Siamo a Kant naturalmente. Non capisco il pasticcio precedente sul particolare che non sempre può esser universale. Ovvviamente.
il 02/04/2010 22:03
La voce interiore non è la coscienza. La coscienza è la forma individuale di quella voce universale. Ogni individuo attinge la propria aspirazione dalla fonte interiore spirituale, e la chiama creatività, ma l'ispirazione spirituale è altra realtà, perché non è individuale, ma è universale. Significa che conosce nell'immediatezza non relativa, mentre la coscienza conosce nella realtà relativa. L'individuale è figlia ed effetto dell'universale, ma per diventare universale deve essere qualificata, perché non si tratta di teoria mentale la conoscenza che dall'universale deriva. Coloro che vedono attraverso il loro centro non hanno più idee loro e ciò che conoscono lo conoscono nella certezza assoluta. Non c'è, per loro, alcun spazio per dubitare. La si potrebbe definire: La prigionia della Libertà. Costoro sono su una via difficile, perché inseguono una fiera che si rivolterà loro contro ogni tentennamento che avranno.
Do ascolto a quella voce, l'anima mi suggerisce sempre parole che poi scrivo.
il 02/04/2010 20:01
Un tiranno, per come lo intende Paolo, non ha mai la voce piccola. Gandhi definisce la voce interiore "piccola" perché nella sfera della manifestazione relativa della realtà la presenza spirituale è la cosa più piccola che c'è, ma si capovolge nella realtà più grande nella Realtà indivisa ed essenziale dello Spirito che è Mistero assoluto. A quella voce interiore noi dobbiamo sottometterci, ma solo dopo che riusciamo ad ascoltarla senza infilarci dentro il nostro profitto.