Poesie di Aldo Palazzeschi

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Pizzicheria

"Ettogrammo, chilo, mezzochilo.
cacio, burro, prosciutto, salame,
acciughe, salacche, baccalà... "
Sono voci del gergo
di questo untuoso reame.
"Mi serve o non mi serve?
Ho tanta fretta! "
" Aspetti... "
" Mi dia retta. .
Venga qua ".
S'infuria una servetta,
una s'acqueta.
" Il solito formaggio
ma con poca corteccia".
E una sicura mano
apre una breccia nel parmigiano.
Molla e tira, tira e molla,
poca corteccia e di molta midolla.
Aver fretta ed aspettare,
pesare, tagliare, affettare,
entrare, andar via,
sono le note costanti
della quotidiana sinfonia
in una antica pizzicheria



A palazzo Oro Ror

Nel cuor della notte, ogni notte,
la veglia incomincia a palazzo Oro Ror.
In riva allo stagno s'innalza il palazzo,
soltanto lo stagno lo guarda perenne e lo specchia.

Già lenta l'orchestra incomincia la danza,
la notte è profonda.

Comincian le dame che giungon da lungi,
discendon silenti dai cocchi dorati.
Dei ricchi broccati ricopron le dame,
ricopron le vesti cosparse di gemme i ricchi broccati.

Finestra non s'apre a palazzo Oro Ror,
ma solo la porta, la sera, pel passo alle dame.
In fila infinita si seguono i cocchi dorati,
discendon le dame silenti ravvolte nei ricchi broccati.
Lo stagno ne specchia l'entrata,
e l'oro dei cocchi risplende nell'acqua estasiata.

L'orchestra soltanto si sente.
Si perde il vaghissimo suono
confuso fra muover di serici manti.
La veglia ora è piena.
Di fuori più nulla.
Silenzio.

Un cocchio lucente ancora lontano risplende,
s'appressa più ratto del vento
e rapida scende la dama tardante.
Se n'ode soltanto il leggero frusciare del serico manto.

Il cocchio ora lento nell'ombra si perde.



Movimento

Io vo... tu vai... si va...
Ma non chiedere dove
ti direbbero una bugia:
dove non si sa.
E è tanto bello quando uno va.
Io vo... tu vai... si va...
perchè soltanto andare
in un mondo di ciechi
è la felicità.



Il parco umido

Il parco è serrato serrato serrato,
serrato da un muro
ch'è lungo le miglia le miglia le miglia
da un muro coperto di muffe
coperto di verdi licheni,
grondante di dense fanghiglie.
Né un varco soltanto nel parco traspare
né un foro vi luce.
Soltanto si posson le muffe cadenti, vedere,
soltanto le dense fanghiglie grondanti.
Altissimi cedri ne passano il muro,
i pini dal fusto robusto ne sporgon l'ombrello,
e salici salici tanti,
che mischian sul muro cadenti
le lagrime ai verdi licheni,
a grigie fanghiglie grondanti.
Di fuori ecco il parco serrato serrato serrato,
serrato da un muro ch'è lungo le miglia le miglia le miglia.

Fra l'ombre, fra l'ombre potenti,
nel folto degli alberi grandi,
soltanto tre donne s'aggirano lente,
bellissime donne: regine parenti.
S'aggirano lente in silenzio
nel buio del parco serrato,
pesante trascinano il manto di lutto, le donne
coperte d'un velo che appena il pallore del volto ne scopre.



Rio Bo

Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, non è vero?
Paese da nulla; ma però,
c'è sempre di sopra una stella,
una grande magnifica stella,
che a un di presso
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata! Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.





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