Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia
Ed io ti canterò questa canzone, uguale a tante che già ti cantai. Ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime, oramai.
E poi e poi, se ti scopri a ricordare, ti accorgerai che non te ne importa niente
e capirai che una sera o una stagione son come lampi, luci accese e dopo spente
e capirai che la vera ambiguità
è la vita che viviamo, il qualcosa che chiamiamo esser uomini...
E poi, e poi, che quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere,
ma il qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere, vivere e poi, poi vivere
e poi, poi vivere...
Ma il tempo il tempo chi me lo rende
chi mi da indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia chi mi riprende
la rabbia il gesto, donne e canzoni
gli amici persi, i libri mangiati
la gioia piana degli appetiti
l'arsura sana degli assetati
la fece cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale
solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale
l'affanno e l'ansimo dopo una corsa
l'ansia volgare del giorno dopo
la fine triste della partita
il lento scorrere senza uno scopo
di questa cosa che chiami vita