Nella politica del mondo contemporaneo ci sono ben poche cose che, per importanza, possono reggere il confronto con il consolidamento e la diffusione della democrazia.
Considerare una persona saldamente incastrata in un'affiliazione, e in una soltanto, annulla i complessi intrecci fra molteplici gruppi e fedeltà multiple, rimpiazzando la ricchezza di una vita umana piena con una formula circoscritta che insiste sul fatto che ogni persona è "collocata" soltanto in un unico compartimento organico.
Vivere in un'economia di mercato non è molto diverso dal parlare in prosa. Non è facile farne a meno, ma molto dipende da quale prosa scegliamo di usare.
Benché il capitalismo sia, in linea di principio, fortemente individualista, esso ha contribuito in pratica a rafforzare la tendenza all'integrazione, proprio perché ha reso le nostre vite sempre più interdipendenti. Inoltre, il benessere economico senza precedenti che le economie moderne hanno prodotto ha fatto sì che potessero essere accettati obblighi sociali che in precedenza nessuno si sarebbe potuto "permettere".
Ci sono musulmani di ogni tipo. L'idea di chiuderli in una sola identità è sbagliata.
La religione non è, né può essere, l'identità omnicomprensiva di un individuo.
Una delle strade per opporsi alla miniaturizzazione degli esseri umani potrebbe essere aprirsi alla possibilità di un mondo capace di superare la memoria del suo tormentato passato e vincere le insicurezze del suo difficile presente.
Non dobbiamo mai permettere che la nostra mente sia divisa in due da un orizzonte.
Concentrarsi solo sulla classificazione religiosa, oltre a trascurare altre importanti idee e interessi che sono all'origine delle azioni delle persone, ha anche l'effetto di amplificare, in generale, la voce dell'autorità religiosa.
La principale speranza di armonia nel nostro tormentato mondo risiede nella pluralità delle nostre identità, che si intrecciano l'una con l'altra e sono refrattarie a divisioni drastiche lungo linee di confine invalicabili a cui non si può opporre resistenza.
Amartya Sen (1933) è un economista indiato. Nel 1998 Sen ha ricevuto il Premio Nobel per l'economia.
Oltre ai saggi e lavori prettamente in ambito economico, sono diverse le frasi e aforismi di Amartya Sen che vengono ricordate; prime fra tutte quelle riguardanti il suo celebre paradosso di Sen.