Quando le prospettive di buoni rapporti fra esseri umani diversi sono viste (come sempre più spesso accade) principalmente in termini di "amicizia tra civiltà" o di "dialogo tra gruppi religiosi", o di "relazioni amichevoli tra comunità diverse" (ignorando i moltissimi, diversi modi in cui gli individui si relazionano fra di loro), i progetti per la pace vengono subordinati a un approccio che "miniaturizza" gli esseri umani.
Concentrarsi solo sulla classificazione religiosa, oltre a trascurare altre importanti idee e interessi che sono all'origine delle azioni delle persone, ha anche l'effetto di amplificare, in generale, la voce dell'autorità religiosa.
La libertà negativa della stampa e dei partiti di opposizione di criticare, scrivere e organizzare la protesta può risultare assai efficace nella salvaguardia delle libertà positive elementari della popolazione più vulnerabile.
Considerare una persona saldamente incastrata in un'affiliazione, e in una soltanto, annulla i complessi intrecci fra molteplici gruppi e fedeltà multiple, rimpiazzando la ricchezza di una vita umana piena con una formula circoscritta che insiste sul fatto che ogni persona è "collocata" soltanto in un unico compartimento organico.
Nella politica del mondo contemporaneo ci sono ben poche cose che, per importanza, possono reggere il confronto con il consolidamento e la diffusione della democrazia.
La suddivisione della popolazione mondiale secondo le civiltà o secondo le religioni produce un approccio che definirei "solitarista" all'identità umana, approccio che considera gli esseri umani membri soltanto di un gruppo ben preciso.
Vivere in un'economia di mercato non è molto diverso dal parlare in prosa. Non è facile farne a meno, ma molto dipende da quale prosa scegliamo di usare.
Benché il capitalismo sia, in linea di principio, fortemente individualista, esso ha contribuito in pratica a rafforzare la tendenza all'integrazione, proprio perché ha reso le nostre vite sempre più interdipendenti. Inoltre, il benessere economico senza precedenti che le economie moderne hanno prodotto ha fatto sì che potessero essere accettati obblighi sociali che in precedenza nessuno si sarebbe potuto "permettere".
Non dobbiamo mai permettere che la nostra mente sia divisa in due da un orizzonte.
La natura di esseri umani che ci contradidstingue viene messa a dura prova quando le nostre differenze vengono ridotte a un sistema artificiale di classificazione unico e predominante.
Amartya Sen (1933) è un economista indiato. Nel 1998 Sen ha ricevuto il Premio Nobel per l'economia.
Oltre ai saggi e lavori prettamente in ambito economico, sono diverse le frasi e aforismi di Amartya Sen che vengono ricordate; prime fra tutte quelle riguardanti il suo celebre paradosso di Sen.