username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti brevi

Pagine: 1234... ultimatutte

Il clown

Occhi espressivi sognanti, pochi gesti apparentemente semplici, vestito in modo dimesso quasi in bianco e nero, abiti larghi e buffi ma nessuna maschera, salvo il proprio volto, consapevole di appartenere a questo mondo triste e folle, una vitalità fanciullesca quasi senza parole, fatta solo di gesti e d'oggetti d'uso comune, animati quasi per magia dalla sua fantasia, dalla sua voglia di stupire e di stupirsi ancora.
Ad ogni applauso abbozzava un sorriso incredulo, come quello di un bambino che non crede ai propri occhi, in realtà sapeva di averci trafitto, e per una frazione di secondo con lo sguardo contemplava quell'effetto, i suoi occhi ridevano felici appoggiati sulle rughe.
Mentre l'osservavo il mondo che mi circondava si sgretolava lentamente, come le mura cadenti di un vecchio rudere, o scintillanti città ipertecnologiche travolte da uno tzunami, tutta quella complessità che mi circondava colava come la cera di una candela e si perdeva in mille rivoli fra le assi sconnesse del palco.
Riemergevo finalmente dopo una lunga apnea a pochi passi dal palcoscenico, seduto su una sedia di legno con gli occhi rapiti da quell'uomo, da quel bambino di cinquant'anni che mi urlava nell'anima.

   6 commenti     di: Marco Uberti


È solo un po' di me che se ne va

Io tremo. Ho 20 anni non ho il Parkinson. Però io tremo. Se mi guardo le mani per più di 3 secondi noto che iniziano a vibrare e provo a fermarle sforzandomi con la mente, le guardo anche in modo severo ma sono impertinenti. Sarà capitato anche a voi? In fondo mi dico non è una cosa strana, in fondo. È solo che dopo trattengo un rantolo di tosse in gola per non farlo uscire, perché ho deglutito male e cazzo lo decido io quando tossire. Mi sforzo ma poi devo tossire. Sarà capitato anche a voi, no? È normale. Allora chiudo il mio occhio sinistro così per avere una visione sfocata. Sarà capitato anche a voi, se siete miopi all’occhio destro. A volte può capitarti di non considerare tutto normale. Il mio percorso mi suggerisce che il mio passo successivo sarà chiamare l’ascensore e poi ancora uscire di casa. Non è che voglia uscire e che ho bisogno di alcune cose. Chiudo il cancello e senza guardare chi viene vado a sinistra. Mi viene naturale andare a sinistra quando esco da casa. Faccio i primi passi molto veloci perché ho uno scopo e vado di fretta come tutti quelli che hanno una meta o qualcosa da fare ma poi rallento e alzo la testa. Inizio a guardare chi cammina ma senza fermarmi, non è che li fisso, non sono uscito per questo è solo che ho bisogno di alcune cose. Continuo a camminare e guardo. A volte mi capita di incrociare gli sguardi, di rado ma mi capita. Non mi interessano gli occhi delle persone ma guardo per vedere se magari ne chiudono uno. Rallento e guardo le mani. Di chi accende una sigaretta di chi raccoglie una merda di cane. Non è che faccio fantasie sulle mani ma guardo per vedere se tremano. Ora non è che se ciò accadesse proverei sollievo; è la stessa reazione di quando vedi che il benzinaio ha le scarpe come le tue, di quando in metro scorgi quello a fianco a te che sta leggendo lo stesso giornale che stai leggendo tu

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: omer simpson


Contro la violenza sulle donne

Oggi si celebra la giornata contro la violenza alle donne.. nel 2014 sono state 84 le donne uccise in Italia dai mariti e dai compagni.
Personalmente ho vissuto questo dramma, durato 12 anni, vivendo con un marito balordo che mi faceva violenza fisica e morale estendendola anche verso i figli. Il giorno che riuscii a liberarmi e strappare i miei figli dalle grinfie di quel aguzzino, cadeva il muro di Berlino... mi sentii libera era stato abbattuto quel muro che mi separava dalla vita.. eh sì! solo 24 ore prima ero riuscita a fuggire da casa, con il viso pesto e devo ringraziare i Carabinieri che sono venuti in mio soccorso:ero in una cabina telefonica, pregando il comandante della stazione di andare a casa mia a salvare i miei figli. AVEVO SOLO DESIDERIO DI MORIRE, avevo con me dei barbiturici... il maresciallo intercettò la mia telefonata e mandò una pattuglia... ricordo la tenerezza infinita che provai quando un milite dell'arma mi abbracciò forte e carezzò fraternamente il mio viso tumefatto.. la prima carezza dopo anni di schiaffi! Ora è passato tanto tempo, ma i segni di quel passato doloroso, anche se attenuati sono presenti.. il mio ex marito sparito completamente da allora... con grandi sacrifici sono riuscita a crescere i miei adorati figli, facendo tutti i lavori immaginabili e possibili, alternando lavori d'ufficio, d'insegnamento, a quelli manuali:netturbina, raccolta ulivo, tabacchi, uva, pomodori etc etc... dopo 10 anni, ebbi stabilita' lavorativa, sono un'operaia oggi...
OCCORRE CHE SI FACCIANO LEGGI APPROPRIATE, HO PRESENTATO DIVERSI PROGETTI, CHE HO ACCANTONATO, MESSO DA PARTE, RENDENDOMI CONTO CHE MOLTI POLITICI AI QUALI LI HO SOTTOPOSTI LI HANNO USATI PER PERSONALE PROPAGANDA ELETTORALE... MA POCO O NULLA POI SI È FATTO PER ARGINARE CODESTO IMMENSO PROBLEMA...
NON BASTA UN GIORNO DI COMMEMORAZIONE... BASTA CON STE IPOCRISIE! OCCORRE PRENDERE IN SERIA CONSIDERAZIONE IL PROBLEMA E A TUTTE LE DONNE MALTRATTATE DICO LORO CHE IL SILENZIO NON

[continua a leggere...]



Punti di vista

Ancora una volta mi lascio dondolare dal ritmo costante del respiro. Ogni movimento della cassa toracica mi fa distendere fin quasi al limite massimo delle mie capacità per farmi poi ritornare lentamente alla mia forma originaria. È come una ginnastica dolce, distensiva, un massaggio delicato che tonifica il corpo. Un movimento in perfetta sincronia con le altre cellule dell'alveolo. Tutte insieme ci distendiamo all'arrivo dell'aria fresca, ne assorbiamo quanta più ci riesce e poi via, a risputare fuori altra aria, carica di anidride. Una danza cui tutti partecipano con gioia.

Eh no, che palle! Io non sono certo contenta! Hanno voglia di dirmelo, le altre. Di indorarmi la pillola, di blaterare che questo è il nostro destino, che siamo nate epitelio polmonare e che questo è ciò che ci spetta. Che siamo fortunate a non essere nell'intestino o in altri posti schifosi come la cistifellea o la vescica. No, non ci sto! Potendo scegliere, avrei preferito essere una fibra cardiaca o addirittura un neurone. Qualcosa che conta, insomma. Non una nullità assoluta, dentro uno stupidissimo alveolo polmonare. Potessi almeno parlare un po', avere una conversazione decente, ma con chi? Queste qui a fianco meglio lasciarle perdere, hanno una visione che non va oltre il loro citoplasma. Ho provato a buttare una voce un po' più in là, tanto per vedere se qualcuno mi rispondeva, ma mi hanno detto di star zitto e di fare il mio lavoro senza disturbare troppo.

Per ammazzare il tempo ho cominciato a raccattare tutto quello che l'aria porta fino a qui. Poca roba, in verità. Giusto qualche pelucco, piccoli grumi di strane sostanze. Però, appena qualcosa mi capita a tiro, non me lo faccio sfuggire. Mentre prima lo respingevo, come fanno le altre, ora svelta lo acchiappo e lo inglobo rapidamente. Non ho idea di cosa ne farò di questa roba ma almeno ho qualcosa di interessante da analizzare. Lo metto da parte ed inizio a studiarlo.

Ora poi che il tizio ha cominciato a fum

[continua a leggere...]



Perla

Le scale del vecchio palazzo sono immerse nel buio. Tutte le lampadine sono spente. Solo davanti ai lucernai, grossi buchi tondi a metà di ogni rampa, filtra una lama bluastra di luce lunare. L'edificio è vecchio, fatiscente. Gli intonaci sono scrostati, anneriti e scarabocchiati. La balaustra, arrugginita, ha perso da tempo la sua stabilità. E chi vi si appoggia la fa ondeggiare, non senza intimorirsi.
L'uomo sale lentamente, col capo chino e intabarrato nel suo pesante cappotto grigio a spina di pesce. Non pensa a nulla. La sua mente è offuscata dal vino che ha tracannato senza posa durante la cena. Ed il suo stomaco, sofferente per il sovraccarico ingerito, brucia e produce gas a profusione.
Rutti sonori quanto disgustosi echeggiano nella tromba delle scale insinuandosi sino all'androne, così desolatamente vuoto, spoglio, da fungere da cassa di risonanza. Finalmente è arrivato. Stanco come non mai, nostante sia abituato sin da bambino a inerpicarsi su quei grezzi gradini di basalto, fin lassù.
La mano tremante non riesce a far trovare alla chiave il suo naturale rifugio. Tenta più volte biascicando qualche bestemmia con la voce impastata dall'alcool. La vescica, stracolma, urla il suo bisogno impellente, innervosendo l'uomo che non riesce in alcun modo ad entrare in casa.
Il fendente, preciso e deciso, gli recide la gola. Il sangue zampilla furioso lasciando rapidamente il suo alveo. In pochi secondi 106 chilogrammi stramazzano, ormai privi di vita, in una pozzanghera di urine rosso ciliegia.
Quant'è bella Perla. Coi suoi occhioni nocciola, vispi e intelligenti. Con le sua labbra carnose e morbide. Col suo nasino all'insù. Con la sua infinita tenerezza. Con il suo amore incondizionato. Davanti alla finestra, guardando nel vuoto, ne distinguo dettagliatamente i tratti. E mi sorride, sempre. E mi tende le braccia. Mi manda baci.
La grossa automobile procede spedita sulla tangenziale in direzione nord. La radio trasmette melensa musica me

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: KnockOut


Fugace storia di un (dis)amore

L'amore è fatto di standard, non c'è nulla da fare. Infatti dire: "Non sei il mio tipo!", che potrebbe sembrare una frase così banale, è invece la cosa più autentica che potremmo mai dire.

Perché se è vero che non si sceglie di chi innamorarsi, è altrettanto vero che noi ci muoviamo nel senso di ciò che ci piace anche se, magari, solo inconsciamente, e tutto ciò e il suo contrario è valido anche per un discorso, diciamo così, anche solo prettamente sessuale.


Per questo quando G. ha fatto il suo trionfale ingresso nei cessi della stazione di Mobri - direzione pissuar, per andarsi a posizionare proprio vicinissimo a me, io non l'ho subito cagato, perché determinati maschi del suo genere, in genere, non mi dicono sessualmente niente.


Ho pensato tutto ciò ma solo per un attimo perchè subito dopo è scattato in me, nella mia testa, un altro tipo di pensiero, di natura opposta: " Questo qui potrebbe piacere al mio ragazzo!".


Questo pensiero ha cambiato tutto. Questo pensiero mi ha spinto a provarci con G. . Questo perché ero assolutamente ossessionato dal comprendere cosa mai trovasse il mio ragazzo, in ragazzini che in tutto e per tutto sembravano più che altro ragazzine, come questi, come questo, questo G.


Per effettuare questa mia esplorazione, un po' malata, che spaziava un po' tra l'antropologia, la sociologia spiccia e inevitabilmente finocchia, ci siamo chiusi entrambi dentro un bagno.


Lui era leggermente più alto di me (non che ci voglia molto per quello!), magro e femmineo all'inverosimile, i capelli tinti di un biondo giallo, ma anche un po' leggermente ramato, e ben presto ho scoperto che quello che pensavo essere un elegante abbigliamento, era invece la sua divisa di lavoro, nella fattispecie la divisa del "McDonald's".


La prima cosa che questa checca di 20 anni mi ha concesso sono state le sue labbra. E mi sembrava davvero stupido stare lì, nascosti dietro quella porta, per fare solo una c

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: frivolous b.


Salva

Evitare di scrivere un racconto in seconda persona. È da pazzi o da geni o da santi.
E infatti questo non è un racconto, e tu non sei pazza, genio o santa.
Sei salva, però, e solo questo conta.
A conti fatti. Alla resa dei conti. Per quello che conta.
Potevi non essere più, in senso assoluto o metaforico o per il normale buon senso o per il comune senso del pudore.
E invece sei ancora, in tutti i sensi.
Hai ripreso in mano la tua vita cambiandone il senso di marcia.
Sei libera. Sei salva.
E stai per partire.
Partire è un po' morire, ma non per te.
Non per te che sei stata mollata per telefono. Per telefono, dopo dieci anni.
Dopo migliaia di camicie stirate, dopo migliaia di umiliazioni subite, dopo migliaia di euro prestati per realizzare sogni non tuoi. Euro non restituiti, una causa di merda in corso, una troia che dorme nel letto scelto da te, che guarda il mondo attraverso tendine scelte da te, cucite da te con tutto l'amore con cui stavi preparando il nido, il vostro nido, tuo e di quell'essere da niente che pensavi fosse il tuo uomo.
Stai per partire.
Da quale recesso dell'animo ti è uscita l'idea del Brasile?
Non l'avevi mai pensato, mai nominato e adesso sai tutto, storia, cultura, lingua.
Ti sei innamorata del portoghese, della sua musicalità che mai avresti immaginato, della sua dolcezza mai sospettata.
E danzi ritmi che sprigionano energia. La tua energia, ritrovata, e l'energia del sesso allo stato puro, che è energia vitale, e libertà, e salvezza.
Quanto tempo è trascorso da quando credevi che non saresti mai più uscita dalla tristezza? Da quando le interferenze del passato sono svanite?
Solo i pazzi o i geni e talvolta i santi scrivono racconti in seconda persona.
E infatti questo non è un racconto, è la realtà.
La nebbia della tua vita si è dissolta. Ti sei guardata allo specchio a fronte alta, senza rimorsi, e hai capito cosa è veramente importante.
Sei salva.

   44 commenti     di: ELISA DURANTE



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata