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Racconti brevi

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Bannato!

- Mannaggia quirr puorc!

bisbigliò Mario digrignando i denti, mentre assorto guardava l'orizzonte. Il cielo era terso e poche nubi diafane carezzavano la volta celeste, conservando l'espressione di fugaci spettri ammutoliti dalle stelle. Una ferrosa bora primaverile soffiava leggera da sud, inerpicandosi in rivoli nodosi tra gli steli dei fiori. Ondeggiava con enfasi tra i rami dei tigli appena fioriti. Gli occhi di Mario, pensierosi e cupi al rossore del cielo, parevano rasserenarsi al dimesso canto del vento, fuggito in lontananza verso qualche campanile, dove il frenulo nascosto delle campane s'assopiva alla solennità di quel fischio greve.

- Mannaggia quirr brutt puorc 'schfus!,

riattaccava Mario avvolto da magistrale cupezza, trascinandosi pesantemente nelle scarpe lustre, con passo cadenzato e lento. L'avvolgeva, festiva come sempre, la brezza del mare di Napoli, che da secoli rinfrescava le menti dei giovani turisti del porto. Gli lisciava con accortezza le tempie e gli sparuti capelli, in cerca di un fugace pensiero d'allegrezza, ma il gaudio di quella frescura era solo l'ennesima lama affilata, giacché, da che si era incamminato, una sola parola feriva la sua testa. Bannato!
Il baccano di un dattero di mare, scoperto in solerte corsa dalla spiaggia alle onde, s'offuscava nella profondità dei suoi pensieri e qualche bestemmia fioriva sulle labbra come una peonia si schiude nei primi giorni di maggio.



Notte

Era ancora notte. Una notte umida. Stellata e incredibilmente brillante per il buio che avvolgeva il luogo e per l'aria priva di smog. Bob era frastornato. Quarant'anni, circa cento chili per un metro e ottantacinque. Tutto intorno un territorio vasto, semi pianeggiante e desertico. Una ruota continuava a girare per inerzia, mentre qualche animaletto fuggiva spaventato. Bob respirava affannosamente, stretto dalla cintura di sicurezza. Rimasto per qualche istante privo di conoscenza, stava rendendosi conto della situazione. Il braccio sinistro doveva essere rotto, infatti avvertiva un forte dolore e non riusciva a muoverlo. Poco distante un cervo emetteva gli ultimi rantoli. Bob guardò oltre il parabrezza sfondato: dalla sua prospettiva vedeva il cielo e le stelle.


A molte miglia di distanza, Brian percorreva la stessa strada, nella medesima direzione. Seduto comodamente nella sua berlina di lusso con i sedili riscaldati, guidava assorto nei suoi pensieri.
Provava sensazioni contrastanti: ripensava a tanto tempo prima, di ritorno da chissà quale impegno. In auto scrutava il cielo e la notte favoriva pensieri di libertà. Entusiasmi di evasione verso future avventure, possibilità inesplorate, conquiste forse impossibili.
Invece adesso il futuro non gli sembrava riservare tinte accattivanti. "Mi sento come un salame appeso a stagionare: inerte e passivo. Non sprigiono neanche il profumo invitante dell'insaccato e non miglioro con il tempo; divento solo più vecchio e stanco", pensava. "Stanco della routine quotidiana, dei giochi dei rapporti sociali, della mancanza di verità. Forse dovrei cercarla nelle stelle, la verità". Aveva tutto: tutto quello che un uomo può desiderare. Un'ottima condizione economica gli dava la possibilità di scegliere; non aveva certo di che lamentarsi, eppure guardandosi dentro sentiva il bisogno di stabilire chi era e che cosa era diventato. Era difficile e doloroso ammettere le proprie paure, le piccole manie; avrebbe volut

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La Sete del Professore

La "sete" del Professore era il surf e per placarla si era organizzato dopo l'orario di lavoro.
La sfortuna aveva voluto che proprio l'ultima ora del giovedì fosse al settimo piano dell'edificio che ospitava il Liceo Sperimentale "Dino Buzzati".
Sette piani e diciotto rampe di scale che si frapponevano alla conquista dell'uscita.
Avrebbe perso quasi mezzora di tempo contando che, la sua, sarebbe stata l'ultima classe a uscire. Il traffico di motorini e biciclette, avrebbe reso vano il posizionamento dell'auto vicino alla scuola, visto che sarebbe risultata irrimediabilmente imbottigliata.

L'ultima ora, in realtà, era di cinquanta minuti. La campanella suonava alle dodici e quindici per tornare a suonare alle tredici e cinque e lui arrivava solitamente con una decina di minuti di ritardo.
La sua lezione consisteva in una lettura che faceva fare del libro "Psicologia Sociale" del professor Solomon E. Asch. Faceva leggere un brano ad uno studente, poi chiedeva a tutti:
"Avete capito?"
Se non c'erano repliche o dinieghi faceva procedere con la lettura, altrimenti faceva la parafrasi del paragrafo.
Il tutto durava una mezzoretta, durante la quale ogni manciata di minuti controllava l'orologio; poi scattava il piano.
Ore dodici e cinquantacinque:
"Allora, piano piano prendete i libri e prepariamoci ad uscire." Diceva con fare complice.
Ore tredici in punto:
"Ora scendiamo in silenzio."
La discesa avveniva silenziosamente fino alla porta della scuola, dove aspettava il suono della campanella.
Dopo la trepidante attesa, infine, la liberazione. Finalmente poteva salire sulla sua Escort verde sormontata dal surf e dirigersi alla spiaggia dei Tre Ponti.

Quando fu il momento di scegliere il membro interno per l'esame di maturità della classe fu inflessibile:
"Non vi azzardate a chiederlo a me! Non vengo a fare una figuraccia per voi!"

Fu deciso e "cristallino!"



Due donne- Cap. II

'Non puoi sentirti in colpa per questo, non sei tu che hai deciso di avere questo difetto come lo chiami tu. Si può decidere se tagliare un dito o una mano ma non di avere qualunque parte interna del nostro corpo in questa o in quella maniera. Senti Marisa io ti amo così come sei - disse Giacomo alla moglie mentre guidava e lei lo interruppe con una domanda:
-fino a quando? Dico fino a quando mi amerai, e se anche tu più in là avrai voglia di essere padre a tutti i costi mi guarderai ancora con gli stessi occhi innamorati? A questo punto Giacomo le chiese:
- ma la nostra vita non ci basta così com'è? Io non ho forse te e tu me? Ci deve essere per forza qualche bambino per essere felici, non lo siamo stati abbastanza fin'ora?. Marisa guardava distrattamente fuori dal finestrino e ogni tanto mentre il marito le parlava una smorfia di disappunto le si abbozzava ai lati delle labbra mentre i suoi grandi occhi scuri s' incupivano.
-Oh tu parli bene perché sei un uomo, non sai quanto veleno sputano le donne quando parlano, già me li immagino adesso che sta per arrivare Natale, "oh come mi dispiace cara ma non ti preoccupare i figli non sono tutto anzi distruggono la coppia!" e giù a buttare maldicenze sui propri figli poi appena mi girerò ecco che diranno: "ma lo sai Marisa? Non può avere figli, oh poverina, ah ma io lo dicevo dopo dieci anni o lui o lei, qualcosa doveva non funzionare!".
- Ma chi se ne importa degli altri, di quattro galline che starnazzano nel pollaio, quello che conta è che io ti amo, che noi ci amiamo. La interruppe Giacomo ma Marisa gli disse:
- E se lo adottassimo? In fondo oggi lo fanno tutti, italiano o straniero non ha importanza basta che sia un neonato. Porterà in sé il nostro amore, quello che noi gli daremo.
Giacomo fu colto di sorpresa. Ne avevano già parlato anni fa, quando avevano fatto una vacanza in Africa, in quell'occasione aveva espresso il suo disappunto circa l'adozione, non voleva essere esaminato da nes

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   0 commenti     di: Vincenza


La lezione con il gatto

Il nero gatto se ne stava seduto dentro una piccola gabbia sopra la cattedra. Si teneva dritto sulle zampe anteriori e con i suoi grandi occhi rotondi e gialli seguiva tranquillo i ragazzi che entravano nell'aula magna. Qualcuno di loro rise; tutti andarono a sedersi nelle file dei banchi, ai loro posti.
L'ora passò. Poi suonò la campana. Boriosi i giovani se ne andarono. Non rimase nessuno; solo una ragazza si avvicinò alla cattedra. Il micio aveva uno splendido aspetto nella luce della sala. Lei accostò la mano e con l'indice e il medio gli strofinò un orecchio.



Diario 18/05/2016

Poi, dentro questa angoscia sorda, abbiamo come visto Dio rendersi partecipe nella sventura, il suo muso stanco gridare troppe coordinate indecifrabili, la sua voce rauca farsi sentire vicina. Dio è un oceano asettico che nella sua abbondanza ci invita ad amare senza chiedere nulla in cambio, forse solo un idioma incomprensibile, la libertà in cui sogniamo di tuffarci da quando siamo venuti al mondo. E se non fosse per Dio, per l'idea di Dio, saremmo morti prima ancora di cominciare.
Dopo l'angoscia ci sarà soltanto il mondo, la linea sottile che divide l'affondo negli inferi del dolore dalla conseguente risalita, le contraddizioni e le bellezze del mondo, la mano del padre che ci guida, dolce, nel percorso della vita. Ci sarà, in pratica, una nuova vita davanti che si presenterà, una vita che non avremmo mai immaginato di vivere, come per volerci rivalere sul destino, anche noi, in fondo, presenti.

   0 commenti     di: Ferdinando


Risveglio

Lei si alzò da letto, tirandosi dietro il lenzuolo, in una sorta di pudore a ritroso.
Non riuscendo a sfilarlo dal materasso lo lasciò cadere, alzando le spalle, come se pensandoci avesse capito che sarebbe stato fuori luogo.
I raggi di sole che filtravano dalle gelosie socchiuse creando piccole scie di pulviscolo irridescente, sembravano aver annebbiato i fatti della notte prima.
A pensarci bene, lui non capiva cosa potesse essere successo, di così intenso e diverso dal solito.
Si domandava perchè non riusciva ancora a togliersela dalla mente, nemmeno ora che la osservava attentamente, mentre lei guardava allo specchio i segni che la notte aveva lasciato sul suo viso: il trucco degli occhi sciolto, i capelli arruffati. Lasciando scorrere lo sguardo, notò anche le imperfezioni di quel corpo, che la notte prima, stranamente, gli erano sfuggite: il seno non era alto e sodo, ma rilassato, forse troppo, pensando ai seni a cui si era abituato..
e quell'accenno di cellulite sui fianchi? e il ventre, segnato da piccole smagliature, un po' prominente.. forse troppo.
La dea conosciuta la sera prima, si era trasformata in quella sconosciuta che ora stava facendo la doccia nel suo bagno. Ma cos'era successo? perchè, invece della solita fretta di salutare ed andarsene, continuava a pensare a lei?
Eppure non era stata una notte di sesso "bollente" come gli era sempre piaciuto. Niente ricercatezze erotiche, niente frasi eccitanti, a parte i suoni sconnessi che uscivano dalle loro gole e il rumore dei loro respiri ora affannati, ora più lenti.
Lo avevano fatto un paio di volte, senza che durasse nemmeno tanto a lungo, seguito da momenti di silenzio.
Poi avevano chiaccherato, non ricordava nemmeno più di cosa. L'unica sensazione forte che lo aveva accompagnato per tutta la notte, e che ancora era presente, era una sensazione di serenità. Come quando ascoltava la sua musica. Come dopo una serata passata a cena con i suoi vecchi amici. Non poteva certo dire fo

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Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata