Entrando in un canile dove le bestie aspettano di essere adottate dal successo editoriale si sentono due tipi di reazione: la prima è di gioia se chi entra lo fa col cibo. La seconda è di rabbia se a essere entrato è un cane di razza, perché tutti pensano che sarà adottato per primo. Il cane in questione non ha mai inviato i propri scritti a nessuno e quelle volte che editori lo hanno contattato ha risposto loro che, per lui, la coltivazione dei campi ha la priorità sullo scrivere e che avrebbero fatto meglio a contattare qualcun altro. Dunque, cari cagnacci, smettetela di latrarmi contro, la razza alla quale appartengo non è una colpa come non è un merito. Se comincio a scrivere su ognuno di voi ve la vedrete brutta, perché io, diversamente da voi... so raccontare la verità di ciò che vedo in ogni vostra poesia, vostro commento... e pure in ogni frase che dite. Fatemi incazzare e farò una serie di radiografie al vostro scrivere e a ciò che siete, da svelare chi siete persino a voi, e non sarebbe, per voi, auspicabile, ve lo assicuro. Potrei poi farci un libro, e darlo a un editore, dal titolo: La gente della poesia rivela se stessa pensando di svelare il mondo.