minuti, quando mi accorsi dello sguardo delle persone che mi scrutavano pensando che fossi un maniaco. Non si capacitavano che rimanessi lì impalato ad osservare quella ragazza che non era consapevole nemmeno dell'esistenza di un mondo esterno. Nulla poteva rompere quella ricerca sublime che aveva intrapreso.
Si trattava di cogliere l'attimo, il frammento giusto per tentare di accedere nel suo universo.
Potevo avvicinarmi e annusare qualche libro anch'io: -No! Troppo banale.-
Tentare d'interloquire con qualche scusa: -No! non avrei mai rotto quell'idillio simbiotico col suo libro.-
Distratto nelle mie elucubrazioni mi avvicinai, e inciampando come un bradipo corridore tirai giù tutta la vetrina con i libri addosso. Mentre le persone si cominciarono ad affollare attorno a questo pirla che era volato per terra, lei disse: -spostatevi che sono un medico. Fatemi passare

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Il sedicesimo colpo

Fu risvegliato dal cigolio della porta, faticando a riconnettersi con la realtà. Si era addormentato con la testa appoggiata sul tavolo, un bicchiere di vodka ben stretto nella mano.
Poco più avanti, qualcuno stava palpando il nudo deretano di una prostituta, mentre intorno un'umanità dimenticata tentava di sopravvivere. Risate si alternavano a gemiti soffocati e versi gutturali, tremori a sobbalzi e ammiccamenti, nel vano tentativo di esorcizzare i propri fallimenti esistenziali. Volti disfatti dall'alcol e dalle droghe, corpi seminudi, effluvi di umori che lasciavano nell'aria l'odore acre e pungente del sesso rubato.
La scena, offuscata dal denso fumo che galleggiava nell'aria in aggiunta a quello prodotto nella sua mente dalla vodka, gli ricordò in maniera inquietante un'incisione dell'Inferno di Dante che aveva a casa.
Svuotò il bicchiere emettendo un verso di disgusto, poi si recò al banco dove il barista era affaccendato con due clienti alle prese con una sbornia.
- L'ultimo, Mario.
- Meglio di no, Giorgio. Per questa sera basta così, sennò ti riduci come loro.
Il barista accennò in direzione dei due ubriachi che stavano dando in escandescenze a poca distanza, insultando lui e la sua famiglia in tutti i modi possibili. Giorgio diede uno sguardo.
- Magari riuscissi a ubriacarmi in quel modo, almeno potrei dirti quello che penso della tua schifosa vodka e di questo bordello!
- Vai a casa, Giorgio!
Come se fosse facile andare a casa. Erano tre giorni che arrivava fino alla porta, rimanendo immobile lì davanti qualche minuto, per poi tornare indietro.
Gettò due banconote sul bancone e si avviò lentamente verso l'uscita. Tirò su il bavero della giacca e s'incamminò, calpestando larghe chiazze d'acqua prodotte da una pioggia che ormai cadeva ininterrotta da una settimana. Fatti pochi passi, notò dietro delle auto una ragazza giovanissima inginocchiata davanti ad un uomo. Si avvicinò.
- Ti va male stasera!
L'uomo in evidente stato conf

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Le Cronache di Giuda

Chi era veramente Giuda Iscariota? E quale è la sua vera storia?
Giuda's Chronicles
(di Aldo Battistelli)

"Iscariota" é la traduzione dall'ebraico di Ekariot che significa sicario. Tutti noi conosciamo il tradimento di Giuda, ma chi era veramente Giuda Iscariota? Il traditore o il tradito? E ancora più importante; chi erano veramente gli altri undici? Forse Giuda rifiutò di partecipare al più grande complotto dell'umanità e per questo venne ricoperto dall'infamia e poi successivamente ucciso? Due sono le versioni sulla morte di Giuda: la prima vede Giuda che si uccide impiccandosi; nella seconda ipotesi, Giuda cade, invece, in un burrone. In entrambi i casi chiedetevi: si impiccò o fu impiccato? Fu ucciso e poi buttato in un burrone per depistare i sospetti sulla sua vera morte? Chi era veramente Giuda Iscariota? E quale è la sua vera storia?
Quello che segue, ripercorre le ultime ore della vita di Giuda Iscariota...

L'apostolo M. : Bevi con noi Giuda, bevi amico mio, domani un uomo morirà dando vita al più grande impero mai esistito, un impero dove noi saremo i dodici re.
L'apostolo P. : L'impero Romano è ormai giunto al termine, ciò che accadrà domani sarà la dimostrazione che la fede é più letale del gladio. I popoli si inchineranno nei secoli, ma non per paura delle sferzate della frusta, ma per un nome, un nome che ha promesso loro il più ambito dei doni: la resurrezione dopo la morte.
Giuda: Fratelli miei, nel nome di chi stiamo uccidendo? Io stesso vi cercai, chiedendovi di unirvi al mio complotto contro l'occupatore, vi scelsi perché avevate in comune tutti lo stesso odio per l'impero Romano, se ora lasciamo che i Romani lo catturino, le speranze di liberare le nostre terre svaniranno, fermiamoci finché siamo in tempo, non lasciamo che lui venga giustiziato, non vendiamolo ai Romani! Io vi imploro fratelli miei, vi imploro!
L'apostolo L. : È troppo tardi fratello Giuda, abbiamo pagato un uomo perché info

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Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata