Aveva ragione Cesare a preferire d'essere il primo in un villaggio che il secondo a Roma. Non per ambizione o per vanagloria, ma perché chi occupa un ruolo secondario non ha altra scelta se non tra i pericoli dell'obbedienza, quelli della rivolta e quelli, ancor più gravi, del compromesso.
Ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni speranza, tra i piaceri dell'anarchia e quelli dell'ordine, tra il Titano e l'Olimpico. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi, l'armonia.
Il trionfo si addice solo ai morti. Da vivi, c'è sempre qualcuno disposto a rimproverarci le nostre debolezze, come avvenne a Cesare per la calvizie e gli amori.
Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malrado, vedo venire.
Sapevo che il bene e il male sono una questione d'abitudine, che il temporaneo si prolunga, che le cose penetrano all'interno, e che la maschera, a lungo andare, diventa il volto.
LA mia ipocrisia era meno grossolana di quel che sembra: qualsiasi piacere se preso con ardore mi sembra casto.
La libertà basta volerla.
Non mi distinguo dai morti se non per la facoltà di soffocare qualche momento ancora; in un certo senso, la loro esistenza mi sembra più certa della mia. Antinoo e Plotina sono reali almeno quanto me
Il cielo, ancora tutto nero, era come il cielo di bronzo dei poemi di Omero, indifferente alle gioie e alle sofferenze umane.
sembra esserci nell'uomo, come nell'uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove