username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti brevi

Pagine: 1234... ultimatutte

Un trasporto senz'anima

Un giorno di dicembre dell'anno 2150 fu finalmente annunciato che il teletrasporto era riuscito. Il clamore suscitato da quell'avvenimento fu tale, dopo anni di tentativi finiti nel nulla e di oggetti disintegrati senza che poi si fossero mossi, che per molte settimane a seguire gli organi di informazione smisero di parlare di altro. Si era riusciti quel giorno a spostare una banana da una stanza a un'altra facendola prima disintegrare in particelle elementari e poi trasportandola lungo un fascio di luce verso la sua destinazione, dove poi era stata ricostituita sulla base della mappa dei suoi atomi che era stata fatta in precedenza.
Se fino a quel giorno le immani possibilità che un tale sistema di trasporto avrebbe offerto erano state solo timidamente sognate, a quell'annuncio la fantasia esplose in un boato che parve non avere più fine. Ci fu lo scienziato che finalmente riuscì a dire a tutti che sarebbe stato possibile inviare sugli aerei in volo il carburante senza bisogno di farli scendere a terra, ma ci fu anche la vecchietta dell'angolo, che da tempo non ce la faceva più a portarsi la spesa a casa e finalmente sentì che le sue pene erano finite.
Nei mesi che seguirono si provò a teletrasportare anche altre cose e si capì che non solo le banane potevano viaggiare lungo quel fascio di luce ma anche tazze, manganelli e persino poltrone. Venne finalmente anche il giorno che tutti agognavano ma di cui nessuno fino a allora aveva osato parlare apertamente: quello del trasporto di esseri viventi. Si era infatti riusciti a mappare la struttura atomica del classico topolino da esperimento e dopo averne fatti viaggiare tre senza poi ottenere di nuovo un topolino alla fine del viaggio, quasi per miracolo il quarto topolino si ripresentò nell'altra stanza come se nulla gli fosse successo. Ne guadagnò un giro per il mondo, chiuso in una gabbietta dorata e alla mercè di milioni di persone che volevano vederlo da vicino, ma finì poi schiacciato sotto ai

[continua a leggere...]



Incontro in chat

È cominciato tutto per gioco. Quella sera non avevo sonno e ho voluto provare una nuova chat. Ho usato il mio solito nick "Amante Carismatico". E tu eri lì. "XXXXXXX". Questo era il tuo nick, lo ricordo bene. Abbiamo parlato del più e del meno e mi hai detto che eri di Roma. Lontani, ho pensato. Siamo stati tutta la notte in chat. I nostri discorsi si sono fatti piccanti e ad un certo punto mi hai detto che ti stavi toccando. A dire il vero anch’io ero eccitato. Mi hai dato il tuo cellulare e l’abbiamo fatto al telefono. È stato molto coinvolgente. Sentire la tua voce tremare e il tuo orgasmo travolgerti è stato davvero stupendo. Poi, abbiamo cominciato a scriverci sms. Fino a quando tu hai proposto di venire a Milano. Io non potevo vederti, anche se lo desideravo tanto. Non ero libero, come tu ben sapevi.
Ma la mia donna, per puro dispetto, volle andare in vacanza una settimana da sola. Per "affermare la sua autonomia", diceva. Questa è stata la nostra occasione. Presi una stanza di albergo a Milano e mi misi d’accordo con te. Dovevamo passare un week end insieme. Sei arrivata alle 13 di sabato. Ti ho vista in stazione, ma mi sono nascosto, ero curioso di vederti. Ti ho detto, per telefono, di andare già in albergo. Ti ho raggiunta con un taxi. Avevo con me un mazzo di rose rosse. Ti ho abbracciata. Ti ho guardata negli occhi. E lentamente ti ho spinta sul letto. Le mie labbra hanno incontrato le tue. E la tua bocca si è schiusa, mentre la tua lingua si infilava prepotentemente nella mia bocca. È stato bellissimo sentire la tua lingua intrecciarsi alla mia, mentre le mie mani correvano vogliose sul tuo corpo. Mi hai invitato a spogliarti e lentamente l’ho fatto. Eri nuda, davanti a me, in tutto il tuo splendore di donna. Anch’io ero nudo, mi ero spogliato veloce come un razzo, voglioso di sentire il calore della tua pelle sulla mia. Ti sei girata, porgendomi la schiena. Ed io ho disseminato su di essa innumerevoli baci. Facendo, a volte, g

[continua a leggere...]

   5 commenti     di: Dannunziano _


Marta sono tornato

Quella notte aveva piovuto il terreno era diventato tutto fangoso. Robert si svegliò era tutto buio si trovava in un posto angusto toccò le pareti e si rese conto che stava in una bara. Non si domandò perché si trovasse lì e cosa gli era successo del passato non ricordava quasi niente.
Sentiva solo una stretta allo stomaco aveva fame, una strana voglia di sangue e carne, carne umana. Doveva assolutamente uscire da quel posto, cominciò a dare dei pugni al coperchio della bara. Il legno si spezzava facilmente sotto i suoi colpi. Dopo un po’ di tempo riuscì a spaccare il coperchio, la bara iniziò a riempirsi di terra, una terra umida, evidentemente stava piovendo ho aveva smesso da poco ma non era importante.
I dolori allo stomaco si facevano sempre più acuti, non riusciva a pensare con lucidità “Cibo, cibo” solo a questo pensava. Riuscì ad uscire era tutto ricoperto di terra si guardò attorno, si trovava in un cimitero. L’aria aveva un odore di fresco, sentiva il profumo degli alberi i viali erano bagnati.
Era tutto più bello dopo che aveva piovuto, ricordava che gli erano sempre piaciute le strade dopo la pioggia sembrava tutto … Più pulito. I dolori al ventre divennero sempre più forti, insopportabili, “Devo tornare a casa e mangiare qualcosa”. Si incamminò verso casa non ricordava dove fosse ma un istinto qualcosa in lui lo guidava. Attraversò la campagna, ogni tanto vedeva qualche casa, erano tutte al buio.
Poi vide una casetta bianca con uno steccato tutto intorno, sulla sinistra c’era un giardino pieno di rose le aveva piantate lui a sua moglie piacevano le rose, sospirò, “Finalmente sono a casa farò una sorpresa a Marta, avrebbe rivisto volentieri anche il suo figliolo Robby, di certo non mi aspetta a quest’ora.
Gli avevo promesso che gli portavo un regalo me ne sono dimenticato gli comprerò qualcosa domani, ma prima devo assolutamente mangiare qualcosa”. Entrò in casa e alzò la testa, sopra la scalinata c’eran

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: Rosario Zingone


Sogno d'Amore

"Massì... che poi alla fine certe cose succedono sempre a quelli che si fanno più paranoie... quelli tutti perfettini che hanno paura di essere derubati dei pochi beni che hanno. Quelli che abitano negli appartamenti grandi e spaziosi, con pochi mobili, quelli con le pareti appena imbiancate, che se le sporchi ti incazzi. Quelli con le 4 finestre in fila su un lato, con i vetri sporchi, i contorni neri e i balconi rosso carminio. Quelle dove l'unico tavolo è un'enorme scrivania disordinata, dove si trovano migliaia di fogli scritti e cancellati... un computer nuovo, acceso ad illuminare la stanza, ma senza un filo di polvere, penne bic nere e blu divise per tipo in A B D speriamo abbiano anche la C. Quelle persone che tengono il maialino in frigorifero perché non si sa mai che possano trovarlo e rubargli i pochi risparmi che ha messo da parte per prendersi la casa..."
... e mentre raccontavo tutto questo alla donna più bella del mondo tutto intorno a noi iniziò a materializzarsi; la stanza vuota dove ci trovavamo divenne buia, spuntarono le quattro finestre così come gliele avevo descritte, spuntò la scrivania, le carte, le penne, il frigorifero.
Tutto era in toni Rossi e Neri... illuminato dalle luci fievoli del computer e del frigorifero aperto per metà, dal quale si intravedeva un maialino di ceramica anch'esso tutto Nero e con le zampette dai riflessi rossi. Intravidi inoltre un corridoio con le pareti giallo spento che penso portasse al bagno... non mi interessai, lo lasciai così. In mano mia avevo un pennello da imbianchino, uno di quelli col rullo... sporco di vernice rossa e dall'odore intenso. Sotto ai nostri piedi, adagiato su un paio di giornali aperti, un secchio era appena stato aperto e si riempiva di questa vernice. Diedi due spennellate al bordo della finestra alla mia destra.
Lei, la donna, Erika si chiamava, era davanti a me... la baciai sulla guancia, lo stesso fece lei... continuai ad aggiungere dettagli che non ricordo. La baciai di

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Samuele


Sera di settembre

Nella sera di Settembre si annodano i destini; i fili dell'uomo sbocciati in primavera e irrobustiti dall'estate, adesso si aggrovigliano.
La frenesia dell'estate è passata. Il bisogno di agire, provocato dal caldo, sta per acquietarsi. Adesso è autunno e la campagna sfuma nella luce serale.
Ritornando a casa incontro l'amico Vittorio che non vedevo da mesi, e insieme deviamo verso una piccola osteria. Arriviamo sotto il pergolato, dove una donna snella sta servendo i pochi clienti.
Vittorio la saluta: "Oh, buonasera Gianna; come stai? E tua figlia come va?"
Io mi guardo intorno e commento: "È molto bello e romantico qui."
Ma Vittorio mi contraddice: "Oh! È tutto cambiato, è tutto cambiato... Io mi ricordo quando venivo qui 40 anni fa..."
Dal bar è uscita la figlia: una ragazza con le trecce, maglietta rossa e gonnellina bianca. Lava le tele incerate dei tavolini e spesso si china per vuotare i posacenere nel cestino. In quei momenti, dalla scollatura vedo i seni bianchi, appuntiti, che sono come richiami alla felicità.
L'amico Vittorio seguita a parlare di agricoltura e bere vino rosso. Io ascolto distrattamente guardando i movimenti sinuosi della ragazza.
La sera sta per arrivare. Dentro il pioppeto di fronte a noi c'è già buio e sopra brilla la mezzaluna bianca.
Dei passi pesanti si odono sulla ghiaia per l'avvicinarsi di qualcuno dietro di me.
Vittorio alza il bicchiere e saluta: "Oh! Don Ruggero, quale sorpresa! Sedete e bevete un bicchiere di vino in compagnia."
Un prete corpulento, deformato nella tonaca nera, zoppica verso il nostro tavolo. Si siede pesantemente contorcendosi un poco, forse a causa dei reumatismi.
Vittorio seguita a parlare. "Bevete qualcosa don Ruggero? Un bicchiere di clinto o di vino bianco?"
Il prete ha la bocca storta e parla con la esse strascicata: "Uhm, noo... no... faccio già troppi peccati... Solo una gassosa... solo una gassosa... forse..."
La sera si fa più profonda, più cupa. L'aria ha frescure segret

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: sergio bissoli


Dal mio cardiologo

Andare dal mio cardiologo mi fa sentire bene. È un viaggio nei cinque sensi, nei colori, nell'arte, nello spirito della Terra, nella musica più colta e raffinata.


Il mio cardiologo è un musicista, suona il sax e ama il jazz. Il mio cardiologo è un uomo sulla cinquantina dai capelli ricci e rossi, sempre gentile, educato e sorridente. Un garbo d'altri tempi. Provo ammirazione per il mio cardiologo, era da tempo che ormai non provavo ammirazione per qualcuno.


Entrando nel suo studio-appartamento cambiano le coordinate. Non mi trovo più in una piccola città siciliana ma, come Alice, mi sento catapultato in un Paese delle meraviglie, un connubio di colori, forme e suoni che ritemprano corpo e anima.


Le stanze sono colme di oggetti ricercati con amore, di poesie, di quadri primordiali, tra i vari cd ritrovo Miles Davis, il pavimento decorato con deliziosi gechi, gli strumenti del mestiere quasi scompaiono al cospetto di tanta armonia.


Osservando le mille meraviglie del suo studio, mi viene in mente un nome: Kon-Tiki. La zattera usata dall'esploratore e scrittore norvegese Thor Heyerdahl che nel 1947 attraversò il Pacifico dal Sud America alla Polinesia allo scopo di dimostrare che la colonizzazione della Polinesia poteva essere avvenuta, in epoca precolombiana, da popolazioni del Sud America. Non so per quale motivo penso al Kon-Tiki, forse perchè anche il mio cardiologo è un esploratore, esplora il cuore del Mondo.


Il mio pezzo preferito è una scatola rettangolare in pietra intagliata proveniente dall'India o dal Nepal, è uno degli oggetti più belli che abbia mai visto in tutta la mia vita, esprime amore per la vita e per la morte, sembra fluttuare sulla bella scrivania colma di meraviglie. Poi, nella stanza dell'ecocardio, uno splendido mobile in lacca rossa, uno spettacolo per gli occhi.


Nella stanza del tapis roulant, poggiato su una scrivania, un libro di poesie dove figurano importanti personalità della mia città. Nell'a

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: vincent corbo


Finché la barca va

Si guardano gli uni con gli altri con occhi che cercano, senza riuscirci, di nascondere il terrore.
Un rombo all'improvviso sovrasta il monotono sciabordio delle onde.
Piccoli pianti nascono di colpo, subito calmati con bisbigli premurosi. Il boss li ha avvertiti prima di salire a bordo, niente lagne o pianti, terminando il breve discorso con uno sguardo eloquente.
Due lampi nella notte, poi una prua che si avvicina, il ruggito del motore che diviene un sordo borbottio, urla concitate che non lasciano presagire nulla di positivo.
- Tu, vieni qua! Stammi a sentire bene. Prendi il timone, vai sempre dritto verso quella stella. Se va bene arriverete all'alba. -
Lo guardano salire sul motoscafo, ascoltano il sommesso brontolio trasformarsi in un urlo straziante e lo vedono allontanarsi.
In mezzo al mare l'urlo meccanico si trasforma idealmente in quello di decine di bocche disperate, chiuse dalla paura.
Il barcone si rimette in moto.
Il pilota improvvisato prende mano con la guida del battello.
Un'unica leva per imprimere la giusta direzione e per dare o togliere gas.
Facile.
Guarda la stella indicata dal boss. Per non sbagliarsi decide di fissarla senza sosta.
A prua decine di occhi si sforzano per cercare un segno, una luce che li possa rassicurare, ma riescono a vedere solo le onde, le placide onde del Mediterraneo.
Uno dei passeggeri prende dalla sua sacca una radiolina portatile, la guarda mostrando il suo piccolo tesoro ai vicini.
Nella notte si diffondono le note di una canzone. Decine di voci si levano con gioia.
- Italia, Italia!! Chi capisce l'italiano, chi parla l'italiano? -
Una mano si alza e tutti quegli occhi eccitati si girano a guardare.
- Sono già stato in Italia tanti anni fa. Era una canzone famosa. -
- Chi è che canta? -
- Non mi ricordo il nome della cantante. -
- La canzone? -
- Finché la barca va. -
- Come!? -
- Te l'ho detto. Finché la barca va. -
Tutti quegli occhi si guardano tra loro, poi una risata fr

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata