Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere: "Non tentare di volare troppo in alto", come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso: "Dimentica la cera e le piume, e costruisci ali più solide".
Mi è sempre sembrato che nell'arte una ambiguità veritiera - se possiamo usare questa definizione paradossale - sia la forma più perfetta di espressione. A nessuno piace che gli vengano spiegate le cose. Prendi Dostojevsky. È tremendamente difficile dire che cosa lui provi per ciascuno dei suoi personaggi. Oserei dire che l'ambiguità è il prodotto finale di chi vuole evitare le verità superficiali e preconfezionate.
Il miglior modo per imparare a fare un film è farne uno.
Il modo più potente per far capire a una platea il tuo punto di vista è di prenderla per i sentimenti, non per la mente. Certo, è un modo molto più pericoloso di scrivere, perché se il pubblico non riesce a scoprire ciò che vuoi dire, rischia di restare perplesso e disturbato alla fine del racconto.
Ci sono certe aree del pensiero e della realtà - o dell'irrealtà e dei desideri - che sono chiaramente inaccessibili alle parole. La musica può accedere a queste aree. La pittura può penetrarle. Forme di espressione non verbali possono farlo. Ma le parole sono una camicia di forza terribile.
Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio.
Le superpotenze si comportano da gangster e i paesi piccoli da prostitute.
Grazie alla mia esperienza di fotografo, sono stato in grado di sapere alla svelta il modo migliore per rappresentare fotograficamente una scena sullo schermo. Ma non inizio mai a pensare alle scene in termini di fotografia. Per prima cosa penso all'intento principale del film. Dopo che gli attori hanno provato la scena e hanno raggiunto un buon livello di realtà e si sentono carichi, solo allora guardo dentro l'obiettivo e comincio a pensare a quale sia il modo migliore per trasferire tutto questo sullo schermo. Parlando in generale, si può creare un'inquadatura interessante a partire da qualsiasi azione o situazione, se la composizione e l'illuminazione sono fatte bene. Ho visto un sacco di film in cui gli angoli di ripresa originali e gli effetti di illuminazione erano completamente incongrui con lo scopo della scena. Quando un tale film finisce, ti rendi conto di aver visto qualcosa di alquanto brillantemente fotografato ma che non ha alcun effetto.
Credo che catturare un'azione spontanea, piuttosto che studiare attentamente una posa, rappresenti sul piano estetico l'uso più valido ed espressivo della fotografia.
Se riuscite a parlare in modo brillante di un problema, si può creare la consolante conclusione di averlo sotto controllo.