Il racconto è il romanzo di un pigro.
Ora Tristano è davvero stanco, non ha più fiato, lo senti, avrebbe voglia di dormire, ma non il breve sonno di un'iniezione, a lungo, come deve essere lungo il sonno che compensi la fatica di aver vissuto.
Che strano, pensaci un po', mio padre studiava le vite vicinissime col microscopio, mio nonno cercava quelle lontanissime col cannocchiale, entrambi con le lenti. Ma la vita si scopre a occhio nudo, né troppo lontana né troppo vicina, ad altezza d'uomo.
Ascoltare e raccontare, è un po' la stessa cosa. Bisogna essere disponibili, lasciare sempre l'immaginazione aperta.
Mi piacciono le storie. Sono anche un ottimo ascoltatore di storie.
Un inglese che come te scriveva libri disse che siamo tutti in una fogna ma che alcuni di noi guardano le stelle, e forse Tristano aveva voglia di guardare le stelle perché il suo paese era proprio una fogna.
Siamo produttori di muri, anche invisibili, anche internamente.
Credo nelle muse. Ho un immenso affetto per i miei ospiti notturni. Li tratto come ospiti di riguardo.
La vita non si racconta. La vita si vive, e mentre la vivi è già persa, è scappata.
Se ti metti a guardare nelle pieghe più nascoste della società, qualsiasi essa sia, scopri la pazzia. Ma quelli che hanno avuto il coraggio di farlo erano pazzi.
Le mie storie, i miei libri, li ho semplicemente accolti.