Non mi è molto chiaro il collegamento tra la prima e la seconda parte della frase ma attribuisco la paternità di questo mio dubbio ai i miei limiti conoscitivi strutturali. Vero che non bisogna costringersi a un'opera se non la si sente davvero propria, desiderabile e indispensabile per la propria realizzazione di uomini in sè e nel contesto sociale in cui si vive e opera, ma in cosa attiene a questo il bisbigliare alle orecchie di un ubriaco o di un morente?